Raffaele Valentini e le voci recitanti

‘Maleparole’ di Raffaele Valentini, la poetica della lingua turese

A vent’anni dall’uscita di ‘Parole a memoria’ e a sei dalla ‘Grammatica turese’, il prof. Raffaele Valentini, ex-docente di lingue, studioso di lungo corso, scrittore, giornalista, nonché direttore del nostro giornale ‘il paese’ torna a parlare della lingua turese, della lingua dialettale, con un terzo volume dal titolo ‘Maleparole’. Una trilogia di fondamentale importanza, edita da ‘il paese’, in quanto mette nero su bianco, ancorando al tangibile una cultura fino a qualche anno fa prettamente orale, cioè trasmessa a memoria di padre in figlio senza punti di riferimento letterari, decodificati e proprio per questo a rischio estinzione.

Un pericolo, in parte scongiurato – tanto, però, è andato purtroppo perduto per sempre – da lavori di ricerca come quelli messi in atto in un lungo arco di tempo dal prof. Valentini poi sfociati nei tre libri e in articoli pubblicati su ‘il paese’, giornale fin dalla nascita, nel lontano 1988, attento alla cultura in genere e a quella popolare in particolare.

Nella bella serata di presentazione di ‘Maleparole’, il 19 agosto scorso, organizzata dalla Pro Loco, dal Comitato Feste Patronali e da ‘il paese’, di fronte ad un attento e numeroso pubblico – segno evidente dell’attenzione verso i temi della cultura locale ed anche di stima per l’Autore che a questi temi ha dedicato tutta la sua vita – si è parlato molto dell’importanza delle culture e delle innumerevoli lingue dialettali della nostra cara Italia.

L’atmosfera di amicizia e gioia al Chiostro dei Francescani, una volta luogo di meditazione dei Frati Riformati, ha coinvolto tutti mescolando: dibattito – gli interventi di Lia Daddato (vicedirettore de ‘il paese’), Annalisa Rossi (Soprintendente agli Archivi e alle Biblioteche della Lombardia), Raffaele Valentini, il sindaco Giuseppe De Tomaso, musica ruspante (Oronzo Di Pinto con un pezzetto della nostra Banda musicale cittadina ‘Don Giovanni Cipriani’) e belle letture dialettali teatrate.

Raffaele Valentini ha introdotto brevemente la serata, poi ha passato la parola al Sindaco, il quale ha elogiato il lavoro di ricerca portato avanti dallo studioso turese, definendo il suo ‘Maleparole’ «un lavoro non solo eccellente ma anche divertente». De Tomaso ha poi citato Gramsci, per sottolineare l’importanza dei linguaggi locali nella formazione intellettuale, riferendo di una lettera dalla prigionia con cui raccomandava alla sorella Teresina di lasciare parlare in sardo i suoi bambini per non commettere l’errore di mettere “una camicia di forza” alla loro fantasia invece si “sviluppino spontaneamente nell’ambiente naturale in cui sono nati…”.

Lia Daddato ha sottolineato l’importanza del progetto editoriale de ‘il paese’: «Sono quasi 40 anni che condividiamo con Raffaele la passione per la ricerca e l’attenzione per questo nostro paese, una passione che ci accomuna dagli anni ’80 del secolo scorso, a partire dall’esperienza dell’Arci, una bella esperienza, madre di tante amicizie e tanti progetti, tra cui appunto la nostra rivista ‘il paese’, che ormai vanta più di 320 numeri e tante parole, articoli, ricerche, approfondimenti”. La lingua, il dialetto, i modi di dire, ha continuato la Vicedirettrice de ‘il paese’ “hanno sempre avuto un posto di rilievo nel nostro giornale: ‘Maleparole’ è il 3° libro di Raffaele edito da ‘il paese’ e dedicato al dialetto, ma ricordiamo ‘Parole a memoria’ edito nel 2004 e la ‘Grammatica turese’ del 2018” ed anche le prime tre lettere del ‘Dizionario turese’ pubblicate sui quaderni ‘Sulletracce’ del Centro Studi».

La dott.ssa Daddato ha spiegato i motivi di tutta quest’attenzione al dialetto: «Non solo perché il nostro Direttore ne è un cultore ostinato e appassionato, ma perché crediamo che il dialetto, la lingua della nostra comunità, sia l’espressione più autentica della nostra cultura popolare, sia la sua voce, un patrimonio immateriale che per sua natura rischia di rarefarsi e scomparire». Ma come evitare tutto questo? «Opere come quelle di Raffaele ci offrono una soluzione perché non soltanto ci aiutano a conservare memoria dei suoni, delle parole, delle espressioni, ma ci offrono modi nuovi di esercitare la nostra lingua, scongiurandone la scomparsa”. Infine, un appello: “Il nostro paese ha bisogno di un progetto che metta radici più a fondo, un progetto che s’impegni a valorizzare il nostro patrimonio culturale con la stessa cura e attenzione che Raffaele Valentini ha dedicato al nostro dialetto, valorizzandolo e restituendocelo come una parte di noi».

La dott.ssa Annalisa Rossi nel suo intervento cita il Pasolini del 1951: «”Se una lingua si compie nel suo passaggio alla dimensione scritta, prima, e a quella letteraria, dopo, il volumetto ‘Maleparole’ disegna la strada, con una certezza, suggerita dalla citazione da ‘dialetto e poesia popolare’ di Pier Paolo Pasolini a p. 88: “Quel contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà. Personalmente ritengo che a ragione la parola ‘contadino’ possa essere sostituita dalla parola ‘cittadino’, abilitando, così, la lingua dialettale a dispositivo garante della possibilità di essere pienamente se stessi, in un tempo in cui il concetto stesso di ‘comunità’ ha bisogno di superare, finalmente e felicemente, il confine di un comune, di un territorio, di un Paese…». «La poesia dialettale – ha continuato la dott.ssa Rossi citando ancora Pasolini – è un paesaggio notturno colpito ogni tanto dalla luce”… Come dire, il dialetto nella sua struttura è ontologicamente poetico e con quella dimensione di fisicità e concretezza che è propria delle comunità».

Perché Maleparole nel titolo e versi inversi nel sottotitolo, si è chiesta Annalisa Rossi? «Come dire che il dialetto sia costituito e strutturato di male parole. Cosa sono le male parole? Sono parole cattive, sono parolacce, cioè pronunciate con un’intenzione ulteriore, malevole? Nel volume Raffaele fa due operazioni: un primo livello è quello di conferire dignità di parola scritta a quella che nasce e vive come lingua orale, poi fa un salto ulteriore: la traduzione dall’italiano o da altre lingue – significativa è il brano di Shakespeare –nella lingua dialettale turese di questi contenuti, assegnando la dignità di una lingua poetica al  dialetto turese». Annalisa Rossi ha dunque elogiato il lavoro di Valentini riconoscendogli il merito di questo salto di qualità.

Raffaele Valentini, chiamato in causa dalla domanda della Rossi ha detto: «Maleparole è tutto questo. La mia intenzione è quella di dare al nostro dialetto una dignità propria soffocata nel tempo. L’aver tradotto opere come l’Amleto mi ha dato una soddisfazione profonda perché l’impresa mi ha dato la conferma di come il dialetto possa essere efficace, ne avrete dimostrazione a breve nella recitazione di brani del libro da parte di amici che mi hanno aiutato questa sera».

La bella serata estiva, minacciata ma risparmiata dal maltempo, è stata intervallata da letture ben recitate di alcune ‘Maleparole’, a cura di: Annalisa Scisci, Elena Giannico, Francesco Lerede, Irene Mastronardi, Mario Tateo (bravo a recitare a braccio e in lingua turese un brano dell’Amleto di Shakespeare “Essere o non essere, cùsse iè u uèje!…”), Pasquale Del Re (anch’egli studioso e autore di dialetto), Pasquina Cascarano.

Giovanni Lerede

Didascalie foto: 1) Raffaele Valentini con le voci recitanti; 2) Raffaele Valentini con Lia Daddato e Annalisa Rossi; 3) L’Autore con il sindaco di Turi Giuseppe De Tomaso; 4) Panoramica del Chiostro dei Francescani durante la presentazione di ‘Maleparole’.

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Pagine di Natale. Due turesi a Matera

Tantissima gente nella sala dello splendido Palazzo Viceconte a Matera. Una serata divisa in due parti, come due facce dello stesso Natale. Protagonista la raffinata Orchestra d’archi “Solisti Lucani” diretta dal Maestro Michele Cellaro. La serata è cominciata con un racconto di Raffaele Valentini tratto dal romanzo “La prigione sotto la neve”, commentato con musiche originali composte dal Maestro Cellaro, e recitato dal giovanissimo Kevin Angus Ramaglia.

Sandro Zerbola, ergastolano del carcere di Turi fino agli anni ’70, ogni tanto torna a rivelarsi tra noi con tutta la sua struggente umanità, grazie ai pentagrammi di Michele e alle pagine di Raffaele. Parole e musica graditissimi al pubblico presente, insieme ai Maestri lucani che hanno saputo interpretare con maestrìa il “diario” di Sandro, accomunato nella sua solitudine ad Antonio Gramsci, detenuto dello stesso carcere in altri tempi.

Nella seconda parte della serata, invece, ampio spazio alla musica pura con musiche di van Westerhout, E.H. Jones, Pierpont, Astor Piazzola e l’immancabile Joseph Strauss con la sua ‘Feuerfest’. Una festa di suoni e di applausi. Con tanta sentita partecipazione come capita solo in certi momenti speciali.  

Michele Cellaro, Maestro eccellente, ha animato tutta la serata con la sua direzione professionale, apparentemente informale, cercando di coinvolgere persone di ogni età, facendole persino partecipare ai ritmi in certi intermezzi battendo mani e piedi. La musica è linguaggio magico, capace di esaltare le emozioni sopite che spesso giacciono dormienti in ognuno di noi. La musica è liberazione. La musica dei “Solisti Lucani” ha reso entusiasmante il 23 dicembre a sera a Palazzo Viceconte, una vigilia di festa vissuta insieme con i sorrisi, perché è davvero tanto bello ritrovarsi. Perché è un beneficio straordinario portare a casa tanta serenità.

Didascalie foto: in alto Michele Cellaro e Raffaele Valentini; al centro i ‘Solisti Lucani’ diretti dal M° Cellaro; in basso, l’ingresso del Palazzo Viceconte (già Palazzo Venusio) a Matera.

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“Bella la terra mia: la sfida di nuove frontiere”. Serata di riflessione sul naturale e perenne flusso dei migranti

Una bellissima serata quella di martedì 23 agosto organizzata in occasione della ‘Giornata del Migrante’ e intitolata “Bella la terra mia: la sfida di nuove frontiere”. Da un’idea della Prof.ssa Carmela Mezzapesa, l’Associazione ‘Il Viandante’ con il patrocinio del Comune di Turi e in collaborazione con le Associazioni ‘I vecchi Tempi’, ‘Turesi nel Mondo’ e ‘Giovanni Maria Sabino’, hanno dato vita ad un evento che mira a creare un connubio tra consapevolezza, storia e arte partendo dal tema migrazione.

Un ringraziamento particolare va rivolto a Imma Bianco, Assessore comunale ai Servizi Sociali e ai contatti con le Associazioni Culturali turesi. Grazie al suo lodevole impegno la serata si è svolta nel migliore dei modi, così come richiedeva la ricorrenza.

Ad aprire gli interventi, il Dott. Antonio Coletta che ha portato il saluto dell’Associazione ‘Turesi nel Mondo’. A seguire un efficace approfondimento del Prof. Raffaele Valentini che ha introdotto il tema facendo un excursus linguistico sulla migrazione e affermando come quest’ultima sia una prerogativa insita nell’essere umano, infatti a livello antropologico la voglia di guardare e andare lontano ha spinto l’uomo ad elevarsi e quindi diventare erectus. Fin dall’antichità, infatti, l’uomo si è spostato per cercare territori più fertili e adatti a migliorare le proprie condizioni di vita, quindi è naturale che ancora oggi sia così.

I nostri antenati hanno lasciato le loro famiglie nella speranza di trovare opportunità di lavoro impossibili in terra natia e ancora adesso nel nostro paese abbiamo giovani costretti ad allontanarsi in altri luoghi d’Italia e del Mondo per lo stesso motivo. Ovviamente, anche chi arriva da noi compie lo stesso percorso, vivendo nella propria terra le stesse situazioni e cercando, anche mettendo a rischio la propria vita, di provare ad avere un futuro migliore. Ad oggi parlare di migrazioni come se fosse un’emergenza è fuorviante, in quanto trattasi di un fenomeno umano e naturale che va gestito in maniera strutturale avviando processi di integrazione efficace.

Successivamente l’intervento della Dott.ssa Mariangela Volpicella, ha permesso di mettere a fuoco i numeri di quanti da Turi sono partiti alla ricerca di fortuna nel Lussemburgo, in America e in altre realtà che all’epoca risultavano di grande attrattiva a livello lavorativo e che spesso poi si sono dimostrate essere delle zone di sfruttamento della manodopera migrante. Un dato interessante è sapere che la meta più scelta dagli emigranti turesi è stata l’America e solo in seconda posizione si è scelto il Lussemburgo, al contrario di quello che comunemente si pensa. Il lavoro della Dott.ssa Volpicella è molto importante per la comunità turese, perché racconta uno spaccato di storia che ci ha visti poveri e migranti. Tantissime le famiglie costrette ad abbandonare le proprie radici, gli affetti, i luoghi e le tradizioni di una comunità unita come quella di un piccolo paese.

A tal proposito il Prof. Raffaele Valentini, sottolinea anche l’importanza di riaprire al più presto la Biblioteca e l’Archivio comunale, non solo per poter offrire un servizio pubblico al cittadino, ma anche per custodire tutto il materiale che riguarda questo capitolo di storia turese che va assolutamente tutelato. La Sindaca, Dott.ssa Ippolita Resta, intervenuta per portare il suo saluto ai presenti, concorda pienamente sull’importanza che riveste la Biblioteca per la cultura e la memoria del territorio e dichiara che l’Amministrazione è impegnata ad ottenere ulteriori finanziamenti ­– un primo finanziamento di 700.000€ è già stato assegnato ­– che possano rendere fruibile la nostra Biblioteca comunale.

Molto appassionato l’intervento della Sig.ra Asma proveniente dal Marocco e in Italia da circa 15 anni, la quale ci ha permesso di conoscere la storia di chi arriva oggi nel nostro paese e sogna un futuro sereno per la propria famiglia. I sentimenti, le emozioni e i vissuti sono uguali a quelli dei nostri emigrati, perché lasciare le proprie radici è sempre un grande dolore e contemporaneamente una grande scommessa.

Quella di Asma è una storia a lieto fine di vera integrazione, si è inserita insieme alla sua famiglia nella nostra comunità con successo, grazie all’aiuto dei Servizi Sociali e dell’Amministrazione comunale e oggi è una donna fedele alle sue origini e orgogliosa di essere cittadina italiana e turese.

Il Prof. Fabio Zita con il racconto dei suoi antenati e il Sig. Pierino Schettini con la sua esperienza di emigrante negli Stati Uniti, ci hanno permesso di entrare nel vivo di quelli che sono i vissuti e le esperienze di vita di chi si è ritrovato in una nuova terra per ricostruirsi una vita partendo da zero. Le imprese militari o i mille lavori umili e sacrificanti; sono tantissime le storie dei nostri concittadini all’estero, tutte diverse ed emozionanti. Anche Paolo Valerio e Lorenzo Gassi hanno portato le loro riflessioni sul tema raccontando le proprie esperienze personali e familiari.

Gli interventi dei relatori sono stati intervallati dalle splendide e significative poesie magistralmente lette da Mauro Paladini e dalla splendida voce di Francesca Gangi accompagnata dal violino e dalla tastiera rispettivamente suonati dalla M° Angela Iacovazzi e dal M° Francesco Baccellieri.

Molto efficace l’abbinamento dei brani della serata, un accostamento tra O Sole Mio, canzone molto cara ai migranti italiani e il blues, che ha permesso allo spettatore di immergersi nella nostalgia del proprio paese e l’atmosfera americana, terra d’approdo e di speranza. Moltissimi i complimenti rivolti ai musicisti, davvero bravi nel creare quel coinvolgimento emotivo che ha accompagnato il numeroso pubblico durante tutta la serata. Talmente intensa l’atmosfera creata, che anche quando poche gocce di pioggia hanno interrotto l’evento, i numerosi ospiti sono rimasti nel chiostro in attesa che si allestissero le sedute nei corridoi per poter continuare a godere di una serata così coinvolgente.

Carico di significati è stato il momento in cui Pierino Schettini e Raffaella Giuliani, interpretando rispettivamente nonno e nipote, hanno raccontato le emozioni del viaggio verso terre sconosciute e del ricordo di Turi che rimane sempre vivo in chi va via. Il loro racconto ha permesso di ricordare quanto sia importante il ruolo della memoria, che va trasmessa di generazione in generazione, affinché la storia e i valori di una volta non vadano dispersi.  

A fine serata durante il rinfresco offerto da Cantine Giuliani e Grano d’Oro di Puglia, gli ospiti hanno avuto modo di scambiare ricordi e osservazioni ammirando la personale di Lorenzo Gassi e le foto dei migranti distribuite lungo le pareti degli archi del chiostro, messe a disposizione dal Dott. Coletta.

Un evento originale quello ideato da Carmela Mezzapesa che speriamo abbia lasciato il segno. Musica, poesia e approfondimenti tematici hanno permesso il fluire delle emozioni che consentono alle memorie di rimanere impresse nell’animo umano e contemporaneamente riflettere su un tema importante e attuale.

Accompagnati dal rintocco della torre dell’orologio, simbolo della nostra Turi e testimone di partenze e arrivi, è bene ricordare che qualunque motivo porti un uomo a partire, la cosa più importante è sapere di poter avere fiducia in chi accoglie.

Angelica De Tomaso

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Sul ‘Progetto Gramsci’ il direttore Raffaele Valentini risponde all’arch. Giuseppe Giannini

L’arch. Pino Giannini ci manda una lettera, una lettera aperta pubblicata sul sito on line de “il paese”, perché tutti possano leggerla. Sono le sue osservazioni sul cosiddetto “Progetto Gramsci” che coinvolge, in parte, la nostra villa. È un parere chiesto al professionista dal Sindaco, come l’architetto stesso chiarisce. Ed è la sua posizione da tecnico, già intervenuto nei primissimi anni 2000 sulla stessa area.

Altrettanto pubblicamente rispondo, come Direttore destinatario della lettera, perché altri leggano il confronto civile e civico. Perché credo che ci sia molto ‘non detto’ nell’affrontare la questione. Non c’è nessuna valenza ideologica nell’essere a favore di quest’opera. Ideologico, se mai, è proprio il suo rifiuto. Infatti: se usassimo questa stessa riduttiva categoria di pensiero dovremmo dire che è anche ideologico aver creato la lapide monumentale ad Aldo Moro a San Giovanni, e relativa piazza? Aver intitolato piazza e Istituto Tecnico a Sandro Pertini? Aver collocato le statue della santa devozione qui e là? Ma, procediamo per passi, per farci capire.

  1. STORIA

2018 Si concretizza il “Progetto Gramsci”, dopo precedenti relazioni tra Regione e Sindaco Coppi uscente

  • 19 luglio (delibera di indirizzo del Commissario Cantadori)
  • 2 ottobre (delibera di conferma del Commissario Cantadori)
  • 15 giugno – progetto ufficiale definitivo dalla Regione Puglia
  • MAGGIO/GIUGNO SI INSEDIA LA GIUNTA RESTA (dopo elezioni)
  • INCONTRI NUOVA GIUNTA CON REGIONE sul tema

2019

  • 1° novembre. Il Sindaco Tina Resta (entusiasta) è a Roma all’Auditorium della Musica alla presentazione del Progetto “Compagni e Angeli” con Alfredo Pirri (artista del progetto), prof. Beppe Vacca (già direttore Istituto Gramsci) – ambasciatore d’Albania Anila Bitri Lana – funzionario Regione Puglia Aldo Patruno (foto pubblicate su “il paese”)
  • LOCKDOWN. “Non abbiamo potuto più organizzare i previsti incontri con i cittadini per renderli consapevoli del progetto già avviato”. [TINA RESTA “il paese” giugno 2021]

2020

ESTATE

  • “La Regione mi chiede di incontrare le autorità del Carcere perché è necessario far entrare i tecnici incaricati nella cella di Gramsci per rilevarne le dimensioni, utili alla realizzazione della struttura esterna. Nello stesso periodo dagli uffici regionali è arrivata altra documentazione. Vertici regionali e Ministero di Grazia e Giustizia si stanno confrontando per trovare una soluzione. Il Sindaco di Turi c’entra molto poco in quanto trattasi di una questione normativa”. [TINA RESTA “il paese” giugno 2021]

2021

  • venerdì 21 maggio. Alle ore 18.30 in Piazza Gonnelli (dopo averlo annunciato con manifesti pubblici) il Comune di Turi presenta alla comunità cittadina il progetto di riqualificazione degli ampi spazi della Piazza Sandro Petrini a Sud e Piazza Aldo Moro a Est del carcere, e l’installazione dell’opera “Compagni e Angeli”. Progetto interamente finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Progetto di cooperazione transfrontaliera Italia-Albania-Montenegro, di cui il Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia è partner.
  • Il progetto ha rilievo internazionale con due professionisti di altissimo spessore (vedi in seguito). E coinvolge: Turi per l’Italia – Tirana per l’Albania – Podgorica per il Montenegro.
  • L’opera è stata progettata dall’architetto del paesaggio il portoghese Joao Ferreira Nunes (docente all’Instituto Superior de Agronomia Universidade Técnica de Lisboa dal 1991 e all’Università I.U.A.V. di Venezia, al Politecnico di Milano, al Politecnico di Torino, alla Sapienza – Università di Roma, alla Facoltà di Architettura di Alghero e all’Accademia di Architettura di Mendrisio, Svizzera).
  • La creazione artistica è di Alfredo Pirri (ha insegnato alla Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, alla Sapienza – Università di Roma, ed è stato docente di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, di Palermo e presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Nel 2015/2016 è stato Advisor in Visual Art per l’American Academy in Rome).      
  • Giugno. Per capirci di più, si istituisce una Commissione Consiliare di studio per analizzare più da vicino il Progetto, presieduta dal consigliere di minoranza prof.ssa Lilli Susca.
  • L’arch. Comunale Del Rosso conferma la possibilità di fare richiesta agli autori del progetto per quanto riguarda modifiche, accorgimenti da apportare dopo l’approvazione stessa del Progetto.
  • 15 luglio. Incontro tra quattro componenti della Commissione Consiliare, l’architetto del paesaggio Joao Nunes, Alfredo Pirri, l’architetto Sportelli (tecnico della Regione Puglia), Del Rosso responsabile Ufficio Tecnico Comunale. Il Sindaco è assente per motivi personali. Si cerca di valutare le perplessità turesi al progetto (vialetti in terra battuta/meglio lasciare il basolato preesistente, problemi di irrigazione, timore che vengano tagliati alberi, scala a chiocciola/da vietare accesso e solo simbolica, altezza eccessiva della siepe/a 2 metri ricrea di fatto il muro di cinta del carcere, aumento del numero delle panchine con lo schienale. In più si suggerisce la creazione di un’area dove poter allestire un palco di media grandezza e un’area verde che valorizzi il Monumento ai Caduti più in là). I progettisti si mostrano disposti ad accogliere le possibili modifiche.
  • Ma intanto si continua a tergiversare, si chiama in causa questo o quell’altro ente a esprimersi. Si ha bisogno di capire ancora meglio o forse si sta prendendo tempo?

2022

  • «La sospensione della Commissione di studio sul “Progetto Gramsci” è stato un bel pasticcio. Ho chiesto di ritornare in Consiglio affinché fosse la politica a decidere e non si delegasse la scelta ad una Commissione, presieduta da un consigliere che non è nemmeno della Maggioranza. Non si può andare avanti così – incalza – stiamo facendo il gioco dell’Opposizione che, di volta in volta, tira fuori la carta vincente e fa scuola» [ONOFRIO RESTA – “il paese” – gennaio/febbraio 2022]
  • RIASSUMENDO
  • Un progetto interamente finanziato da fondi europei/Regione Puglia (e non dalla Federazione Comunista di Bari). La Regione committente decide per proprio conto – visto che pagano di tasca propria – quali sono i tecnici da incaricare, da investire per l’opera (Nunes – Pirri). 
  • ideologico = aggettivo dal significato specifico, ristretto, utilizzato per indicare dottrine e movimenti politici precisi (comunismo, nazismo, fascismo ecc.). Vedi TRECCANI 
  • Si cerca di valorizzare Gramsci (e lo spazio intorno) e come si può capire questo non ha un intento ideologico perché prima di tutto non si capisce da dove si possa dedurre che l’opera abbia connotazione ideologica. Il progetto invece vuole rendere omaggio ad Antonio Gramsci, che accidentalmente ha incrociato la vita di Turi (nome della nostra città diffuso a livello internazionale, legato proprio ai “Quaderni dal Carcere”, per esempio) e riqualificare la zona in pieno degrado. L’opera progettuale e artistica, come si è detto più volte, esprime il bisogno di ricordare Gramsci non attraverso un “monumento celebrativo” ma realizzando un luogo pubblico, caratterizzato dalla presenza dell’arte che abbia un valore civico e simbolico, e che contribuisca attivamente al rinnovamento urbanistico della città
  • Gramsci è un intellettuale, pensatore, uomo di cultura italiano studiato e rispettato in tutto il mondo, fino in America, in Giappone ecc.). Meno che a Turi.
  • OSSERVAZIONI

Le condizioni della villa alla vigilia degli interventi degli anni novanta erano decisamente inaccettabili. Il verde lasciato a se stesso e poco curato aveva il sopravvento sull’architettura e un forte squilibrio fra la parte centrale e quella retrostante, verso il carcere ne faceva un polmone verde ma da riorganizzare e riconsegnare alla comunità turese” dice giustamente l’arch. Pino Giannini progettista della bella trasformazione di 20 anni fa.

  • Ma non sono altrettanto inaccettabili le condizioni di degrado attuale (degrado di molti anni), di non curanza, di verde raro, di aiuole verdi sparite, di alberi lasciati a seccare ecc.? Lasciamo tutto così come è malridotto piuttosto che ‘cedere’ al presunto progetto ideologico? Respingiamo il finanziamento per opere di riassetto cittadino?
  • Ma le cose che ci appartengono si fanno ridurre così come sono state malridotte?
  • Anche nel ’90 ci sono state contestazioni di fondo su quel rifacimento. Nonostante tante belle intuizioni di quel rifacimento, non tutto è stato accettato di buon grado (basti ricordare, per esempio, la delusione di molti nel vedere cancellata la vecchia fontana ad archi che campeggia in molte foto di famiglia). Le novità a volte fanno storcere troppo il naso in questo paese, per tanti motivi.
  • Intanto chiedo per capire: Abbiamo motivi per dire che la villa secondo il nuovo progetto non sarà più luogo di aggregazione e cancellerà i sentimenti di appartenenza? Che si svuoterà del suo significato sociale?
  • CONCLUSIONI. TRE COSE

Rispetto al cosiddetto e controverso “Progetto Gramsci” della Regione per riqualificare l’area, si possono dire tre cose essenziali, liberamente e legittimamente, visto che la villa è di proprietà Comunale.

  1. CI PIACE. PUNTO E BASTA. E FINE DELLE TRASMISSIONI.
  2. IL PROGETTO È DA CORREGGERE PERCHÉ CI SONO QUESTE E QUEST’ALTRE COSE DA CONSIDERARE. SEDIAMOCI E PARLIAMONE.

Gli incontri pubblici ci sono comunque stati (pandemia permettendo), le modifiche sono state comunicate alla Regione e ai progettisti. Un referendum tra la popolazione sarebbe inopportuno ma solleverebbe gli Amministratori dalla responsabilità di una decisione.

E un referendum costituirebbe davvero un imbarazzante precedente. Forse anche fuorviante. Ma legittimo pure questo, se è previsto in questi casi e se così hanno pensato di farlo.

  • NON CI PIACE AFFATTO

Se la posizione è il punto 3, come sembra (altra posizione legittimissima!!), caro Sig. Sindaco: perché non dice una volta per tutte (a Turi, alla Regione) che la ‘cosa’ non vi piace, non piace a molti di voi, o non so a chi altri, per qualsiasi motivo? Che questo progetto “non s’ha da fare!!” Perché non mettiamo fine alla questione con mille pretesti e si proferisca chiaramente questo rifiuto? Riuscite una tantum a parlare apertamente, con chiarezza, senza ipocrisia?

Raffaele Valentini

Didascalie foto: 1) rendering del progetto “Compagni e Angeli” con l’installazione artistica di Alfredo Pirri dedicata ad Antonio Gramsci; 2) Il Sindaco Tina Resta a Roma all’Auditorium della Musica alla presentazione del Progetto “Compagni e Angeli” con Alfredo Pirri (artista del progetto), prof. Beppe Vacca (già direttore Istituto Gramsci), ambasciatore d’Albania Anila Bitri Lana e il funzionario della Regione Puglia Aldo Patruno (foto pubblicate su “il paese”).

Raffaele-Valentini

Concorso letterario della Casa Editrice “Montag”, il romanzo inedito di Raffaele Valentini secondo classificato

L’ultima fatica letteraria del prof. Raffaele Valentini, direttore del nostro magazine, ha ricevuto un importante riconoscimento. Nella seconda edizione del Concorso Internazionale di Narrativa 2021 indetto dalla Casa Editrice “Montag” (Marche) il nuovo romanzo, ancora inedito, “I fiori sono righe rosse e bianche” è risultato tra le cinque opere finaliste.Nata nel settembre del 2007, la casa editrice marchigiana ha l’obiettivo di incentivare l’arte della scrittura e dare visibilità ai talenti emergenti. Oltre 200 le opere inedite in gara per questa seconda edizione: un numero ragguardevole, che se da un lato ha costretto la Redazione ad affrontare un’importante mole di lavoro, dall’altro ha rappresentato la migliore ricompensa per chi ha ancora voglia di scommettere su autori e autrici, in un mondo editoriale come quello italiano, complesso e difficile da scalare.

L’esito finale dell’edizione 2021 ha visto quale opera prima classificata: “Mizzy, ovvero Il Vecchio Costillo e la miniera”, di Gianpietro Scalia, mentre al secondo posto è risultato il nostro Raffaele Valentini con “I fiori sono righe rosse e bianche”. A seguire: “Sorridi” di Irene Barbagallo, “Il diario di Leroy Dabrowsky” di Mirko Genovese“L’attesa” di Umberto Chiri.

All’amico Direttore i complimenti della Redazione de ‘il paese magazine’ per questo ennesimo traguardo, nella speranza di vedere al più presto in libreria il nuovo romanzo, terzo in ordine di tempo dopo “La prigione sotto la neve” (Manni Editore) e “Ci sarà tempo per chiedermi” (Edizioni ‘Il Papavero’).