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Alla ‘festa dell’Apparizione’ Don Giovanni Amodio ricorda Fra Tommaso da Carbonara, al secolo Nunzio Ventrella

Da tre anni l’arciprete di Turi Don Giovanni Amodio, a seguito del ‘Giubileo Oronziano’ 2018, degli avvenimenti “casuali” legati alla reliquia di Nin e delle iniziative di studio sul culto di Sant’Oronzo Vescovo e Martire, ha voluto riprendere – in modo graduale, a causa della pandemia, ma con ferma convinzione – la memoria storica (sopita) di un avvenimento miracoloso accaduto nella primavera del 1726, che l’Arciprete ritiene decisivo nella storia del culto del Vescovo di Lecce a Turi.

Le cronache raccontano che Fra Tommaso da Carbonara, frate dimorante nel locale Convento minoritico di San Giovanni Battista, ebbe la visione del Vescovo Oronzo nei pressi della Grotta a lui dedicata, dove il Frate era stato incaricato di sovrintendere ai lavori di estrazione di pietre per il cantiere di ristrutturazione del Convento. Il Santo, dicono le fonti, lamentandosi della fievole devozione dei turesi nei suoi confronti e della scarsa cura del luogo della sua ultima dimora prima del martirio, ordinò al Frate di riferire alle autorità, al Clero e alla popolazione tutta della volontà Sua (e del Padre Celeste) di far portare in processione presso la Grotta medesima una Croce affinché se ne segnasse in modo più evidente la sua antica sacralità. La processione con il nuovo Crocifisso – si pensa sia quello conservato nel ballatoio della scalinata che scende alla Grotta – avvenne con gran concorso di popolo il 3 maggio 1726, giorno che l’antico calendario cattolico dedica alla memoria del ritrovamento della ‘vera Croce’ da parte di Sant’Elena madre di Costantino, primo imperatore cristiano. Quella visione e quella processione penitenziale dette avvio alla vigorosa ripresa del culto verso Sant’Oronzo, con la conseguente costruzione di una grande chiesa posta a custodia della Grotta, finalmente riconosciuta luogo sacro.

Il 7 maggio scorso, prima domenica del mese, per il terzo anno consecutivo, si è tornati a fare la processione con la Croce partendo dalla Scuola Elementare verso il piazzale del Cimitero, dove si è concelebrata una Messa in ricordo di Fra Tommaso da Carbonara. La Croce è stata portata a spalla a passo lento da un gran gruppo di bambini accompagnati dai loro genitori, dai Sacerdoti, dai devoti, dalle Autorità civili e militari e dalle tre Confraternite. Al termine della Messa, Don Giovanni e Don Giuseppe Dimaggio, accompagnati dal Sindaco Resta e dai bambini, hanno portato in Grotta l’antico ‘Crocifisso dei Francescani’ per una preghiera all’altare del Santo Protettore.

La ‘festa dell’Apparizione’, ha detto l’Arciprete richiamando tutti ad una devozione più autentica, sarà d’ora in poi ripetuta ogni anno la prima domenica di maggio e diventerà un appuntamento di fede sempre più importante nell’ambito dei festeggiamenti in onore di Sant’Oronzo.

Durante l’Omelia, Don Giovanni Amodio ha voluto tracciare una biografia di Fra Tommaso, ricavata dalle ultime scoperte documentarie avvenute a Napoli: «Il 3 maggio si celebra il ricordo di un avvenimento che è andato un po’ nel dimenticatoio della nostra città, ma da qualche anno l’abbiamo finalmente riscoperto. In verità l’Archivio della Chiesa Madre di Turi è da qualche tempo in movimento, ci sono diverse persone che ogni sera lo frequentano per studiare e approfondire. E nel corso dell’approfondimento è venuta fuori una carta particolare, che ci ha portati all’Archivio di Stato di Napoli. Il documento lì ritrovato è il ‘Chartulariumdella Serafica Riforma di San Niccolò, cioè la trascrizione di documenti originali relativi alla fondazione di privilegi, diritti, legati dell’istituzione ecclesiastica monastica in riferimento ai Frati Minori di Puglia e Matera dal 1429 al 1893. Questo ‘Chartularium’, da noi fotocopiato e portato a Turi, alle pagine 184-185 descrive in lingua latina la vita e le opere del nostro Fra Tommaso da Carbonara, Servo di Dio, cioè morto in concetto di santità, non un frate qualunque. Egli nacque a Carbonara di Bari verso il 1698, di umili origini, appartenente alla famiglia dei Ventrella di Carbonara; nel battesimo gli fu imposto il nome di Nunzio. Entrò nell’Ordine dei Francescani fin da giovane e fu un esempio per tutti con la sua massima umiltà, con la sua manifesta obbedienza e carità, per queste doti fu soprannominato ‘l’altro San Luigi Gonzaga’. Stette in diversi conventi fra cui quello di Turi. La biografia si sofferma poi sul particolare che egli ebbe davvero la visione di Sant’Oronzo nella grotta e che grazie al suo aiuto fu eretto un magnifico tempio, che oggi viene massimamente rispettato. Egli morì in concetto di santità il 29 gennaio 1783 a Molfetta, dove è sepolto.

Fra Tommaso con le virtù praticate durante la sua vita terrena intercede per noi dal cielo e incrementa la nostra devozione, esortandoci ad accogliere l’invito che il nostro Santo Martire Oronzo rivolse a lui per i turesi di allora, come pure di adesso: – ‘Voglio che mettano in venerazione questo luogo (la Grotta, ndr) e una Croce per inalberarsi in questo largo in segno che qui è la mia casa’. Quanto riportato nel ‘Chartularium’ di Napoli è, secondo me, il più significativo episodio che ci avvicina spiritualmente al nostro Sant’Oronzo, grazie al Servo di Dio Fra Tommaso da Carbonara.»

Giovanni Lerede

Foto di Fabio Zita

Processione di Sant'Oronzo a Botrugno il 20 febbraio (foto Fabio Zita)

Il 20 febbraio a Botrugno nasce l’Associazione delle Città Oronziane

Sabato 20 febbraio, le ‘città oronziane’, come succede da qualche anno, si ritroveranno in Terra Salentina, a Botrugno ­– piccolo centro di 2700 abitanti a sud di Lecce – in occasione della Solennità del Patrocinio di Sant’Oronzo, invitate dal Sindaco botrugnese, Silvano Macculi, lo stesso che nel 2008, con il Sindaco Gigantelli, firmò a Turi il gemellaggio tra i due paesi, dando avvio al progetto delle “Vie Oronziane”, al quale  ‘il paese’ collaborò attivamente, su invito dell’Amministrazione comunale, con la realizzazione di un opuscolo successivamente distribuito gratuitamente agli abbonati e ai cittadini. L’intento dell’iniziativa di allora, come quella di oggi, è condividere non solo un culto ma, soprattutto, sviluppare una rete di iniziative comuni per la nascita di un percorso religioso, culturale e turistico lungo le ‘vie Oronziane’, da Turi a Botrugno, passando per Ostuni, Lecce e tutti i paesi dove è molto vivo il culto per il Patrono Sant’Oronzo.

L’invito ai colleghi dei Comuni di Caprarica di Lecce, Campi Salentina, Diso, Surbo, Muro Leccese, Vernole, Lecce, Ostuni e Turi è partito dal Sindaco Macculi e dal coordinatore dell’evento Giuseppe Semeraro il quale, nel messaggio allegato all’invio del manifesto al Sindaco i Turi Tina Resta e all’Arciprete Don Giovanni Amodio ha scritto: “Ecco la locandina che promuove la solennità del Patrocinio di Sant Oronzo nella comunità di Botrugno che vivremo nel pomeriggio di sabato 20 febbraio. Ringrazio le Amministrazioni Comunali legate dal culto Oronziano che hanno convintamente aderito, testimoniando la disponibilità a sottoscrivere il Protocollo d’Intesa che avvia la procedura della costituzione dell’Associazione delle Città Oronziane,  fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale di Botrugno e  dal sindaco Silvano Macculi. Un percorso che si sta concretizzando, grazie al  supporto del nostro amico, prof. Renato Di Gregorio”.

Il progetto di un’Associazione tra ‘Comuni Oronziani’, avviato nel 2008 con il gemellaggio – nella foto di Fabio Zita in basso i sindaci Gigantelli e Macculi alla presentazione dell’iniziativa a Turi, agosto 2008 – arriva dopo più di un decennio alla firma di un protocollo d’intesa che, si spera, sia  punto di ripartenza per iniziative concrete di sviluppo di scambi religiosi, culturali, turistici ed economici.

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Via XX Settembre si fa ‘cattedrale’ per l’Undena

Via XX Settembre come “una navata di cattedrale”. Don Giovanni Amodio, visibilmente contento per la numerosa ma ordinata partecipazione dei turesi, ha così commentato al termine della prima serata dell’Undena in onore di Sant’Oronzo. Un 15 di agosto 2020 speciale vuoi per la mancanza delle sontuose luminarie, vuoi per tutte quelle mascherine a proteggere il respiro di naso e bocca e vuoi, soprattutto, per quel fondale tutto nuovo che ha modificato la scena.

Il Carro, finora in ‘disparte’ (si fa per dire!), si è trovato ad essere il centro visivo della celebrazione, il punto focale della prospettiva tanto più che i suoi vivaci colori, le sue lucine, sono state messe meglio in evidenza dal rinnovato biancore di palazzo Micuti.

Don Giovanni, confortato dalla presenza dell’antico busto di Sant’Oronzo e dei bambini pronti ad una Prima Comunione ‘fuori stagione’, ha parlato di futuro e di speranza, ricordando tuttavia i giorni della sofferenza e del pellegrinaggio solitario alla Grotta per chiedere la protezione su Turi a Gesù Crocifisso e al Patrono. Ha elogiato i turesi per il loro attaccamento alla fede, alla tradizione ma ha anche paternamente ‘rimproverato’: “Quanti di voi vengono nella “casa di Sant’Oronzo” (la Chiesa Madre) ad invocarlo o soltanto a salutarlo? In tanti, finito il clamore della festa, passano davanti alla cappella a lui dedicata ignorandolo completamente”. Il rito antico dell’Undena proseguirà fino al 25 in modo itinerante, di piazza in piazza, di rione in rione, non in Chiesa Madre però: quest’anno non si può perché il pericolo del contagio incombe ancora.

Ma l’antica Collegiata, la ‘madre’ di tutte le chiese turesi, è di nuovo la “casa di tutti”, tornata proprio nel giorno dell’Assunzione di Maria a spalancare le sue porte, dopo tre mesi di lavori, portati a termine dall’Impresa ‘Rossi Restauri’ dell’arch. Angela Rossi su progetto dell’arch. Giuseppe Giannini.

Il risultato dei restauri sarà oggetto di approfondimento sul prossimo numero de ‘il paese’ magazine.

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Il Carro è in piazza: all’alba, un arrivo senza clamori

Appuntamento alle ore 5:30 sul sagrato antistante la Chiesa di Sant’Oronzo per i componenti del Comitato Feste Patronali guidati dal presidente Livio Lerede. È così che ha preso avvio, alle prime luci dell’alba dell’11 agosto ed in maniera molto discreta, l’operazione di trasferimento del nostro Carro trionfale verso piazza Silvio Orlandi. Un orario inconsueto, dovuto alle strettissime misure anti-Covid che vietano qualsiasi tipo di assembramento non autorizzato e non regolamentato e il tutto avvenuto sotto la supervisione degli agenti della Polizia Locale e dei volontari della Protezione Civile che hanno garantito il controllo della viabilità e della sicurezza.

L’arrivo in piazza e il suo consueto posizionamento sostituiscono di fatto ciò che sarebbe dovuto avvenire la sera del 26 agosto in tarda serata. Immaginare che quest’anno non ci saranno le ali di folla festante, il tripudio scandito dalle bande che si danno battaglia a colpi di musica, migliaia di volti a guardare il Santo entrare trionfante in piazza e chiederne l’intercessione, una invocazione o anche una semplice ma devota preghiera ha lasciato tutti sgomenti. Una silenziosa commozione ha accompagnato metro dopo metro il Carro nel suo lungo percorso ma la sua presenza rassicurante in piazza ci deve far ricordare con rinnovata fede che Sant’Oronzo sarà comunque presente in questo anno 2020 che tanto sta condizionando le nostre vite.

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Manifesto di un Sant’Oronzo minimal

Come annunciato dal presidente del Comitato Livio Lerede (vedi intervista pubblicata sul numero 285 de ‘il paese’ in edicola) la Festa di Sant’Oronzo quest’anno è proprio ridotta all’osso, come dappertutto in Puglia. I Vescovi di Puglia, infatti, hanno stabilito che con l’epidemia di Covid-19 ancora in corso “Non sarà possibile, nel rispetto della norma del distanziamento tra persone tuttora vigente, organizzare processioni, trasferimento pubblico di sacre immagini, che rischiano di creare assembramenti.” Così è scritto nel manifesto della Festa 2020 appena reso pubblico.

Allora, la ‘Festa grande’ nell’anno del contagio sarà solo incentrata sulle Sante Messe, che cominceranno il 15 agosto con la ‘Sacra Undena’, per la prima volta non in Chiesa Madre ma nelle piazze rionali del nostro paese, per permettere ai turesi di partecipare alla devozione verso Sant’Oronzo senza muoversi troppo di casa.

Sant’Oronzo 2019 – © Fabio Zita

Terminata l’Undena, nella serata del 25 agosto Santa Messa alla Grotta e poi il 26, esclusa la tradizionale Processione di Gala, in serata solo il Solenne Pontificale in piazza alla presenza dell’effige del Santo e all’ombra del Carro. A presiedere il clou della Festa sarà il Vescovo Favale.

Sant’Oronzo 2019 – © Fabio Zita

Il manifesto non accenna minimamente al Carro che in questo tempo di pericolo incombente sarà portato dalla Grotta in paese in un giorno imprecisato e rimarrà fisso in piazza senza il tradizionale corteo festante del 26 a sera. Solo la Banda “Don Giovanni Cipriani”  e la Bassa Musica di Carbonara allieteranno un po’ questa Festa mai vista prima; ci sarà qualche luminaria ma non i maestosi archi su via XX Settembre. Ci saranno addobbi floreali offerti da Andrea Saffi. Non ci sarà, invece, la questua, quindi chi vuole può fare donazioni al Comitato – la festa sia pur minore ha comunque un costo – recandosi direttamente o utilizzando il web. Come scrive l’arciprete don Giovanni Amodio sul manifesto: “Impareremo, quest’anno, ad assaporare il cuore della Devozione e ad incrementare la Fede in Dio e Sant’Oronzo, anche senza i tradizionali momenti di gioia e di festa…”.

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Il culto di Sant’Oronzo a Turi: lo stato degli studi

La sera del 29 luglio, nell’area adibita alle manifestazioni estive 2020 presso piazza Sandro Pertini, si è tenuta una conferenza di interessante valenza divulgativa dal titolo “Il culto di Sant’Oronzo a Turi – tra storia, tradizioni, archeologia, arte e cultura”. Introdotti da Alina Laruccia, presidente dell’Ass.ne DIDIARIO, hanno fornito il loro contributo il docente Osvaldo Buonaccino D’Addiego, l’archeologo Donato Labate e il docente Gianluca Bottazzi. I primi due sono anche autori dell’importante saggio sul nostro Santo protettore e copatrono edito nel 2007 dal Centro Studi di Turi di Storia e Cultura “M. Pugliese” e ripubblicato con nuove integrazioni nel 2018 in occasione del Giubileo Oronziano.

La serata è stata l’occasione per raccontare lo stato degli studi e le prospettive su un argomento che fornisce sempre nuovi spunti e riflessioni.

Incentrati sulla figura del Santo leccese e luoghi ad esso accostati, gli interventi hanno sottolineato anche le grandi difficoltà nello stabilire con esatta certezza episodi e vicende legati a Sant’Oronzo e di cui anche settori di studio come l’archeologia, la toponomastica, l’onomastica e la numismatica possono fornire un valido contributo agiografico ma anche le veridicità appurate da fonti attendibili di un culto millenario, di una fede e devozione che anche a Turi ha radici antiche, molto precedenti rispetto alla tradizionale nascita attribuita alla metà del XVII secolo.

Non sono mancati riferimenti anche ai nostri luoghi di fede come la Chiesa e la Grotta dove il Santo, secondo la tradizione di fede, trovò dimora per sfuggire alle persecuzioni romane, e delle bellezze artistico-naturalistiche in essa presenti.

La figura di Sant’Oronzo riveste sicuramente un ruolo di primo piano nella nostra comunità. Dei festeggiamenti in suo onore quest’anno, in virtù delle limitazioni anti-Covid, sentiremo la mancanza anche se non mancheranno momenti di sentita celebrazione e di partecipazione festosa grazie all’impegno del Comitato Festa Patronale.