‘Maleparole’ di Raffaele Valentini, la poetica della lingua turese

A vent’anni dall’uscita di ‘Parole a memoria’ e a sei dalla ‘Grammatica turese’, il prof. Raffaele Valentini, ex-docente di lingue, studioso di lungo corso, scrittore, giornalista, nonché direttore del nostro giornale ‘il paese’ torna a parlare della lingua turese, della lingua dialettale, con un terzo volume dal titolo ‘Maleparole’. Una trilogia di fondamentale importanza, edita da ‘il paese’, in quanto mette nero su bianco, ancorando al tangibile una cultura fino a qualche anno fa prettamente orale, cioè trasmessa a memoria di padre in figlio senza punti di riferimento letterari, decodificati e proprio per questo a rischio estinzione.

Un pericolo, in parte scongiurato – tanto, però, è andato purtroppo perduto per sempre – da lavori di ricerca come quelli messi in atto in un lungo arco di tempo dal prof. Valentini poi sfociati nei tre libri e in articoli pubblicati su ‘il paese’, giornale fin dalla nascita, nel lontano 1988, attento alla cultura in genere e a quella popolare in particolare.

Nella bella serata di presentazione di ‘Maleparole’, il 19 agosto scorso, organizzata dalla Pro Loco, dal Comitato Feste Patronali e da ‘il paese’, di fronte ad un attento e numeroso pubblico – segno evidente dell’attenzione verso i temi della cultura locale ed anche di stima per l’Autore che a questi temi ha dedicato tutta la sua vita – si è parlato molto dell’importanza delle culture e delle innumerevoli lingue dialettali della nostra cara Italia.

L’atmosfera di amicizia e gioia al Chiostro dei Francescani, una volta luogo di meditazione dei Frati Riformati, ha coinvolto tutti mescolando: dibattito – gli interventi di Lia Daddato (vicedirettore de ‘il paese’), Annalisa Rossi (Soprintendente agli Archivi e alle Biblioteche della Lombardia), Raffaele Valentini, il sindaco Giuseppe De Tomaso, musica ruspante (Oronzo Di Pinto con un pezzetto della nostra Banda musicale cittadina ‘Don Giovanni Cipriani’) e belle letture dialettali teatrate.

Raffaele Valentini ha introdotto brevemente la serata, poi ha passato la parola al Sindaco, il quale ha elogiato il lavoro di ricerca portato avanti dallo studioso turese, definendo il suo ‘Maleparole’ «un lavoro non solo eccellente ma anche divertente». De Tomaso ha poi citato Gramsci, per sottolineare l’importanza dei linguaggi locali nella formazione intellettuale, riferendo di una lettera dalla prigionia con cui raccomandava alla sorella Teresina di lasciare parlare in sardo i suoi bambini per non commettere l’errore di mettere “una camicia di forza” alla loro fantasia invece si “sviluppino spontaneamente nell’ambiente naturale in cui sono nati…”.

Lia Daddato ha sottolineato l’importanza del progetto editoriale de ‘il paese’: «Sono quasi 40 anni che condividiamo con Raffaele la passione per la ricerca e l’attenzione per questo nostro paese, una passione che ci accomuna dagli anni ’80 del secolo scorso, a partire dall’esperienza dell’Arci, una bella esperienza, madre di tante amicizie e tanti progetti, tra cui appunto la nostra rivista ‘il paese’, che ormai vanta più di 320 numeri e tante parole, articoli, ricerche, approfondimenti”. La lingua, il dialetto, i modi di dire, ha continuato la Vicedirettrice de ‘il paese’ “hanno sempre avuto un posto di rilievo nel nostro giornale: ‘Maleparole’ è il 3° libro di Raffaele edito da ‘il paese’ e dedicato al dialetto, ma ricordiamo ‘Parole a memoria’ edito nel 2004 e la ‘Grammatica turese’ del 2018” ed anche le prime tre lettere del ‘Dizionario turese’ pubblicate sui quaderni ‘Sulletracce’ del Centro Studi».

La dott.ssa Daddato ha spiegato i motivi di tutta quest’attenzione al dialetto: «Non solo perché il nostro Direttore ne è un cultore ostinato e appassionato, ma perché crediamo che il dialetto, la lingua della nostra comunità, sia l’espressione più autentica della nostra cultura popolare, sia la sua voce, un patrimonio immateriale che per sua natura rischia di rarefarsi e scomparire». Ma come evitare tutto questo? «Opere come quelle di Raffaele ci offrono una soluzione perché non soltanto ci aiutano a conservare memoria dei suoni, delle parole, delle espressioni, ma ci offrono modi nuovi di esercitare la nostra lingua, scongiurandone la scomparsa”. Infine, un appello: “Il nostro paese ha bisogno di un progetto che metta radici più a fondo, un progetto che s’impegni a valorizzare il nostro patrimonio culturale con la stessa cura e attenzione che Raffaele Valentini ha dedicato al nostro dialetto, valorizzandolo e restituendocelo come una parte di noi».

La dott.ssa Annalisa Rossi nel suo intervento cita il Pasolini del 1951: «”Se una lingua si compie nel suo passaggio alla dimensione scritta, prima, e a quella letteraria, dopo, il volumetto ‘Maleparole’ disegna la strada, con una certezza, suggerita dalla citazione da ‘dialetto e poesia popolare’ di Pier Paolo Pasolini a p. 88: “Quel contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà. Personalmente ritengo che a ragione la parola ‘contadino’ possa essere sostituita dalla parola ‘cittadino’, abilitando, così, la lingua dialettale a dispositivo garante della possibilità di essere pienamente se stessi, in un tempo in cui il concetto stesso di ‘comunità’ ha bisogno di superare, finalmente e felicemente, il confine di un comune, di un territorio, di un Paese…». «La poesia dialettale – ha continuato la dott.ssa Rossi citando ancora Pasolini – è un paesaggio notturno colpito ogni tanto dalla luce”… Come dire, il dialetto nella sua struttura è ontologicamente poetico e con quella dimensione di fisicità e concretezza che è propria delle comunità».

Perché Maleparole nel titolo e versi inversi nel sottotitolo, si è chiesta Annalisa Rossi? «Come dire che il dialetto sia costituito e strutturato di male parole. Cosa sono le male parole? Sono parole cattive, sono parolacce, cioè pronunciate con un’intenzione ulteriore, malevole? Nel volume Raffaele fa due operazioni: un primo livello è quello di conferire dignità di parola scritta a quella che nasce e vive come lingua orale, poi fa un salto ulteriore: la traduzione dall’italiano o da altre lingue – significativa è il brano di Shakespeare –nella lingua dialettale turese di questi contenuti, assegnando la dignità di una lingua poetica al  dialetto turese». Annalisa Rossi ha dunque elogiato il lavoro di Valentini riconoscendogli il merito di questo salto di qualità.

Raffaele Valentini, chiamato in causa dalla domanda della Rossi ha detto: «Maleparole è tutto questo. La mia intenzione è quella di dare al nostro dialetto una dignità propria soffocata nel tempo. L’aver tradotto opere come l’Amleto mi ha dato una soddisfazione profonda perché l’impresa mi ha dato la conferma di come il dialetto possa essere efficace, ne avrete dimostrazione a breve nella recitazione di brani del libro da parte di amici che mi hanno aiutato questa sera».

La bella serata estiva, minacciata ma risparmiata dal maltempo, è stata intervallata da letture ben recitate di alcune ‘Maleparole’, a cura di: Annalisa Scisci, Elena Giannico, Francesco Lerede, Irene Mastronardi, Mario Tateo (bravo a recitare a braccio e in lingua turese un brano dell’Amleto di Shakespeare “Essere o non essere, cùsse iè u uèje!…”), Pasquale Del Re (anch’egli studioso e autore di dialetto), Pasquina Cascarano.

Giovanni Lerede

Didascalie foto: 1) Raffaele Valentini con le voci recitanti; 2) Raffaele Valentini con Lia Daddato e Annalisa Rossi; 3) L’Autore con il sindaco di Turi Giuseppe De Tomaso; 4) Panoramica del Chiostro dei Francescani durante la presentazione di ‘Maleparole’.

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