Presentazione pubblica della LUTE, Libera Università della Terza Età di Turi, Presidente prof.ssa Carmela Vittore Cassotta. Un percorso trentennale che, dopo alcune interruzioni subite, adesso riprende corpo e vigore e offre alla città di Turi occasione di confronto e nuovi stimoli. Una realtà davvero molto sentita a guardare il grande numero dei partecipanti nella bella serata. L’annuncio ufficiale è stato tenuto nella Sala Consigliare del Comune di Turi nella serata del 16 ottobre scorso. Tantissimo il pubblico presente a testimoniare soprattutto la bontà di una idea, la forza di una esperienza di educazione permanente rivolta agli studenti anziani. Una parte cospicua della comunità turese, come di ogni altra comunità cittadina.
Apprezzabili sono stati gli interventi del Sindaco dott. Giuseppe De Tomaso che ha sottolineato la grande valenza della cultura come motore di sviluppo e di crescita per tutti, indistintamente. Così come molto gradito è stato il sostegno pubblico dell’Assessore alle Politiche culturali Teresa De Carolis, la sua visibile soddisfazione per l’impresa compiuta dopo tanti sforzi organizzativi.
Dopo l’introduzione del prof. Raffaele Valentini e i saluti istituzionali, hanno preso la parola la Presidente della LUTE turese Carmela Vittore, felicissima di riprendere la sua stessa esperienza; la Presidente nazionale Giovanna Fralonardo che ha avuto accorate parole di incoraggiamento.
Apprezzato l’intervento finale della prof.ssa Concetta Milone già docente di Sociologia all’Università degli Studi di Bari: “Le Università della Terza età hanno svolto un ruolo importante nel rispondere al bisogno di educazione permanente rivolta agli anziani; al bisogno di riprendere le fila di progetti e di sogni mai completamente abbandonati, riaccendendo il desiderio di fare, di inventare e di riempire di significato questo terzo tempo della vita e sono divenute il catalizzatore che ha contribuito a generare una nuova coscienza collettiva.”
La Libera Università della Terza Età turese è un centro culturale riconosciuto dalla Regione Puglia, il cui scopo è quello di promuovere la cultura ed incentivare l’inserimento di persone mature nella vita sociale e culturale della nostra città. La LUTE di Turi è associazione libera e aperta a tutte le persone disponibili. La specificazione “terza età” non significa tuttavia prescrizione di alcun limite di età. Per aderire è sufficiente infatti aver compiuto i 18 anni, e non è necessario il possesso di alcun titolo di studio.
La quota associativa dà diritto agli Associati di partecipare alle attività organizzate dall’Università, scegliendo - al momento dell’iscrizione – i Corsi e le Attività da frequentare. Non vengono rilasciati titoli accademici ma solo un attestato finale di frequenza. L’Anno Accademico 2024/2025 si svolgerà dal prossimo Novembre fino a Maggio. I corsi si terranno nella sede dell’Università turese o in altra sede; e di questo verrà data ampia comunicazione a breve. Si prevedono incontri settimanali, quindicinali o incontri mensili, salvo casi particolari. Il piano formativo, come illustrato dalla Coordinatrice prof.ssa Rosanna Palmisano, prevede un’ampia gamma di interessi e di discipline, e prevede lezioni di tipo teorico, teorico-pratico o pratico, come ad esempio i laboratori e i seminari. Sono previste inoltre organizzazioni di mostre, concerti, visite d’istruzione e altre attività di volontariato. È possibile iscriversi e chiedere informazioni dettagliate il lunedì, il mercoledì e il giovedì dalle 17.oo alle 19.oo presso la Biblioteca Comunale in Piazza Gonnelli.
Didascalie foto: 1) la prof.ssa Carmela Vittore Cassotta (a destra) con la prof.ssa Concetta Milone; 2) la prof.ssa Rosanna Palmisano; 3) la sala consiliare gremita di pubblico (foto Rosa Arrè).
Il salvataggio di una vita è spesso legato ad un primo soccorso rapido ed efficace. Questo è ciò che è capitato al turese Natale Alessandro Simone che si è reso protagonista di una tragedia evitata per un soffio grazie al suo pronto intervento. Alessandro, Maresciallo Ordinario dei Carabinieri presso la caserma Sant’Eufemia di Lamezia Terme, la mattina del 2 settembre era fuori servizio assieme ad un collega sul Monte Melillo in territorio di Aprigliano (Cosenza) per una passeggiata quando è celermente intervenuto in soccorso di una persona colpita da infarto. Grazie alle sue conoscenze ha messo subito in atto l’insieme di manovre, di azioni e di interventi sulla vittima del malore nell’immediatezza dell’accaduto, in attesa dell’arrivo dei sanitari, praticando la rianimazione cardiopolmonare per oltre 10 minuti. Nel frattempo, grazie all’aiuto di alcuni boscaioli del posto, l’infartuato è stato portato in un luogo dove l’elisoccorso ha potuto atterrare per trasferire immediatamente la vittima presso l’ospedale di Cosenza.
Una tragedia a lieto fine perché l’uomo è stato successivamente dichiarato fuori pericolo e ha fatto recapitare un messaggio di ringraziamento al nostro Alessandro dichiarando che “i due arresti cardiaci da cui sono stato colpito sono stati dovuti allo shock anafilattico seguito alla puntura di vespe al braccio destro, grazie al mio angelo custode Alessandro, senza di lui non sarei qui a raccontare tutto questo, non ci sono parole per ringraziarlo”.
La prontezza, l’alto senso del dovere, le conoscenze acquisite hanno permesso di poter salvare una vita in questa encomiabile storia che ha visto protagonista Alessandro a cui vanno tutte le nostre congratulazioni.
Fabio Zita
Didascalie foto: 1) L’intervento dell’elisoccorso. Il mar. N. Alessandro Simone è al centro con la maglia celeste; 2) Il mar. Natale Alessandro Simone.
Dopo anni di attesa, la sera di martedì 6 agosto si è finalmente inaugurata la Casa della Carità “Sant’Oronzo”, un luogo in cui il senso di comunità prende la forma della solidarietà. La serata tenutasi in piazza Gonnelli si è divisa in due momenti: il primo con saluti, ringraziamenti e presentazione del progetto, con il nostro Arciprete Don Luciano Rotolo che ha accolto i numerosi presenti e i realizzatori dell’intero progetto; il secondo con la benedizione dei locali della nuova Casa della Carità “Sant’Oronzo”.
All’iniziativa era presente l’Amministrazione comunale con assessori e consiglieri che, nella rappresentanza della Vice Sindaco, la Dott.ssa Teresa De Carolis, e a nome del Sindaco, ha espresso piena condivisione del progetto evidenziando l’importanza della dignità e del rispetto verso gli altri quale garanzia di civiltà di un popolo.
“Questa casa – ha Don Luciano – èstata costruita con tanti mattoni portati da tante persone ed è bello sapere che è una casa che nasce dalla comunità […] una mensa, un luogo dove gli ultimi, gli svantaggiati potessero sentirsi accolti e a casa. […] Casa è la parola che ci dà sicurezza, è il luogo degli affetti, il luogo dove ci sentiamo accolti”.
Il primo mattone nasce da Don Giovanni Amodio al quale se ne sono aggiunti altri portati da persone che hanno abbracciato questa iniziativa contribuendo materialmente ed economicamente a realizzarla.
Ideatore e promotore, Don Giovanni, che accolto da un caloroso applauso da parte del numeroso pubblico presente, con commozione prende la parola. Dopo aver ringraziato i presenti e i protagonisti che hanno reso possibile la realizzazione della Casa della Carità, afferma quanto desiderasse che al Giubileo Oronziano celebrato a Turi nel 2018 in occasione dei 1950 anni dalla morte di Sant’Oronzo, seguisse un segno tangibile e importante per la comunità turese da lasciare sul territorio.
Nacque così l’idea della Casa della Carità. All’entusiasmo di Don Giovanni si unirono altre persone a sostegno di questa iniziativa: il Vescovo Mons. Giuseppe Favale, i parroci delle altre parrocchie turesi, Don Giuseppe Dimaggio e Don Nicola D’Onghia, le Comunità parrocchiali, la Caritas Diocesana Conversano-Monopoli rappresentata dal Direttore Don Michele Petruzzi, le Suore adoratrici del Sangue di Cristo, il Comitato Feste Patronali e i tanti Volontari.
“Un grande sogno – afferma Don Giovanni – ambito e ardito, ovvero lasciare un segno significativo che duri nel tempo. Una mensa per i più bisognosi. Non solo per i turesi che hanno difficoltà ma soprattutto per i poveri che si affacciano in momenti particolari nella vita di questa città”. Don Giovanni nel suo lungo incarico a Turi, ha intercettato il periodo altamente critico che si presenta tra maggio e giugno con la presenza di lavoratori stagionali che vengono da fuori, e dichiara: “Con il Vescovo siamo stati sempre in allerta e preoccupati affinché la dignità della persona umana venisse salvaguardata e rispettata. Non era possibile vedere persone vivere in condizioni deplorevoli dal punto di vista umano”.
Il progetto è stato realizzato grazie al contributo economico, necessario per queste iniziative così importanti e capillari nella comunità, della Caritas diocesana, alle offerte delle parrocchie e dell’8×1000 alla Chiesa Cattolica. Un ruolo importante lo ha anche il consiglio generale delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo che fin da subito hanno dimostrato disponibilità e vicinanza al progetto mettendo a disposizione i locali del piano terra di Palazzo Gonnelli, nel cuore del nostro borgo antico.
Suor Agnese, in rappresentanza della Madre Superiora regionale Suor Milena e le altre Suore del Consiglio, rinnova l’impegno dell’Ordine verso il progetto, mettendosi a servizio di chi ha bisogno, prevedendo anche un ampliamento del numero di consorelle presenti su Turi. Nel suo intervento viene illustrato il senso della casa, quale luogo fatto di presenze vive che ne creano le fondamenta: “Come la Casa ha varie stanze, la casa della carità è quel luogo dove si incontra la fede, la cultura, l’accoglienza, la solidarietà e si intrecciano sguardi e incontro di mani prima di un piatto caldo da offrire. […] Carità significa fare spazio all’altro chiunque sia e da qualunque parte del mondo possa venire”.
Don Michele Petruzzi, direttore della Caritas Diocesana, che ha seguito insieme ai volontari la sistemazione e l’allestimento dei locali della Casa della Carità, nel suo intervento riprede il discorso di Papa Paolo VI al primo convegno della Caritas Italiana che lui stesso fondò nel 1971, e sottolinea l’importanza del ruolo della Chiesa, nonostante al giorno d’oggi le istituzioni civili, siano subentrate nella gestione dei bisogni assistenziali a lei in precedenza affidate. “La casa della carità ci deve ricordare il senso della fraternità, […] non è la casa dei poveri, è la casa di tutti.”. Il progetto permette di assolvere alla funzione pedagogica della Caritas grazie all’individuazione di tre attività da svolgere: il centro di ascolto, la mensa e la distribuzione dei beni di prima necessità da parte delle Caritas parrocchiali da un unico singolo luogo. Un importante azione che mira ad accogliere i bisogni primari degli esseri umani: ascolto, accoglienza e senso di comunità.
A chiudere il momento di presentazione il Vescovo Mons. Favale che si affianca ai ringraziamenti ed alla gioia per la conclusione dei lavori per l’apertura della Casa della Carità Sant’Oronzo: “Per la comunità di Turi e non solo, il progetto è un senso palpabile della carità cristiana, la quale non è qualcosa di astratto, ma è vita concreta, e porta ad entrare nelle vicende dell’umano di ogni situazione. Dove c’è una persona lì la carità cristiana si rende presente esplicita nel suo servizio che non è solo di accoglienza e attenzione alle persone ma anche aiuto concreto.” Il Vescovo porge questa importante opera alla comunità di Turi ed invita, oltre alle Caritas Parrocchiali, tutti coloro che vogliano impegnarsi per il prossimo, sia in forma laica o professante un credo diverso da quello cristiano, ad essere presenti e partecipi delle attività. Fare squadra, fare rete, unire le forze per accogliere e sostenere chi ha bisogno ed è in difficoltà; un invito alle istituzioni, alle associazioni e ai cittadini, tutti coinvolti in questa iniziativa che va a beneficio di tutti noi. È dalla cittadinanza che si vedrà il buon andamento del progetto, le fondamenta sono state gettate, partendo da Don Giovanni e a seguire con Don Luciano che ne ha raccolto il testimone insieme agli altri attuatori dell’iniziativa.
La serata si è conclusa con la Benedizione da parte di Mons. Favale dei locali della Casa della Carità “Sant’Oronzo”, nonché dell’operato delle persone che vivranno questo luogo di solidarietà e condivisione. Durante la visita è stato possibile osservare le diverse stanze adibite e attrezzate dalla Caritas Diocesana, per le attività di ascolto, mensa e distribuzione viveri.
Usando le parole di Suor Agnese, “un piccolo seme è stato piantato dalla Chiesa della Diocesi Conversano-Monopoli, ci auguriamo possa attecchire”.
Importante novità per la Festa Grande di Turi, edizione 2024. Non è stato tanto l’anticipo dell’apertura al 10 agosto rispetto al consolidato 15 agosto che coincide anche con l’inizio della Sacra Undena, quanto per la benedizione di chi, da sempre, è protagonista della nostra Festa patronale. Stiamo parlando delle mule che trainano il Carro Trionfale verso l’ingresso festoso nella piazza centrale accolto dalla gioia e dalla forte devozione. Quest’anno tocca, nella ormai consueta rotazione, all’Associazione delle Mule del Tiro del Carro di Sant’Oronzo presieduta da Salvatore Fauzzi.
Il presidente del Comitato Festa Patronale, Andrea Saffi, ha voluto rendere doveroso omaggio a quell’animale che non solo ci è molto familiare ma che ha contributo nel passato al faticoso lavoro dei campi e che dal 1851 ha l’onore di accompagnare Sant’Oronzo nella sua immagine del busto issato sul Carro, verso l’abbraccio popolare di piazza Silvio Orlandi.
La benedizione degli animali, d’altronde, trova conforto anche nel Benedizionale del Rituale Romano in cui si afferma che “Molti animali, per disposizione della stessa provvidenza del Creatore, partecipano in qualche modo alla vita degli uomini, perché prestano loro aiuto nel lavoro o somministrano il cibo o servono di sollievo. Nulla quindi impedisce che in determinate occasioni, per es. nella festa di un santo, si conservi la consuetudine di invocare su di essi la benedizione di Dio”. Tanti sono gli esempi di benedizioni impartite agli animali in occasioni di particolari cerimonie, feste o manifestazioni. Si pensi al Palio di Siena quando il cavallo andato in assegnazione ad una contrada che parteciperà al Palio viene condotto nella chiesa di contrada per la benedizione.
La proposta del presidente Saffi, ben accolta anche dal nostro Arciprete Don Luciano Rotolo, si è concretizzata nella serata del 10 agosto in un’articolata cerimonia che è iniziata nella Grotta di Sant’Oronzo, dove è stata accesa la lampada votiva che ha accompagnato le sei mule nel tragitto verso piazza Silvio Orlandi, ripercorrendo le strade della sera del 26 agosto. La sosta dinnanzi al nostro Palazzo Municipale è stata occasione, invece, della consegna da parte del primo cittadino, Dott. Giuseppe De Tomaso, dei bardamenti delle mule a cui è seguita la benedizione ai sei animali impartita da Don Luciano.
Infine, il momento di grande suggestione e novità: l’ingresso di una delle mule del tiro nella nostra Chiesa Matrice dell’Assunta dove l’animale – il suo nome è Camomilla – ha reso omaggio al Santo Patrono passando innanzi alla cappella ad Egli dedicata e al Reliquiario nell’emozione dei tanti presenti. Subito dopo la collocazione della lampada votiva nella medesima cappella. Il prossimo anno la manifestazione si ripeterà per onorare anche le mule dell’altra Associazione del territorio.
Egregio direttore, in qualità di titolare della Rossi Restauri srl, specializzata nel restauro monumentale, artistico e archeologico, con riferimento all’articolo da voi pubblicato in merito all’affidamento dei lavori relativi al Carro Trionfale di Sant’Oronzo, chiedo che venga fatta chiarezza rispetto a quanto da voi affermato sia nella versione online che nel cartaceo del luglio-agosto 2024 n. 323. La Rossi Restauri non ha, come da voi affermato, semplicemente comunicato il 14 giugno scorso, all’indomani delle elezioni: “l’impossibilità a svolgere i suddetti lavori per cui, considerata l’estrema vicinanza della festa patronale di agosto, è stato necessario compiere una corsa contro il tempo e individuare in pochissimi giorni una soluzione alternativa. Per cui il Settore Lavori Pubblici ha preferito l’affidamento dei lavori suddivisi in tre ambiti, tramite la trattativa MEPA”.
La causa della attuale corsa contro il tempo è in realtà facilmente deducibile semplicemente dalla lettura delle comunicazioni che la sottoscritta ha inviato ufficialmente via PEC al Comune di Turi. In particolare, a seguito della consegna delle chiavi avvenuta il 06/03/2024, abbiamo potuto rilevare il severo degrado strutturale e delle componenti meccaniche del Carro, oltre l’evidente degrado della pannellatura lignea e dell’apparato decorativo, e la mancanza del progetto e del computo metrico delle opere a farsi nonché l’assenza di un tecnico progettista e direttore dei lavori. Si è, pertanto, evidenziato via PEC in data 26/03/2024 la necessità di provvedere, oltre che al rilievo dello stato di fatto, ad una approfondita verifica da parte di tecnici competenti in materia strutturale e meccanica idonei a progettare soluzioni esecutive atte a mettere in sicurezza il manufatto ed a garantirne il corretto funzionamento, ribadendo che solo a seguito della progettazione ed esecuzione delle opere relative alle strutture metalliche e meccaniche ,indispensabili e propedeutiche, sarebbe stato possibile effettuare la manutenzione, il restauro e la messa in sicurezza della pannellatura lignea e dell’apparato decorativo di nostra competenza.
A questa comunicazione non è mai stata data risposta e solo in data 12/06/2024, a seguito di un incontro in cui abbiamo ancora una volta ribadito quanto comunicato a marzo, abbiamo ricevuto una PEC che, ignorando quanto più volte evidenziato, ci invitava ad inviare una relazione e un cronoprogramma che garantisse l’esecuzione delle opere e l’uscita del Carro per la festa di Sant’Oronzo. Ovviamente, il 14 giugno abbiamo riscontrato la richiesta evidenziando che non essendo stati assolti gli adempimenti di competenza della committenza di incarico di un tecnico abilitato al rilievo, calcolo strutturale e meccanico e non essendo stata incaricata la ditta con competenze metalmeccaniche, non si riteneva possibile formulare qualsivoglia relazione sulle attività da svolgere né tantomeno individuarne il cronoprogramma, concludendo che ne derivasse lo scioglimento dell’offerta. In data 02 luglio il Settore Lavori Pubblici ha “finalmente messo in atto quanto da noi richiesto sin da marzo” e dato inizio alla “corsa contro il tempo”.
Concludendo, da quanto suesposto risulta evidente che la conduzione del nostro rapporto con il Comune di Turi e i responsabili tecnici e politici dello stesso è stato unicamente finalizzata alla realizzazione di un intervento basato su serietà professionale, rispetto delle norme in materia e tutela del bene e soprattutto della folla che circonda il Carro in movimento, una “macchina” che “deve” essere dotata di tutte le garanzie di sicurezza. Cordiali saluti.
I lavori di messa in sicurezza della parte strutturale in ferro del Carro di Sant’Oronzo saranno svolti a cura dell’impresa conversanese “Cupersafety srl”, pari a una spesa di 9.638 euro. “Basile Restauri” di Fabio Basile si occuperà del rivestimento ligneo del Carro di Sant’Oronzo, al costo di 2.440 euro. E, infine, la verifica strutturale dello stesso Carro Trionfale sarà gestita da “Studing Ingegneria e Consulenza Aziendale” di Rutigliano, con un preventivo di spesa di 4.758 euro. In sostanza, l’importo complessivo dei lavori ammonterà intorno ai 17.000 euro.
È successo che all’indomani delle elezioni, il 14 giugno 2024, l’impresa turese “Rossi Restauri Srl”, a cui erano stati affidati i lavori di “manutenzione, restauro e messa in sicurezza del Carro” (paria 46.340 euro) a fine dicembre 2023, ha comunicato “l’impossibilità a svolgere i suddetti lavori”. Per cui, considerata la estrema vicinanza della Festa Patronale di agosto, è stato necessario compiere una corsa contro il tempo e individuare in pochissimi giorni una soluzione alternativa. Ecco perché la decisione del Settore Lavori Pubblici di preferire l’affidamento dei lavori, suddivisi in tre ambiti, tramite trattativa diretta MEPA (Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione).
Intanto Angelo Palmisano, assessore ai Lavori Pubblici, fa sapere che la parte restante delle risorse disponibili, oltre i 17.000 euro, sarà impiegata per “la sostituzione delle ruote e per l’opera di restauro complessivo, di cui a breve acquisiremo i preventivi di spesa”.
Didascalie foto: 1) arrivo del Carro in piazza 2022 (foto Fabiana Stanisci); 2) il restauro del Carro nel 1997
Il nome Giovanni in ebraico vuole dire “Dio è propizio“. E per il Sindaco di Turi Giuseppe De Tomaso, alla sua prima cerimonia pubblica, l’aver varato la sua Amministrazione il giorno di San Giovanni è stato sì un fatto assolutamente casuale, ma sicuramente di buon auspicio per il lungo cammino appena intrapreso. Un auspicio – quasi una richiesta di protezione al Santo – pronunciato durante la bella cerimonia serale di consegna delle chiavi della città di Turi al Santo Patrono, cerimonia che quest’anno è tornata a svolgersi davanti al Municipio con accresciuta solennità.
Don Luciano Rotolo, sempre molto attento al corretto svolgimento del rito, ha infatti voluto che il Sindaco e la Giunta aspettassero davanti al portone del palazzo sede del potere laico l’arrivo della statua di San Giovanni Battista dalla vicina Chiesa Madre, sede del potere religioso.
Qui, appoggiato il Santo sul tappeto rosso srotolato dal portone al centro dello ‘stradone’, l’Arciprete in abito processionale, ha preso la parola e ha spiegato il valore simbolico del dono della chiave; poi è toccato al Sindaco parlare. “Nel nostro Sud – ha detto De Tomaso – è più sentita la ricorrenza dell’onomastico rispetto a quella del compleanno perché è ancora molto sentito il culto dei Santi“. Prima di consegnare la chiave al nostro Patrono principale, don Luciano ha donato al Primo Cittadino un piccolo busto di Sant’Oronzo (il Protettore principale) sotto campana. Infine, il rito vero e proprio dell’apposizione al braccio dell’antica statua lignea della chiave d’argento con lo Stemma della città. La processione del Santo ha poi ripreso il suo cammino accompagnata dal Gonfalone, dal Sindaco, dai Consiglieri, dai Sacerdoti e Diaconi, dal Presidente del Comitato Festa Patronale, dal Comandante dei Carabinieri, dalla Banda musicale cittadina, dalle Confraternite e dai fedeli.
La logica dell’apprendimento trasmissivo vincolato alle lezioni frontali, allo studio fra i banchi e sui libri di testo è stata superata attraverso l’introduzione di quelli che inizialmente sono stati definiti progetti di “Alternanza Scuola Lavoro” ed oggi si chiamano “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento”. Oggi la scuola favorisce un nuovo tipo di apprendimento dinamico e partecipato che pone i ragazzi in contesti operativi in affiancamento ad aziende, associazioni ed altre realtà che mostrano loro il mondo del lavoro. Alle conoscenze teoriche si affiancano dunque quelle pratiche. Gli studenti imparano a gestire le relazioni in contesti lavorativi, scoprono le proprie inclinazioni e sono quindi più consapevoli quando compiono scelte orientate alla costruzione del loro percorso di vita.
L’IISS ‘Pertini Anelli Pinto’, da sempre attivo nell’organizzazione di percorsi significativi per i propri studenti, il 2 giugno, in concomitanza con la serata finale della “Sagra della Ciliegia Ferrovia” ha concluso il progetto triennale PCTO per i ragazzi della 5D Turismo di Turi. Il percorso, ideato e curato dalla prof.ssa Loredana Salvatore in veste di tutor, ha visto i ragazzi coinvolti in qualità di ciceroni in vari presìdi in collaborazione con l’Associazione ‘Il Viandante’. Lo scorso anno gli studenti hanno anche realizzato un prodotto finale consistente in tracce audio in inglese, francese e spagnolo come commento ai monumenti a disposizione dei turisti stranieri. Il prodotto è stato donato all’Associazione ‘Bersaglieri’ di Turi, custodi del sito della Grotta di Sant’Oronzo.
Quest’anno, in perfetta linea con il corso di studi, il progetto ha individuato come azienda madrina la Willy Green Technology che, nelle persone di Emanuele Ventura e Giovanna Giannandrea, ha dato vita all’Associazione di Promozione Sociale ‘Cultura e Armonia’. Gli studenti il 17 aprile hanno partecipato alla cerimonia di presentazione della suddetta Associazione presso il teatro Petruzzelli e successivamente, il 29 maggio, hanno accolto il pubblico durante l’inaugurazione di Palazzo Cozzolongo che costituisce la sua prestigiosa sede. Durante le sere dell’1 e del 2 giugno, all’interno della ‘Sagra della Ciliegia Ferrovia’, i ragazzi hanno concluso il progetto nei presìdi di Palazzo Cozzolongo e di Santa Chiara ancora una volta con la preziosa supervisione dell’Associazione ‘Il Viandante’. Questo percorso sarà anche oggetto di una parte della prova orale dei prossimi Esami di Stato in quanto gli studenti avranno modo di fare riferimento a ciò che più hanno apprezzato di questa esperienza formativa e dovranno esporre in maniera critica il contributo che ha dato nella scelta del futuro percorso lavorativo.
Per fare tutto ci vuole un fiore… Così cantava Sergio Endrigo nel 1974 la splendida canzone scritta a due mai con Gianni Rodari, nata come canzoncina per bambini ma portatrice di un messaggio universale molto potente.Il fiore è gentilezza, dono, sorriso, allegria, consolazione, ornamento, profumo, bellezza. Nel fiore c’è il frutto, il seme, l’albero, il bosco, il monte, la natura, lo spirito della Terra che genera la vita.Con un fiore possiamo ricucire rapporti, chiedere scusa, festeggiare una ricorrenza, ricordare a qualcuno quanto è importante per noi, sentire l’incessante flusso della trasformazione e della rinascita, che palpita attraverso un seme, che genera una foglia, che sviluppa un gambo, che partorisce un fiore. Con un fiore possiamo perfino guarire i mali dell’anima.Perciò per fare tutto ci vuole un fiore e per fare un fiore basta poco: un po’ di terra, un seme e dell’acqua. Niente è così emozionante e avvincente quanto vedere spuntare dal terreno una piantina che crescerà e metterà radice. Niente è così salutare quanto prendersi cura della vita intorno a noi.
Partendo da questo presupposto l’IRSEA, in partenariato con l’azienda Floralia, ha realizzato il percorso di formazione Flower design, rivolto a undici detenuti della Casa di Reclusione di Turi, che ha ospitato anche Antonio Gramsci e Sandro Pertini durante la loro prigionia politica del ventennio fascista.
La proposta progettuale, fortemente voluta dalla Direzione e dal Ministero di Giustizia, ha prodotto risultati tangibili in quanto ha consentito ai beneficiari di accrescere il proprio bagaglio di socializzazione, anche attraverso l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze, oltreché di abilità tecnico/professionali; in tal modo si è ridotto il tempo trascorso in cella o in situazioni potenzialmente devianti, a favore di attività altamente qualificanti e significative sotto il profilo ri-educativo e riabilitativo, oltreché che professionalizzante per via di eventi e sale ricevimenti che insistono sul territorio.
Durante il percorso gli allievi hanno realizzato diverse composizioni floreali, alcune delle quali donate alla Chiesa parrocchiale di San GiovanniBattista per adornare l’altare maggiore e la cappella del Calvario. Gli allievi hanno inoltre realizzato una composizione floreale che, nella giornata del 9 maggio, ha adornato la statua del Santo Patrono della Città di Bari, San Nicola, sul palco in Piazza Ferrarese in occasione della Santa Messa, davanti a migliaia di fedeli e turisti.
Avviso ai lettori: abbiamo chiesto anche alla Sindaca uscente di Turi e candidata per la lista ‘Resta, per Turi’, di rispondere alle nostre domande in vista delle elezioni comunali dell’8-9 giugno prossimi. Tina Resta, però, ha scelto di non rilasciare interviste al nostro giornale.
Turi volta pagina, non è solo il nome della lista e lo slogan scelti dal dott. Giuseppe De Tomaso ma è anche il mantra della coalizione che lo sostiene in questo progetto di cambiamento. Al candidato sindaco, per 13 anni direttore della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’, profondo conoscitore della politica e della società a tutti i livelli abbiamo voluto porre alcune domande.
Dott. De Tomaso mi verrebbe da chiederle di presentarsi ai turesi, dai quali attende un voto l’8 e 9 giugno prossimi, perché qualcuno non la conosce abbastanza… «Sento di presentarmi come un turese DOC. Quando ho cominciato il mio lavoro e sono stato assunto alla ‘Gazzetta’ da Giuseppe Giacovazzo , molti miei colleghi che risiedevano nell’hinterland barese avevano scelto di vivere a Bari, io non ho fatto questa scelta perché sentivo forte il legame col mio territorio, per cui ho preferito affrontare i rischi legati agli orari di lavoro molto singolari pur di rimanere qui. Quindi da questo punto di vista, se qualcuno ha messo in giro la voce che io non fossi molto attaccato al paese non solo contesto la cosa ma la ribalto come completamente opposta alla realtà e lo può testimoniare chiunque. Tra l’altro dando un’occhiata alla collezione della ‘Gazzetta’, emerge che Turi non ha avuto spesso l’onore della cronaca sulle pagine nazionali o regionali, ma grazie ai ruoli via via assunti nel giornale, ho sempre cercato di dare a Turi un’attenzione particolare e qualcuno, sia pure in maniera scherzosa, me lo faceva notare. Per esempio, in occasione di Sant’Oronzo, la nostra festa aveva sempre il primato rispetto a quella di Lecce. Molta attenzione abbiamo dato alla questione della SS. 172 ed è una battaglia questa che devo assolutamente riprendere perché è una storia assurda quella della nostra statale. Il mio rapporto con Turi, anche fuori dal mio ruolo è stato sempre simbiotico in me c’è molta turesità nel bene e nel male. Come giornalista ho cercato sempre di attenermi innanzitutto al principio ‘salveminiano’: un giornale che è molto attento al territorio e sempre a sua difesa deve avere una prospettiva nazionale, europea, moderna. E questa capacità di mobilitazione ispirata a Gaetano Salvemini, autore che apprezzo molto, ho cercato di trasmetterla anche durante i miei 13 anni di direzione del giornale, dopo 10 anni da vicedirettore con responsabilità nella politica e nell’economia e da inviato con l’idea di tornare a Turi perché questa è da sempre la mia casa.» Quali sono le ragioni della sua discesa in campo? «Le ragioni della mia discesa in campo le ho illustrate su ‘Repubblica’, giornale con cui ho collaborato e che ha avuto la bontà di chiedere i motivi della mia scelta. In quell’articolo, rifacendomi alla migliore tradizione democratica, ho detto e lo ribadisco che chi ha avuto responsabilità in una realtà come quella di un giornale, che ha illustrato, ha spiegato, ha rappresentato i problemi di un territorio, di una cittadinanza, di una regione su un palcoscenico mediatico importante come la ‘Gazzetta’, nel mio caso, secondo giornale del Sud, dopo deve avere anche, la voglia di scendere per strada, un concetto bello che riprendo da Benedetto Croce perché mi piace molto. Non stare alla finestra,ma misurarsi e scendere per strada. Dal punto di vista della convenienza mi sarebbe risultato più comodo continuare dove ero e dove stavo benissimo, cioè alla ‘Repubblica’ ma ho interrotto la collaborazione e intendo, se sarò eletto, dedicarmi tutta la giornata ai problemi del mio paese rinunciando completamente ad altro.»
Quando ha presentato la sua lista il 4 maggio, lei, indicando la sua squadra ha detto che è cementata da un programma condiviso. Perché ha usato questo termine? È una giustificazione, è un mettere le mani avanti data l’eterogeneità della sua lista composta da persone che rinvengono da differenti esperienze politiche in altre amministrazioni? «No. È soprattutto un riferimento a un principio del primo don Luigi Sturzo. Quando questi assunse la carica di pro-sindaco di Caltagirone, la sua città. Rispetto agli scontri ideologici tra i partiti, che spesso producono paralisi per eccesso di passionalità oppose una novità che era, appunto, il programma. Nella lezione sturziana, il programma è l’uscita di sicurezza, anche perché amministrare non è la stessa cosa che legiferare. Io posso pensare, posso concedere che un sostrato d’ideologia ci possa essere in una legiferazione, in un’attività parlamentare, però quando si tratta di amministrare, l’unico cemento che può tenere insieme una coalizione fatta di sensibilità diverse è il programma. E Sturzo, in un periodo di accesa conflittualità ideologica, trovò nel programma la soluzione, soprattutto a livello locale.» Quali sono le priorità del suo programma per un paese come Turi che langue ormai da tempo? «Da direttore di giornale mi capitava spesso di andare in giro e mi veniva spesso rivolta la domanda sull’ubicazione dell’area produttiva di Turi. Ero molto imbarazzato perché notavo che anche nel sud della Puglia, dove ci sono realtà più arretrate della nostra, vi erano aree produttive ben definite e questo, ripeto, mi metteva in profondo imbarazzo, perché Turi non aveva e non ha un’area di insediamenti produttivi. Un’anomalia, questa, un’arretratezza nostra, perciò ritengo che da questo punto di vista sia importante dare una scossa al paese e da qui una svolta. Tutto può contribuire a dare la sveglia a un paese addormentato, un paese in crisi profonda. Abbiamo avuto la possibilità di invertire la rotta grazie alla grande alluvione finanziaria e monetaria del PNRR che mai si è verificata in Italia, persino superiore al Piano Marshall, il che è tutto dire, ma non siamo stati capaci di sfruttarla in modo molto più incisivo. Quindi bisogna riprendere questo percorso, soprattutto bisogna partire dall’idea che il bilancio comunale deve essere quasi un optional, cioè il vero bilancio, la vera fonte di finanziamento per le opere pubbliche, per le iniziative di ogni tipo dovrà essere la straordinarietà, vale a dire: fondi comunitari, fondi nazionali, tutto quello che viene elargito, messo a disposizione delle amministrazioni locali che non grava, che non dipende dal bilancio e che deve rimanere solo un’uscita di sicurezza.»
Faccia un esempio concreto… «Sì, andiamo nel concreto. Noi ci troviamo ad affrontare l’aumento della TARI perché, purtroppo, per errori della Regione si è passati dal sistema di tariffe al sistema di prezzi e siccome il Consiglio di Stato ha detto che le imprese impegnate nello smaltimento dei rifiuti dovranno essere pagate secondo il valore di mercato e non secondo quello fissato dall’ARERA, cioè l’Agenzia di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, se un Comune ha un bilancio florido può intervenire e attenuare, persino annullare neutralizzare gli effetti di questo provvedimento ‘punitivo’ che rinviene dalla sentenza del Consiglio di Stato. Per raggiungere l’obiettivo di un bilancio florido è fondamentale avere a disposizione un abbondante parco-progetti che devono essere fatti indipendentemente dai finanziamenti. I progetti si preparano e si fanno protocollare per avere la precedenza. Questo è un metodo che ho potuto verificare e apprezzare dai migliori amministratori che la mia esperienza di giornalista mi ha consentito di conoscere.»
Per tornare alle cose da fare… «Un altro fattore fondamentale anche per la crescita economica di un territorio è la promozione culturale. L’esperienza dimostra che le zone, le aree, le Nazioni che hanno un alto tasso di scolarizzazione, di acculturazione, di diffusione della cultura sono primi nella ricchezza, nel benessere per un motivo molto semplice: la cultura attira gente e risorse e tutto viene poi a essere spalmato sulla cittadinanza. Nel campo dell’edilizia, poi, credo che la prima cosa sia la legalità, la trasparenza che poi è la premessa per tutti i settori. In particolare per l’edilizia dobbiamo anche qui cercare di recuperare, cioè costruire ma sul costruito innanzitutto, perché c’è un problema di degrado e di abbandono. Abbiamo le norme, abbiamo il ‘Piano Casa’ della Regione che è a mio avviso una grandissima occasione perché punta alla rivoluzione energetica e ambientale, e previene quelle che sono le direttive comunitarie e lo fa in modo più intelligente, più concreto, meno punitivo e nello stesso tempo da la possibilità di rimettere in sesto un patrimonio edilizio vetusto. Lo vedo fatto apposta, ad esempio, per il recupero, la riqualificazione del nostro rione Messina. Ed è l’occasione per rimettere in moto l’edilizia, l’unico settore che contiene tutti gli altri settori merceologici.»
E l’agricoltura? «L’elemento cerasicolo è sicuramente preponderante nel bilancio familiare turese e anche qui credo che Turi possa essere assolutamente capofila non solo della promozione di un marchio ‘Puglia’ che finora non c’è stato. Ci si deve anche far carico di un pressing presso il Parlamento, presso il Governo per ottenere la possibilità di pubblicizzare e promuovere il nostro prodotto sui grandi network internazionali, soprattutto asiatici così come si sta facendo per i meleti del Veneto. Non ho mai visto la ciliegia turese o pugliese fare lo stesso, ma è l’unico mezzo e si può fare a costo zero per le nostre famiglie di coltivatori e si può fare se si riesce ad ottenere una sorta di franchigia fiscale, per poter pubblicizzare il nostro tesoro agricolo soprattutto all’estero, in Cina e India in particolare, che sono le potenze emergenti.»
Finora è prevalsa l’idea che il buon amministratore è quello che risponde alle esigenze del singolo cittadino laddove si presentino. Non si rischia in tal modo di sacrificare il bene di tutta la comunità per l’interesse individuale o di una categoria? «Credo sia ancora attuale il pensiero di Salvemini che afferma la dannosità del favore personale perché se poi l’interesse generale decade, se la ricchezza complessiva diminuisce, si riduce anche la ricchezza e la solidità individuale, ed è quello che sta accadendo, ma il danno è collettivo e riguarda chiunque. È necessario cambiare questo modo di fare politica, della pacca sulla spalla o del favore. E’ impossibile davvero fare buona amministrazione se non si mette in primo piano il bene comune, se non si mette in primo piano la trasparenza. Bene comune, trasparenza non sono solo parole ma strutture portanti perché favoriscono la fiducia reciproca ed un’economia senza fiducia reciproca non corre. La trasparenza rende più veloci tutte le pratiche burocratiche, che se non sono veloci nascondono vischiosità, opacità, alle volte anche delle prepotenze e delle estorsioni. Queste non possono essere ammesse, devono essere combattute. Gli uffici comunali devono essere delle case di vetro e questo nuovo corso produrrà anche un maggior tasso di fiducia dei cittadini nei confronti dell’amministrazione.»
Che tipo di squadra è la sua? «Se vinceremo, sarà impossibile non mettere insieme competenza e consenso. E aggiungo, anche coloro che non dovessero essere eletti in caso di nostra vittoria, sicuramente avranno un ruolo nella definizione di progetti, nella realizzazione di idee e iniziative perché ritengo che un’esperienza di questo tipo in cui tutti ci stanno mettendo entusiasmo, e devo dire che negli ultimi giorni abbiamo avuto molte richieste di adesione a cui abbiamo dovuto dire di no perché la lista era completa, tutti anche questi ultimi avranno un ruolo, nessuno sarà dimenticato. Tengo molto alla questione della partecipazione perché è fondamentale. Come ho detto nell’articolo di congedo da ‘Repubblica’ ho notato che la partecipazione sociale in Italia funziona, mentre non funziona la partecipazione politica perché il cittadino non si sente coinvolto. La partecipazione sociale funziona perché da la possibilità di vedere i risultati di quello che si fa, mentre la partecipazione politica, dopo il momento elettorale, subisce la dimenticanza per cinque anni. Per questo è fondamentale che ci sia un canale continuo, mai interrotto fra le esigenze vere della popolazione e la possibilità degli eletti di intervenire. In questo senso, il pre-Consiglio, a mio avviso, dovrebbe trasformarsi in una sorta di assemblea popolare, di partecipazione popolare, in cui sentire dalla viva voce dei cittadini cosa ne pensano. Queste assemblee, in un comune grande come il nostro, possono essere realizzate attraverso l’utilizzo della rete, per esempio. Per noi questo deve rappresentare un modello di lavoro.» Con quali idee, parole, cercherà di attrarre a se e alla sua lista i cittadini che non votano, gli indecisi? «C’è un sentimento di sfiducia verso le amministrazioni a tutti i livelli che a mio avviso in alcuni casi è motivato in altri no. Quello che posso dire e che non ci si deve abbandonare a una posizione fatalistica. Per esempio, anche in Puglia ci sono dei casi in cui si è dimostrato che è possibile cambiare direzione anche in pochissimo tempo. Monte Sant’Angelo, paese del Gargano ha avuto grandi problemi di tipo morale perché è stato sciolto per mafia. Adesso ha avuto il riconoscimento di ‘capitale della cultura’ perché la nuova amministrazione, nata dopo quella incriminata, ha messo insieme le intelligenze migliori del paese ed è riuscita ad ottenere un riconoscimento straordinario. Inconcepibile prima e l’ha fatto mettendo in atto provvedimenti davvero di rottura con il sistema del passato, dimostrando cosi che oltre la realizzazione di opere si era anche cambiato l’approccio amministrativo. Questo per dire che persino nei paesi con problemi molto più gravi dei nostri è stato possibile invertire la rotta,a maggior ragione bisogna farlo per Turi che può e deve essere svegliata. Per quanto riguarda gli indecisi, sono cittadini che hanno una sfiducia nei confronti della politica, dell’amministrazione in particolare –tutta l’Italia ha questi problemi –ritengo che ci siano le condizioni per convincerli del contrario. Questo fatalismo può essere abbattuto, bloccato, interrotto.»
E gli elettori già orientati? «Anche questa è una sfida che raccogliamo. Noi saremo gli amministratori di tutti con un’impostazione votata all’interesse generale e non particolare. In questo modo anche in una realtà come Turi che non brilla per dinamismo economico, dobbiamo poter cambiare il corso della storia, perché non è un destino essere marginali. Cambiare è possibile.»