Il salvataggio di una vita è spesso legato ad un primo soccorso rapido ed efficace. Questo è ciò che è capitato al turese Natale Alessandro Simone che si è reso protagonista di una tragedia evitata per un soffio grazie al suo pronto intervento. Alessandro, Maresciallo Ordinario dei Carabinieri presso la caserma Sant’Eufemia di Lamezia Terme, la mattina del 2 settembre era fuori servizio assieme ad un collega sul Monte Melillo in territorio di Aprigliano (Cosenza) per una passeggiata quando è celermente intervenuto in soccorso di una persona colpita da infarto. Grazie alle sue conoscenze ha messo subito in atto l’insieme di manovre, di azioni e di interventi sulla vittima del malore nell’immediatezza dell’accaduto, in attesa dell’arrivo dei sanitari, praticando la rianimazione cardiopolmonare per oltre 10 minuti. Nel frattempo, grazie all’aiuto di alcuni boscaioli del posto, l’infartuato è stato portato in un luogo dove l’elisoccorso ha potuto atterrare per trasferire immediatamente la vittima presso l’ospedale di Cosenza.
Una tragedia a lieto fine perché l’uomo è stato successivamente dichiarato fuori pericolo e ha fatto recapitare un messaggio di ringraziamento al nostro Alessandro dichiarando che “i due arresti cardiaci da cui sono stato colpito sono stati dovuti allo shock anafilattico seguito alla puntura di vespe al braccio destro, grazie al mio angelo custode Alessandro, senza di lui non sarei qui a raccontare tutto questo, non ci sono parole per ringraziarlo”.
La prontezza, l’alto senso del dovere, le conoscenze acquisite hanno permesso di poter salvare una vita in questa encomiabile storia che ha visto protagonista Alessandro a cui vanno tutte le nostre congratulazioni.
Fabio Zita
Didascalie foto: 1) L’intervento dell’elisoccorso. Il mar. N. Alessandro Simone è al centro con la maglia celeste; 2) Il mar. Natale Alessandro Simone.
Importante novità per la Festa Grande di Turi, edizione 2024. Non è stato tanto l’anticipo dell’apertura al 10 agosto rispetto al consolidato 15 agosto che coincide anche con l’inizio della Sacra Undena, quanto per la benedizione di chi, da sempre, è protagonista della nostra Festa patronale. Stiamo parlando delle mule che trainano il Carro Trionfale verso l’ingresso festoso nella piazza centrale accolto dalla gioia e dalla forte devozione. Quest’anno tocca, nella ormai consueta rotazione, all’Associazione delle Mule del Tiro del Carro di Sant’Oronzo presieduta da Salvatore Fauzzi.
Il presidente del Comitato Festa Patronale, Andrea Saffi, ha voluto rendere doveroso omaggio a quell’animale che non solo ci è molto familiare ma che ha contributo nel passato al faticoso lavoro dei campi e che dal 1851 ha l’onore di accompagnare Sant’Oronzo nella sua immagine del busto issato sul Carro, verso l’abbraccio popolare di piazza Silvio Orlandi.
La benedizione degli animali, d’altronde, trova conforto anche nel Benedizionale del Rituale Romano in cui si afferma che “Molti animali, per disposizione della stessa provvidenza del Creatore, partecipano in qualche modo alla vita degli uomini, perché prestano loro aiuto nel lavoro o somministrano il cibo o servono di sollievo. Nulla quindi impedisce che in determinate occasioni, per es. nella festa di un santo, si conservi la consuetudine di invocare su di essi la benedizione di Dio”. Tanti sono gli esempi di benedizioni impartite agli animali in occasioni di particolari cerimonie, feste o manifestazioni. Si pensi al Palio di Siena quando il cavallo andato in assegnazione ad una contrada che parteciperà al Palio viene condotto nella chiesa di contrada per la benedizione.
La proposta del presidente Saffi, ben accolta anche dal nostro Arciprete Don Luciano Rotolo, si è concretizzata nella serata del 10 agosto in un’articolata cerimonia che è iniziata nella Grotta di Sant’Oronzo, dove è stata accesa la lampada votiva che ha accompagnato le sei mule nel tragitto verso piazza Silvio Orlandi, ripercorrendo le strade della sera del 26 agosto. La sosta dinnanzi al nostro Palazzo Municipale è stata occasione, invece, della consegna da parte del primo cittadino, Dott. Giuseppe De Tomaso, dei bardamenti delle mule a cui è seguita la benedizione ai sei animali impartita da Don Luciano.
Infine, il momento di grande suggestione e novità: l’ingresso di una delle mule del tiro nella nostra Chiesa Matrice dell’Assunta dove l’animale – il suo nome è Camomilla – ha reso omaggio al Santo Patrono passando innanzi alla cappella ad Egli dedicata e al Reliquiario nell’emozione dei tanti presenti. Subito dopo la collocazione della lampada votiva nella medesima cappella. Il prossimo anno la manifestazione si ripeterà per onorare anche le mule dell’altra Associazione del territorio.
Educazione e consapevolezza sono le prime forme di prevenzione: informare le persone, specialmente i giovani, sui rischi e sulle conseguenze delle dipendenze può aiutare a dissuaderle dall’iniziare l’uso di sostanze nocive. Sulla base di questo importante assunto le classi terze e quarte dell’IISS “Pertini-Anelli-Pinto”, sede di Turi, la mattina del 24 novembre hanno partecipato presso l’auditorium della sede turese ad un incontro informativo, ma soprattutto formativo, basato innanzitutto sulla conoscenza per comprendere ed evitare le insidie dell’alcol e delle droghe.
Gli eventi organizzati nelle scuole sono un’iniziativa importante per sensibilizzare i giovani sui rischi delle dipendenze, in particolare se questi incontri sono condotti da esperti del settore che forniscono informazioni importanti sulle conseguenze negative delle dipendenze e su come evitare di cadere in queste trappole. Ad organizzare l’incontro è stato il Comandante della Polizia Locale, Nicola Leone, con l’obiettivo principale che il punto di partenza siano i dubbi dei ragazzi, la loro disinformazione in materia, le loro costruzioni razionali che giustificano l’uso delle sostanze e, non ultimo, la necessità di affrontare una prima riflessione sulle cause, o meglio gli ambiti nei quali essa si radica e si espande. Ai saluti istituzionali della Dirigente Scolastica, Carmela Pellegrini che ha accolto con grande sensibilità l’iniziativa, e del sindaco Ippolita Resta, la quale ha evidenziato la fondamentale importanza della tematica e sottolineato la presenza sul territorio di importanti e validi aiuti come la polizia locale, i carabinieri ed i servizi sociali del Comune che sono in grado di fornire sostegno ma anche riservatezza, si sono succeduti i vari interventi, ascoltati con attenzione dagli studenti.
Il dott. Leone, esperto in sicurezza urbana, ha proseguito il suo contributo mostrando i dati relativi alle informazioni acquisite in una precedente fase. Tramite un questionario somministrato agli studenti circa il grado di conoscenza dei giovani in ordine alle conseguenze che le sostanze alcoliche e psicotrope possono provocare se assunte ma, altresì, relative all’uso dello smartphone alla guida è risultato che, mentre essi sembrano essere più consapevoli sulle conseguenze dell’alcol, lo sono meno in caso di uso di sostanze psicotrope. Tuttavia il 22% di essi si metterebbe lo stesso alla guida anche in stato di ebbrezza per tornare a casa. Ecco i punti di partenza sulla necessità di acquisire consapevolezza e responsabilità da parte dei ragazzi. Punti che ha dibattuto, anche in maniera estremamente realistica avendoli vissuti personalmente, l’Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato, Davide Niola, attualmente al servizio Scorta e Sicurezza della Questura di Bari ma già appartenente alla Questura di Napoli, Sezione narcotici. Nei suoi anni di servizio nella città partenopea, di cui è anche originario, ha affrontato realtà difficili come quelle dei quartieri Scampia e Ponticelli, tra gli altri. Egli ha lanciato un importante monito agli studenti presenti cioè quello di tenere sempre alta la guardia e di non lasciarsi ingannare e farsi travolgere dalle dipendenze in quanto ha visto con i propri occhi i drammi di giovani che hanno gettato le proprie vite a causa delle droghe. Fondamentale, secondo Davide Niola, non sono solo la repressione e l’investigazione ma anche l’aiuto proveniente da professionisti.
Proprio la presenza di due di essi, Veronica Verri, dottoranda e psicologa clinica dell’Università degli Studi di Bari, ed il sociologo Pasquale Del Re ha permesso di delineare un quadro più completo del tema. La dott.ssa Verri ha tracciato un profilo più tecnico, anche dal punto di vista clinico e terapeutico, dell’uso e abuso delle sostanze alcoliche, psicotrope e stupefacenti e del supporto delle figure che interagiscono con la psiche dei soggetti coinvolti. Anche il sociologo Del Re, nella sua descrizione della fenomenologia, in qualità di dipendente da più di trenta anni di una struttura che affronta quotidianamente questi problemi, ha fornito importanti spunti di riflessione ai ragazzi ampliando la visione anche a tutti i fenomeni che portano a dipendenze come la ludopatia ed i social media, ai fattori sociali, familiari e personali scatenanti, alle cause e a come affrontarli. Hanno partecipato all’incontro anche l’assessore alle politiche sociali Imma Bianco, il Comandante della locale Stazione dei Carabinieri Luogotenente Gianfranco Laera ed il consigliere di minoranza Angelo Palmisano. La scuola si rivela quindi ancora una volta punto di riferimento e, nelle sue numerose funzioni, è assieme alla famiglia la principale agenzia di educazione, formazione e socializzazione ed oggi più che mai ha il compito fondamentale di fornire gli strumenti necessari per crescere culturalmente, psicologicamente e socialmente, fare acquisire un certo grado di responsabilità e autonomia e formare alla cittadinanza e alla vita. Su queste priorità si fonda anche l’IISS “Pertini-Anelli-Pinto”.
L’Associazione “Città Oronziane” ed il progetto del “Cammino di Sant’Oronzo” lungo la via che unisce le città partecipanti aggiungono un altro tassello a questa idea propositiva, meritevole di essere perseguita e realizzata. Nella giornata del 2 settembre si sono riuniti a Castiglione, nel Comune di Andrano, i Sindaci delle varie municipalità per portare avanti un discorso intrapreso tre anni or sono e che solo la pandemia ha rallentato. Castiglione, infatti, rappresenta il punto terminale di un cammino che parte proprio da Turi e che tocca le città facenti parti dall’Associazione: Turi, Ostuni, Campi Salentina, Surbo, Vernole, Caprarica di Lecce, Muro Leccese, Botrugno e Diso. Il convegno pubblico tenutosi a Botrugno il 20 febbraio del 2020, in occasione della ricorrenza della festa di Sant’Oronzo nel paese del leccese, gettò le basi del modello dell’Organizzazione Territoriale per unire le relative città e promuovere un Cammino che li unisce dal punto di vista religioso, culturale ma anche in ottica di un turismo religioso. Renato Di Gregorio, esperto di organizzazione territoriale, in quell’occasione evidenziò l’opportunità di sottoscrivere un’apposita convenzione per unire i Comuni in tale sforzo condiviso e la stessa Regione Puglia, presente all’incontro, mostrò interesse nei riguardi di questo “Cammino” che si aggiungerebbe a quello dell’itinerario culturale europeo costituito dalla Via Francigena nel Sud. Esattamente due anni dopo i Comuni firmarono la Convenzione della neocostituita Associazione delle Città Oronziane, con Botrugno Comune “capofila”, alla presenza del dott. Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Turismo, Economia della cultura e Valorizzazione del territorio della Regione Puglia. Sempre il 20 di febbraio, ma di quest’anno, nel Palazzo Marchesale di Botrugno è stato presentato il sito web dell’Associazione (www.viacittaoronziane.it) realizzato dalla Segreteria dell’Associazione coadiuvata da Renato Di Gregorio.
L’incontro del 2 settembre, a cui hanno partecipato per Turi il sindaco Ippolita Resta, l’arciprete don Giovanni Amodio, don Luciano Rotolo di prossimo insediamento come nuovo arciprete di Turi, Andrea Saffi con una delegazione del Comitato Feste Patronali, è stato arricchito dalla presenza della preziosa reliquia contenente i resti mortali del nostro Santo Patrono, portata in processione nella piccola frazione leccese ed omaggiata da una funzione religiosa.
Durante i vari interventi che si sono succeduti è stata presentata da Don Giovanni la stupefacente genesi che ha portato al ‘ritrovamento’ del reliquiario oronziano conservato presso la Cattedrale di Nin in Croazia, i festeggiamenti giubilari del 2018 e soprattutto il suo intenso cammino spirituale e di fede e la trasformazione interiore che il nostro Santo patrono ha prodotto. Il sindaco di Botrugno Silvano Macculi ha presentato le tappe salienti della costituzione dell’Associazione mentre Renato Di Gregorio ha evidenziato l’importanza dal punto di vista culturale, turistico ma anche lavorativo che il “Cammino” può portare alle comunità interessate. Il percorso tracciato, suscettibile di variazioni se altri Comuni volessero aderire in futuro, sarà caratterizzato dalla credenziale, un documento che il camminatore porta con sé e che farà timbrare tappa per tappa a testimoniare il tragitto ed i luoghi incontrati fino ad ottenere un “testimonium”, una specie di benemerenza per l’impegno, in caso di percorso completo o buona parte di esso. Compito delle varie municipalità sarà quello di organizzare l’accoglienza dei visitatori-pellegrini. Un’occasione di grande valenza e visibilità che merita di essere promossa.
Testo e foto di Fabio Zita
Didascalie foto: 1) il Sindaco di Turi Ippolita Resta tra don Giovanni Amodio e don Luciano Rotolo, con Andrea Saffi e alcuni componenti il Comitato Feste Patronali 2023; 2) i Sindaci delle città oronziane con i sacerdoti e il reliquiario
Il 1° giugno 2023, in occasione della Festa della Repubblica, presso la Prefettura di Bari, si è svolta la cerimonia di consegna di Medaglie d’Onore alla memoria di cinque reduci della seconda guerra mondiale, deportati nei lager tedeschi, decretata ai sensi della legge n. 296/2006 cioè di coloro che dopo l’8 settembre 1943 furono catturati e detenuti dai tedeschi e non accettarono l’adesione alla Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.) o alle formazioni delle S.S. naziste.
Una medaglia d’onore è stata conferita al sig. Michele Buonaccino, nato a Polignano a Mare ma residente a Turi; a consegnarla al figlio, il prof. Osvaldo, ha provveduto il Prefetto di Bari, S.E. dott.ssa Antonia Bellomo, alla presenza del Sindaco di Turi, dott.ssa Ippolita Resta, del Comandante della Polizia Locale di Turi, dott. Nicola Leone, di autorità politiche regionali e provinciali e di un folto pubblico di parenti e amici dei premiati.
Il prof. Osvaldo Buonaccino d’Addiego, nel suo intervento non previsto dal protocollo, ha ringraziato per un dovuto riconoscimento alla memoria del proprio genitore e, pur visibilmente emozionato, ha voluto tracciare un breve profilo della storia del padre. Soldato di leva nella Marina Militare, partito nel 1938 all’età di 21 anni e destinato al Distretto di Pola, in Istria, fu poi trasferito a Patrasso, per dare manforte all’esercito italiano intento nella occupazione della Grecia. Il 9 settembre 1943, all’indomani dell’armistizio con il quale l’Italia dichiarava la propria volontà di uscire dal conflitto bellico, rifiutò di aderire alla richiesta di combattere nell’esercito tedesco e passare al servizio della neonata Repubblica di Salò, e pertanto fu fatto prigioniero e deportato in treno (con un viaggio durato circa un mese) in un Campo di Concentramento nei pressi di Berlino (Stammlager III D) dove rimase fino alla conclusione del conflitto; fece ritorno in patria solo il 17 ottobre 1945. La vita nel campo di prigionia fu durissima, segnata da violenze quotidiane e da privazioni indicibili che raccontava quasi giornalmente ai figli; questi, appena adolescenti, non gradivano ascoltare storie ritenute irreali, poco credibili, frutto solo di fantasiose ricostruzioni postume. E questo creava non poco sconcerto e dolore nell’animo del sig. Michele.
Gli studi universitari del figlio Osvaldo, in particolare sulla storia di quel periodo e sulla shoah, gli permisero di fare chiarezza e di conoscere la triste e drammatica realtà dei lager tedeschi. Il racconto del sig. Michele ha trovato puntuale riscontro in tutte le testimonianze dei deportati nei lager nazisti più tristemente famosi che ogni anno, in occasione del ‘Giorno della Memoria’, fino al 2017 sono stati ospitati dal prof. Osvaldo presso l’ITES “Sandro Pertini” di Turi, con l’intento di offrire agli alunni del triennio una occasione preziosa: conoscere la storia dalla viva voce dei protagonisti che avevano subito sulla propria pelle la crudeltà e disumanità tipica di ogni guerra. In questo modo, il prof. Osvaldo ha inteso fare ammenda del peccato di gioventù: quello di non aver creduto al proprio genitore.
Fabio Zita
Didascalie foto di Fabio Zita: 1) la consegna al prof. Osvaldo Buonaccino d’Addiego da parte del Prefetto di Bari e del Sindaco di Turi della medaglia d’onore; 2) la medaglia; 3) foto di gruppo dei familiari di Michele Buonaccino, con il sindaco di Turi Ippolita Resta e il comandante della Polizia Locale Nicola Leone.
Nelle mattine del 30 e 31 marzo scorsi si è tenuto, presso l’Auditorium dell’IISS “Pertini-Anelli-Pinto”, sede di Turi, un importante incontro promosso dal Comando di Polizia Locale di Turi guidato dal Dott. Nicola Leone – moderatore dell’evento – in collaborazione con i Comandi di Polizia Locale di Bitetto, Cellamare, Casamassima, Alberobello. Titolo dell’incontro: “Gli atti e le attività di polizia giudiziaria alla luce della riforma Cartabia”. Hanno partecipato, oltre ad alcuni Amministratori locali, un gran numero di rappresentanti delle forze dell’ordine di Turi e dei Comuni limitrofi ad evidenziare la rilevante portata dell’argomento discusso. Corposo, infatti, è stato il programma di studi proposto nei due giorni, oltre ai cenni normativi della riforma introdotta dall’ex-Ministro della Giustizia del Governo Draghi con Decreto Legislativo n. 149 del 10 ottobre 2022.
A relazionare e ad esporre con grande attenzione è stato l’Avv. Antonio Maria La Scala, avvocato penalista del Foro di Bari e Docente Universitario, il quale ha condotto la full immersion in tematiche come l’ampliamento della procedibilità a querela di parte e la sua applicazione nei reati di lesioni e di lesioni personali stradali, la procedibilità d’ufficio con possibilità di arresto in flagranza di reato, la documentazione dell’attività di polizia giudiziaria con particolare riferimento all’assunzione di informazioni, le operazioni di identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini ed un question time finale di approfondimento.
Il teatro politico e militare dell’Afghanistan è tornato recentemente di preponderante cronaca dopo l’avvenuta cessazione della missione militare internazionale e l’evacuazione del territorio che ha, purtroppo, lasciato nuovamente spazio ad un governo di stampo religioso radicale. Una missione lunga, durata venti anni in seguito ai tragici attentati sul suolo americano del 2001 e che si è sviluppata in due fasi: la prima, che ha coperto l’arco temporale 2001-2014 con il nome di ISAF (Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza)sotto l’egida della NATO e autorizzata dall’ONU e la seconda a guida ONU dal nome “Sostegno Risoluto” che ha portato, successivamente, al ritiro e all’evacuazione dall’Afghanistan dopogli ‘Accordi di Doha’ dello scorso anno.
Il tributo pagato dai militari italiani, in particolare durante la Missione ISAF durante la quale sono stati impiegate 4.200 unità, è stato molto alto: 31 uccisi in azioni ostili a cui si aggiungono altre 14 vittime per altre motivazioni e ben 651 feriti. Tra questi, nel 2011, il nostro concittadino Massimo Pugliese che già in passato aveva affrontato delle missioni all’estero tra cui quella del Kosovo. La cronaca di quel 26 ottobre: nell’ambito di una operazione di normale controllo del territorio, alle ore 18.30 circa (le 16.00 in Italia), un VTLM Lince della Task Force South, su base 152mo Reggimento “Sassari”, è stato oggetto di un’esplosione verificatasi a circa dieci chilometri dalla base operativa di Tobruk, nel distretto di Bala Baluk, provincia di Farah. Cinque i militari coinvolti che hanno riportato leggere ferite da traumi da contusione e shock. A Massimo Pugliese, che era a bordo del secondo Lince investito dall’esplosione, è stata riscontrata anche una lieve perforazione del timpano ed insieme ai suoi commilitoni è stato immediatamente rimpatriato. A distanza di dieci anni resta ancora un’esperienza che lo ha fortemente segnato. È stato lui stesso a raccontarla con grande emozione il pomeriggio di sabato 18 settembre in occasione di una targa consegnatagli dall’Amministrazione Comunale presso il Chiostro dei Francescani con la seguente motivazione: “Al Caporal Maggiore Capo dell’Esercito Italiano Massimo Pugliese, per il coraggio, la dedizione, la professionalità, l’impegno profuso in Afghanistan, Orgoglio per l’intera comunità turese”.
Massimo Pugliese, nato il 17 novembre 1981, attualmente Caporal Maggiore Capo del Reggimento Logistica della Brigata “Pinerolo” di stanza a Bari, per i fatti avvenuti quel giorno in territorio afghano ha ottenuto dei riconoscimenti. Il primo, conferito dal Ministero della Difesa, è il “Distintivo d’onore di ferito in servizio” che consiste in un galloncino in filo di metallo argentato applicato sulla manica destra della giubba. Il secondo è l’onorificenza di “Vittima del terrorismo”, stabilita con Legge n. 222/2007 che ne prevede il conferimento da parte del Presidente della Repubblica su proposta del Ministero dell’Interno, e la consegna di una medaglia d’oro. I destinatari di tale onorificenza sono i cittadini italiani appartenenti o non appartenenti alle Forze dell’ordine, alla magistratura e ad altri organi dello Stato, che per le loro idee e per il loro impegno morale siano stati colpiti dalla eversione armata e siano deceduti o feriti a causa di atti terroristici verificatisi nel territorio nazionale o extranazionale. A Massimo Pugliese tale onorificenza è stata riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica del 15 gennaio 2021 e la consegna è avvenuta lo scorso 3 giugno presso la Prefettura di Bari. Anche il Comune di Turi ha voluto rendere onore al nostro concittadino organizzando una cerimonia che è stata scandita dai racconti di quei tragici momenti che, a distanza di tanti anni, riaffiorano ancora prepotentemente nella memoria di Massimo. L’esplosione, il concitato soccorso, la paura di conseguenze gravi, il pensiero ai familiari lontani ancora oggi rendono il racconto carico di inquietudine. Il suo pensiero va anche ai commilitoni che non ce l’hanno fatta, rientrati in Italia avvolti nel tricolore a rendergli omaggio nel dovere di una missione che doveva garantire la restaurazione della tranquillità in zone di forte tensione e il sostegno alla popolazione, in particolare donne e bambini che ne pagano le più importanti conseguenze. Erano presenti alla cerimonia il Sindaco Tina Resta e un folto gruppo di consiglieri di maggioranza e minoranza, i militari della “Pinerolo” tra cui il Tenente Colonnello Giovanni D’Amico ed il Capitano Alessio Isella, commilitoni di altri reparti, l’Arciprete Don Giovanni Amodio, la gentile consorte, familiari, parenti ed amici per un meritato tributo e saluto.
È scomparso a Roma all’età di 80 anni, dopo una breve malattia, Vito Gagliardi famoso soprattutto per aver recitato nel film del 1970 “Lo chiamavano Trinità” accanto a Bud Spencer e Terence Hill, ma anche in diversi ruoli in altri film che vanno dal 1969 al 1981, dal genere spaghetti-western alla commedia all’italiana, dal poliziottesco al fanta-horror. Di Vito ci eravamo occupati in un articolo del nostro magazine lo scorso anno, nel numero di luglio-agosto, proprio per ricordare il cinquantesimo anniversario del famoso film che lo vede in parte protagonista. Partito da bambino da Turi seguendo il lavoro del padre Beniamino, Vito Gagliardi si era trasferito a Velletri rimanendo folgorato dal cinema e dai set di Cinecittà. Iniziò dapprima come “cascatore” fino a ritagliarsi numerose particine in film accanto ai già citati Bud Spencer e Terence Hill ma anche, tra gli altri: Lino Banfi, Pippo Franco, Edwige Fenech, Franco Nero, anche con lo pseudonimo di Thomas Rudy. Il ruolo più emblematico resta comunque quello del bandito messicano Emiliano che, sorpreso a spiare Bambino (Bud Spencer) e Trinità (Terence Hill) intenti a colloquiare con una colonia di agricoltori e allevatori di bestiame su cui un ricco possidente del luogo voleva mettere le mani con la complicità dei banditi messicani, viene costretto a parlare. Il suo silenzio viene messo a repentaglio grazie ad una canna di pistola infilatagli nel naso da Bambino che lo convince così a tradire il suo capo Mezcal e rivelare i piani del cattivo di turno, il Maggiore Harriman. Scena che è diventata un vero e proprio cult del genere tanto da essere utilizzata in numerosi posters e quadri di fan e collezionisti. Il film fu vicecampione d’incassi nella stagione 1970-71 e ancora oggi è seguitissimo nei passaggi delle programmazioni televisive.
A dare la notizia della sua scomparsa è stata la pagina social del Comune di Fontana Liri, comunicazione poi ripresa dalla pagina locale di Frosinone provincia del quotidiano “Il Messaggero” attraverso un articolo del giornalista GianpieroPizzuti. Di Fontana Liri è originaria la moglie di Vito Gagliardi, la signora Enrica Paletta. Nel paese del frusinate Vito Gagliardi si recava spesso ed aveva espresso l’intenzione di lasciare Roma e trasferirsi nella tranquillità della loro casa nel piccolo comune di Fontana Liri. Lo scorso anno, in occasione dei 50 anni di un altro film celebre, “Per grazia ricevuta” con protagonista Nino Manfredi, il nostro Vito aveva accolto la moglie dell’attore Erminia ed il figlio Massimo Manfredi in quanto molte scene del film erano state girate proprio di fronte all’abitazione di Vito a Fontana Liri. In quell’occasione l’Amministrazione comunale aveva scoperto due targhe in ricordo di Nino Manfredi ed il sindaco del comune frusinate, Gianpio Sarracco, aveva espresso il desiderio di celebrare anche Vito Gagliardi-Thomas Rudy con la proiezione in piazza di alcuni suoi film negli eventi di quest’estate appena trascorsa. Il Covid prima e la malattia di Vito poi hanno bloccato il progetto in suo tributo. I funerali si sono svolti presso la Chiesa di Santa Maria dell’Addolorata a Roma il giorno 16 settembre. Desideriamo esprimere alla famiglia il nostro più sentito cordoglio e la nostra vicinanza. Ciao Vito.
Didascalie foto: in alto, la famosa scena del film “Lo chiamavano Trinità” con Bud Spencer, Terence Hill e Vito Gagliardi (Thomas Rudy); in basso, Vito Gagliardi nel 2020, con il sindaco di Fontana Liri, Gianpio Sarracco
Con la pubblicazione del manifesto ufficiale dei solenni festeggiamenti in onore di Sant’Oronzo e con l’arrivo del Carro trionfale in piazza, posizionato la mattina del 5 agosto, l’aria di festa comincia a farsi sentire. È certamente un’atmosfera ancora compassata anche quest’anno e sempre per via dell’emergenza Covid-19, ma pervasa da un grande e diffuso sentimento di rivivere le feste degli anni passati. A questa malinconia si cerca di ovviare come meglio si può e con un grande sforzo collettivo messo in atto dai soggetti coinvolti, che nonostante le difficoltà del momento cercano di rendere omaggio al nostro Santo protettore come meglio possibile.
Livio Lerede, presidente del Comitato Feste Patronali, sottolinea questo impegno: “Anche quest’anno la nostra Festa è di difficile gestione per via della pandemia, mancheranno alcuni momenti importanti, ma abbiamo fatto un passo avanti rispetto allo scorso anno con la possibilità di avere i concerti bandistici - in collaborazione con la Regione Puglia e il progetto ‘Cuore di Banda’ – maggiori luminarie, il ritorno del fuoco serale il 26 e del Luna Park. Tutti gli altri spettacoli previsti e gli appuntamenti religiosi più importanti devono essere rigorosamente all’aperto e con posti a sedere. Purtroppo la Prefettura di Bari non ci ha dato l’autorizzazione per svolgere il Corteo Storico e le attività collaterali previste per il 24 agosto ed è stato sostituito dagli sbandieratori che si muovono in forma itinerante come le bande. Un aiuto che mi preme chiedere è a riguardo del nostro Carro, verso il quale auspico maggiore attenzione anche da parte dell’Amministrazione comunale che potrebbe utilizzare il “Bonus Art” per lavori di recupero e miglioria di beni mobili e immobili legati all’identità di un paese o attivare una raccolta fondi tra privati, in maniera trasparente e con costi che possono essere scaricati fiscalmente come avvenuto per il Colosseo di Roma”.
Anche il nostro arciprete Don Giovanni Amodio si sofferma sulle limitazioni alle quali siamo sottoposti: “Ci dobbiamo attenere alla lettera stilata dai Vescovi di Puglia in merito alle processioni anche se la Conferenza Episcopale Italiana ha dato esito diverso. In Puglia, purtroppo, sono ancora vietate prudentemente le processioni. Quindi, durante l’Undena, sarà Sant’Oronzo a farsi pellegrino ed a visitare le Parrocchie. Il 26 sera, alle 19, ci sarà un bellissimo momento: la celebrazione eucaristica vedrà la presenza, oltre che del nostro Vescovo, anche delle comunità cristiane di Surbo e Botrugno, nostri paesi gemellati nel culto di Sant’Oronzo, e con i rispettivi Sindaci ci recheremo in corteo verso la Chiesa Madre per collocare il reliquiario con la Sacra Reliquia di sant’Oronzo nella teca posta nella cappella ad egli dedicata. A questo proposito confido nella generosità dei fedeli e un aiuto per la raccolta fondi destinati a questa fondamentale opera che finalmente dona la visione della reliquia del Santo a tutta la comunità in maniera perpetua”.
Foto: in apertura, il trasporto del Carro in piazza ad opera del Comitato Feste Patronali nella prima mattinata del 5 agosto. Al centro, Don Giovanni Amodio con il Reliquiario di Sant’Oronzo. In basso, la cappella di Sant’Oronzo nella Chiesa Matrice appena restaurata e con la teca che dal 26 agosto ospiterà stabilmente il Reliquiario di Sant’Oronzo (foto Fabio Zita)
Storie di volontà, di tenacia, di emozioni fortissime capaci di far emozionare coloro che le hanno ascoltate in una serata dedicata a chi ha superato i limiti, facendo rientrare nella “normalità” ciò che prima sembrava eccezionalità. È stato il Prof. Francesco Manfredi, ortopedico e fisiatra presso l’Ospedale Pediatrico ‘Giovanni XXIII’ di Bari e medico paralimpico, a raccontare i protagonisti del suo libro “Oltre i limiti – Meravigliosa…mente”, edito dalla casa editrice Gelsorosso nel 2018; storie di persone straordinarie con i loro obiettivi raggiunti nonostante la disabilità e di persone che hanno messo a disposizione la loro professionalità per un obiettivo che va oltre l’ordinario. Il tutto a dimostrare che l’aspetto psicologico e mentale può essere in grado di giocare un ruolo fondamentale nelle vite delle persone.
Una serata organizzata in piazza Gonnelli il 4 luglio in compartecipazione tra il Comune di Turi, rappresentato dall’Assessore alle Politiche Sociali Imma Bianco, l’Associazione Domus Libri, l’UNITALSI e l’Associazione Solidarietà e Tutela Disabili. A far da moderatore il giornalista sportivo Michele Salomone che ha introdotto gli ospiti e le loro storie da ascoltare per riflettere consapevolmente su come, spesso, le difficoltà comuni che ci troviamo ad affrontare quotidianamente non sono nulla in confronto a vere e proprie imprese compiute da chi ha trasformato una vita che non era più “normale” ma che lo è diventata con un’accezione di straordinarietà.
A raccontare le loro storie c’erano Patty Vittore e Giuseppe Lomagistro. Patty, turese di adozione in quanto da 6 anni residente nel nostro paese, ha dovuto affrontare improvvisamente la sua condizione di disabilità all’età di 25 anni in seguito ad un incidente stradale. Anni difficilissimi i primi, ai quali ha reagito con grande forza realizzando desideri che fino ad allora aveva solo accarezzato come: guidare un kart, fare paracadutismo e sperimentare ogni attività sportiva con grande curiosità e tenacia, dallo sci alla speleologia, fino a diventare atleta paralimpica di canottaggio. In ultimo ha partecipato a concorsi di bellezza ed ha sfilato come modella per abiti da sposa. La stessa tenacia e forza mentale dimostrata da Giuseppe, anch’egli vittima di un incidente stradale 8 anni fa, un ragazzo che non si è mai arreso e ha combattuto facendo dello sport la sua vita diventando giocatore nel ruolo di guardia del basket in carrozzina dell’HBari 2003 e atleta paralimpico di Arrampicata sportiva. A conclusione ha preso la parola il delegato provinciale CIP (Comitato Italiano Paralimpico) Gianni Romito. Questi esempi restano eclatanti, sono visibili agli occhi di tutti ma, come è stato sottolineato dagli intervenuti, esistono moltissimi esempi di battaglie quotidiane combattute nel silenzio e senza clamore ma parimenti degne di essere ricordate per conferire un meritato e rispettoso riconoscimento ai protagonisti di tanta “eccezionale normalità”. Il ricavato della vendita del libro del Prof. Manfredi è stato devoluto alle associazioni del territorio.