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Si è chiusa in bellezza la XIV edizione del Festival del Belcanto. A Turi un lungo e qualificato percorso tra musica, canto e arte

La Regione Puglia da qualche anno ha compreso, con lungimiranza, il vicolo cieco in cui il turismo regionale si stava cacciando. Un’offerta turistica prettamente balneare non più del tutto sostenibile, perciò ha promosso nei mesi estivi (e non), attraverso il proprio Polo Arti Cultura Turismo – PACT, numerose iniziative culturali di qualità medio-alta in grado di attrarre turisti anche nelle città e nei paesi dell’entroterra, chiamate sempre più ad attrarre flussi turistici e decongestionare le zone costiere, rendendo il fenomeno turistico regionale più sostenibile e virtuoso. Iniziative che hanno anche il loro focus nella creazione di quella che deve essere una definita impronta culturale che i nostri luoghi e la nostra Regione devono scolpire nella mente del turista. 

Nel novero di queste manifestazioni, rientra senza dubbio, anche per l’elevato livello dell’offerta culturale prestata, il ‘Festival del Belcanto’ di Turi, kermesse estiva che da ben XIV edizioni si svolge nella nostra cittadina e che si è ormai da tempo ritagliata a tutti gli effetti un interessantissimo spazio nel panorama della lirica pugliese e nazionale, mantenendo sempre fede alla propria “mission”: quella di dimostrare che le passioni ed i sentimenti raccontati dalla lirica possano e debbano incuriosire ed appassionare tutti, comprese le nuove generazioni,  facendo così uscire la lirica fuori dal concetto di ‘nicchia’, di modo che, tutti possano appropriarsi e godere di ciò che l’Unesco ha riconosciuto quale patrimonio immateriale dell’Umanità.

Proprio a supporto della destagionalizzazione dell’offerta turistica, quest’anno, sempre col patrocinio della Regione Puglia, il “Festival” ha avuto il suo prologo già nel periodo di Quaresima, con un primo evento, ed in particolare nella giornata del 17 marzo nella suggestiva cornice della Chiesa di Santa Maria Assunta di Turi, allorquando l’Orchestra Filarmonica Pugliese-OFP diretta dal Ferdinando Redavid, la Corale Jubilate di Conversano ed i Soli: Valentina De Pasquale soprano, Margherita Rotondi nel ruolo di contralto, Giuseppe Cacciapaglia tenore e Lorenzo Salvatori basso, hanno magnificamente portato in scena gratuitamente per il pubblico, la “Messa di Requiem in Re minore K 626, per Soli, Coro e Orchestra” del genio austriaco W.A.Mozart. Musica “sacra” che ha visto un’ulteriore e secondo evento il 21 maggio, quando presso la Chiesa Santa Maria Ausiliatrice in Turi, in concomitanza con la novena per S. Maria Ausiliatrice si è realizzata una serata in cui si è ripercorso un viaggio nella storia del dolcissimo canto alla “Vergine Maria” che ha attraversato i secoli, presentando brani di Back/Gounod, Piazzolla, Verdi, Mercadante, Caccini e Shubert arrangiati dal M° Angelo Basile direttore del quintetto d’archi “Orchestra della Magna Grecia” con la partecipazione di Angela Lomurno, soprano dalla vocalità assai versatile.

Oltre al patrocinio della Regione Puglia e del Comune di Turi, la XIV edizione del Festival ha visto l’ingresso come main sponsor prima della Willy Green Teconology Srl, e da maggio anche dell’Aps “Cultura & Armonia” ad essa collegata, fondata da Emanuele Ventura e Giovanna Giannandrea i quali con grande lungimiranza e spirito d’iniziativa hanno pienamente sposato il progetto. Nella serata clou della rassegna estiva, l’Aps Accademia “Chi è di scena?!”ha omaggiato i fondatori di “Cultura & Armonia”, col premio onorifico di soci benemeriti onorari dell’associazione.

Incentrate sulla formazione e sui giovani, sono state le altre due serate estive del “Festival”, in piena sintonia anche con la vision di “Cultura e Armonia” Aps. Nella serata del 27 luglio, onde preparare l’ascoltatore ad un migliore e più consapevole ascolto della “Madame Butterfly – la vera sposa americana” messa in scena il giorno seguente, si è tenuta una conferenza patrocinata anche dall’Ordine dei Giornalisti della Puglia valevole come corso per i crediti della formazione continua giornalistica, dal titolo “Madame Butterfly e il dramma d’amore nel teatro pucciniano”,che ha visto l’intervento della nota giornalista e critica musicale barese Fiorella Sassanelli, in dialogo con i colleghi Sebastiano Coletta e Serena Greco.

Nella serata conclusiva del 4 di agosto, nel largo dinanzi Palazzo Gonnelli è stata la volta dell’assegnazione del prestigioso “Premio Belcanto” da sempre assegnato alle eccellenze liriche del territorio pugliese che contribuiscono a diffondere il nome della Puglia nel mondo, quest’anno consegnato al soprano barese Amelia Felle: soprano dal vastissimo repertorio di gran respiro, molto versatile, che ha riscosso un grande consenso di pubblico e critica. Il suo esordio avvenuto nel 1981 cantando Vivaldi e Pergolesi con l’Orchestra Sinfonica della Provincia, vincendo anche il Concorso Liederistico Internazionale di Finale Ligure ed il “Voci  Nuove per la Lirica A. Belli” di Spoleto. Nell’operistica, debutta interpretando la splendida Adina ne “L’elisir d’amore” e Norina nel “Don Pasquale” di Donizetti e in “Le nozze di Figaro” di Mozart, con la regia di Gigi Proietti. Superba l’interpretazione di Amelia Felle nel ruolo di Mimì nella “Boheme” di Puccini, diretta nel 1995 dal regista Vincenzo Grisostomi Travaglini, lo stesso regista della “Madama Butterfly – la vera sposa americana” che ha trionfato a Turi lo scorso 28 luglio, per la drammaturgia di Sisowath Ravivaddhana Monipong. Il soprano da diverso tempo alla carriera solistica e teatrale che l’ha portata nei più grandi teatri europei, ha parallelamente affiancato l’esperienza didattica, insegnando con la cattedra di specializzazione in Musica vocale da camera presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma e tenendo corsi e master-class per le Università di Barcellona, Weimar, Lipsia, Dublino, Karlsruhe, Palma de Mallorca, Istanbul, Malta.

A bontà del suo insegnamento va ricordato che ad oggi più di cinquanta dei suoi allievi sono risultati essere vincitori di prestigiosi premi internazionali. Insegnamento svolto anche il quel di Turi, dall’ 1 al 3 agosto con una master-class di canto lirico.

Nella stessa serata del 4 agosto nella splendida piazzetta del centro storico di Turi dalla sublime acustica i giovani partecipanti alla lectio magistralis hanno allietato tutti gli intervenuti, accompagnati al pianoforte dalla docente Barbara Rinero. Il tenore Mu Di ha eseguito “Che dici, o parola di saggio…” tratta da “Canzoni d’amaranta” di F.P. Tosti, “Dal labbro il canto..” dal Falstaff di G. Verdi, e “Un’ aura amorosa” dal “Così fan tutte” di W.A. Mozart, mentre la giovanissima e molto espressiva mezzo soprano Ting Ting, si è cimentata con “O, del mio amato ben” di S. Donaudy, e nella sublime e molto tecnica aria “Inno alla Luna” dalla Rusalka di A. Dvorák. Lo scaltrito soprano Vanessa Guerrera ha interpretato “Je dis que rien ne m’épouvante” dalla “Carmen” di G. Bizet, “Ebben! Ne andrò lontana..” dalla “Wally” di A.Catalani e “Les chemins de l’amour” di F. Polulenc. Particolare menzione merita il giovane Nicolò Tanzella, giovanissimo contraltista dalle notevoli capacità espressive, alle prese con arie di una certa difficoltà vocale, dovuta proprio al particolare tipo di voce usata in epoca barocca, capacità mostrate nell’esecuzione delle arie “Verdi prati” da l’Alcina, “Voi che udite il mio lamento..” da Agrippina, e “Agitato da fiere tempeste..” dal Riccardo I sempre G.F. Händel.

A sostegno della manifestazione canora, anche l’arte figurativa ha trovato il proprio e degno spazio. Infatti dal 2 al 4 di agosto presso Palazzo Cozzolongo, ha sostato la mostra itinerante dell’artista lucano Corrado Veneziano, pittore e regista formatosi al Piccolo Teatro di Milano, con alle spalle esperienze alla regia per la Biennale di Venezia e per la Rai. La mostra dal titolo “Visse d’arte”, è stata l’unica mostra riconosciuta dal Comitato nazionale per le celebrazioni “Puccini100” sostenuta ed auspicata dalla Presidenza della “Commissione Cultura” della Camera dei Deputati. Il ciclo pittorico col quale l’artista ha voluto esaltare la forte tensione figurativa del celebre compositore, in un dialogo fra le note del pentagramma ed i personaggi dei suoi capolavori assoluti, diventati simboli evocativi su cui si fonda una parte preziosa dell’immaginario contemporaneo. Le tele hanno richiamato l’intero repertorio operistico pucciniano, con “le Villi, Manon Lescaut, Tosca, Madama Butterfly, Turandot, Suor Angelica, il Tabarro e Gianni Schicci”, con queste ultime rappresentate da due opere, in cui all’elemento prettamente figurato e simbolico di ciascuna, l’artista ha associato linee orizzontali e parallele tra loro a richiamare spartiti e righe musicali. Tali partiture aeree e pittoriche appaiono separate tra loro da diversi intervalli visivi con il richiamo a corde, fili, rami, scale, onde del mare quali elementi leggeri ed eterei, portatori della primaria suggestione compositiva del Maestro.

Si è chiusa, dunque, questa ricca stagione del Festival del Belcanto, dando un arrivederci al prossimo anno, anche se rimane comunque difficile non pensare ad eventuali altre sorprese nei mesi che mancano alla fine dell’anno solare.

Pietro Pasciolla

Fonti: https://conservatoriosantacecilia.it/personnel/felle-amelia/; “Visse D’Arte” Corrado Veneziano in mostra al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma dal 19 aprile al 23 giugno 2024.

Didascalie Foto: 1) Il vicesindaco di Turi Teresa De Carolis consegna ad Amelia Felle il Premio Belcanto 2024; 2) Foto di gruppo in piazza Gonnelli (da Sx): Nicolò Tanzella, Vanessa Guerrera, Teresa De Carolis, Amelia Felle, Emanuele Ventura, Giovanna Giannandrea, Ferdinando Redavid e  Barbara Rinero; 3) Inaugurazione mostra “Visse d’arte” a Palazzo Cozzolongo con il maestro Corrado Veneziano che racconta le opere esposte.

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Con la ‘Madama Butterfly’ di Vincenzo Grisostomi Travaglini e Ferdinando Redavid il Festival del Belcanto di Turi è all’apice

Giunto quest’anno alla sua XIV° edizione, il Festival del Belcanto di Turi ha visto il suo acme nella serata dello scorso 28 luglio. La kermesse portata ogni anno a superarsi grazie all’abnegazione dell’Aps “Chi è di Scena?!” ed alla lungimiranza artistica del suo direttore artistico, il Ferdinando Redavid, sin dal 2011 ha consentito alla comunità turese di divenire centro della lirica conosciuto a livello internazionale con affermati interpreti a calcarne il palcoscenico insieme alle tante giovani promesse lanciate e poi affermatesi nel mondo della lirica.

In quest’edizione si è deciso di omaggiare il grande compositore lucchese Giacomo Puccini, nel centenario della sua morte, mettendo in scena, grazie al patrocinio della Regione Puglia, del Comune di Turi ed il sostegno dell’Aps “Cultura & Armonia” di Turi, l’opera più iconica del Maestro, ovvero quella “Madama Butterfly” tratta dal racconto dell’americano John Luther Long, ridotta in libretto dai celebri Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Un’opera avvolta sin dal principio da un’aurea di immortalità, legata indissolubilmente alla sua prima “di fuoco” andata in scena al Teatro alla Scala di Milano il 17 febbraio 1904, quando l’opera a detta dello stesso compositore venne “linciata” dal pubblico presente in sala e sostenitore dell’editore Edoardo Sonzogno, avversario del suo editore Giulio Ricordi. Ritenuta non a caso dal Maestro la sua opera più sentita e suggestiva, e sicuro di una sua rinascita, apportando un ridimensionamento della partitura ed il passaggio dai due ai tre atti, l’esotica opera rinacque come l’araba fenice dalle ceneri della sua prima, il 28 maggio dello stesso anno al Teatro grande di Brescia. Ma sarà col trionfo del 1906, presso le Théâtre National de l’Opéra-Comique di Parigi, che l’opera con il varo della sua quarta versione, resa appetibile ai francesi, entrerà definitivamente nell’immaginario collettivo.

La messa in scena al ‘Sandro Pertini’

Presso l’atrio dell’istituto I.T.E.T.s “S. Pertini” di Turi, la serata è stata aperta con la conduzione affidata alla disinvolta conduttrice Alina Liccione ed ha visto andare in scena “Madama Butterfly” – la vera sposa americana, rivisitazione dell’opera del maestro, affidata alla regia internazionale di Vincenzo Grisostomi Travaglini ed al drammaturgo Ravivaddhana Monipong Sisowath, con le scenografie realizzate da Silvia Giancane e Damiano Pastoressa noto scenografo, già a Turi nel 2021 con il sontuoso allestimento della “Cavalleria Rusticana”, il disegno e le luci di Francesco Bàrbera, gli splendidi costumi realizzati da Fabrizio Onali e Otello Camponeschi. Le note della “tragedia pucciniana” sono state tradotte in musica dalla rinomata e ricercata “Orchestra Sinfonica del Levante”, stupendamente diretta dal Direttore e M° Concertatore Ferdinando Redavid. Travaglini affida la narrazione della storia alla voce narrante della celebre attrice Giuliana De Sio, nel ruolo della vera moglie americana Kate Pinkerton, personaggio fondamentale nell’economia della tragedia rappresentata. Mantenendo le caratteristiche dell’opera originale, la scelta della voce narrante ha consentito allo spettatore di godere di diversi spunti di riflessione sul latente scontro culturale tra i millenari valori orientali, e quelli occidentali già al tempo svuotati dal dilagante cannibalismo capitalistico, scontro culturale che invade da qui sia la figura della donna nelle due società, che la figura della donna d’allora ed oggi.

Il primo atto

La tragedia ambientata nel‘800 nella città portuale giapponese di Nagasaki, vede “Cio Cio-San” una quindicenne fanciulla, conoscere ed innamorarsi di uno spavaldo giovane tenente della marina statunitense, “B.F. Pinkerton”. Di famiglia un tempo ricca poi caduta in disgrazia a causa del “seppuku”(suicidio rituale) del padre, la ragazza si era vista costretta per vivere, sin da subito a fare la geisha (si badi bene, non prostituta, ma artista e intrattenitrice), e così aveva avuto modo di conoscere un sensale senza scrupoli di nome “Goro” interpretato dal giovane “Prisco Blasi” tenore di prospettiva, che la fa conoscere all’ufficiale, il quale per puro spirito d’avventura e incarnando il carattere predatorio capitalistico dell’Occidente irride il costume ed i valori morali nipponici e quindi anche il contratto matrimoniale, che gli consente in qualsiasi momento di lasciare il tetto coniugale. Il console degli Stati Uniti a Nagasaki, “Sharpless”, uomo più maturo ed il più dotato di buon senso in tutta la narrazione, intuisce i seri valori della ragazza e mette in guardia il giovane amico, specie quando apprende la storia della ragazza ed il fatto che a suo dire “sia nell’età dei giochi”. Il matrimonio si celebra comunque e la ragazza abbraccia la fede religiosa ed i costumi occidentali, venendo ripudiata dallo zio bonzo, interpretato da Francesco Susca, e dal resto della sua famiglia. Abbandonata per sempre la sua famiglia, Cio Cio-san si lega ardentemente al marito appena sposato col quale si prepara a consumare. Molto apprezzato il duetto tra il pimpante Pinkerton interpretato dal tenore “Joan Laìnez” e Cio Cio-San interpretata dal soprano “Valentina De Pasquale” con “Viene la sera … Bimba dagli occhi pieni di malìa”, col quale si chiude il primo atto.

Il secondo atto

Il secondo atto, vede un avanzamento di ben tre anni dal momento dello sposalizio, l’ufficiale partito subito dopo il matrimonio alla volta degli USA, promette di ritornare a primavera, ma dopo tre anni d’attesa con le finanze in rosso, l’inserviente “Suzuki” interpretata dal soprano turese “Angela Alessandra Notarnicola”, stanca dello struggersi in lacrime della propria padrona, prega Buddha che Cio Cio-San divenuta col matrimonio Madama Butterfly “non pianga più, mai più, mai più”. Volendo destare la sua padrona dall’ormai effimero sogno, le ricorda il pragmatico e conosciutissimo comportamento marinaro: “Mai non s’è udito | di straniero marito | che sia tornato al suo nido”. La padrona invece, risentita e forte di un amore ardente e tenace, pur affliggendosi nella lunga attesa, dalla bella casa sulla collina affacciata sul porto, continua a professar la sua incrollabile fiducia nel ritorno dell’amato nella straziante aria “Un bel dì, vedremo”, la più celebre dell’opera, vero e proprio atto di fede in cui la Madama proietta il suo smanioso desiderio di riabbracciare il suo sposo, magnificamente reso in lirica dalla potente voce del soprano Valentina De Pasquale. Sharpless, ricevuta una missiva di Pinkerton, si dirige alla casa sulla collina, ma mentre inizia a leggerne il contenuto si rende conto della meschinità dell’ufficiale risposatosi in patria, quindi molto preoccupato per le sorti dell’ignara e tormentata Madama le chiede che cosa farebbe “s’ei non dovesse ritornar più mai”. Lei, quasi balbettando per il colpo inaspettato, gli risponde “Due cose potrei fare: tornare «a divertir | la gente col cantar, | oppur, meglio, morire”. Oserei dire che quasi un paterno Sharpless, magistralmente interpretato dal baritono “Carlo Provenzano”, prova a strapparla dai miraggi ingannatori prima che sia troppo tardi, spingendola ad accettare la proposta di matrimonio del ricco “Yamadori”, ma lei rifiuta e gioca la carta del bambino di nome “Dolore” frutto del suo amore per l’ufficiale, dicendogli di scrivere a Pinkerton per comunicargli che lo aspetta un “figlio senza pari”, chiudendo il discorso sul cosa accadrebbe in caso di non ritorno, con l’aria che segna a mio avviso la mutazione finale della Madama Butterfly da ragazzina a donna, “Sai tu cos’ebbe cuore|di pensar quel signore?” sublimemente interpretata dalla voce tormentata e potente del soprano Valentina De Pasquale quasi a lasciar presagire l’onorevole e tragico epilogo.

Il finale

Li Sharpless, come un qualsiasi spettatore, ha la quasi certezza del triste finale che attende la Donna e la certezza di non poter far più nulla per salvarla dal suo destino. Quando un dì, Madama Butterfly avvista da lontano la nave “Abramo Lincoln” su cui è imbarcato il suo amato, si vede ormai già vittoriosamente a lui ricongiunta e lo attende insonne in una lunghissima veglia d’attesa. Veglia che assume però tutt’altro che i toni del lieto fine, infatti Puccini con lo straordinario “Coro a bocca chiusa” dall’astratta raffinatezza timbrica, molto ben eseguito per l’occasione dal “Coro Opera Festival Città di Bitonto” diretto dal M° Giuseppe Maiorano e dal “Coro Vox” diretto dal M° Giuseppe Cacciapaglia, presenta una donna quasi paralizzata, immobile, che non sogna, ma è attentissima e tesissima perché in lei il lento ed imperterrito scavare delle parole pronunciate e lette da Sharpless, la inducono a rielaborare, sgretolando poco per volta la sua incrollabile fede nell’amore. Il phatos raggiunto ed accumulatosi sin qui, da pienamente ragione al Maestro Puccini, contrario al calo di sipario subito dopo il coro a bocca chiusa, perché questo equivaleva a raffreddare la tensione sin lì accumulata, quindi ben ha fatto Grisostomi Travaglini a presentare seppur con qualche scena tagliata ma ben narrata a unire il secondo e terzo atto, di fatto riuscendo ad inchiodare il pubblico ed a travolgerlo nel turbinio degli eventi scenici. Puccini, con uno dei migliori intermezzi della storia dell’opera, racconta il risveglio mattutino della città di Nagasaki che riprende le sue attività giornaliere, ma Butterfly stanca si adagia a riposare. Fuori dalla villa Suzuki, altra figura positiva presente nell’opera, apprendendo che Pinkerton si è risposato con un’americana e dell’intenzione che “del bimbo conviene | assicurar le sorti!”, si appresta a stare il più possibile vicino alla propria padrona, temendo a ragione il nefasto scorrimento degli eventi. Qui l’espressivo mezzosoprano “Angela Alessandra Notarnicola” interpreta meravigliosamente la “pietas” con cui Puccini connota l’animo dell’inserviente posta in una condizione d’indigenza, sul gradino più basso della società nipponica, con “Ma bisogna ch’io le sia sola accanto | Nella grande ora, sola! Piangerà tanto tanto!”. Pikerton, preso da un inusuale senso di rimorso, per il mal procurato a sua moglie, da un addio a quel posto con l’aria “Addio asil fiorito” magistralmente interpretata dal tenore Joan Laìnez, ma si dimostra per quel che è, non in grado di reggere il confronto con la Madama, troppo ampio il divario valoriale tra i due e le rispettive culture di riferimento. La Madama incontra lo sguardo di Kate la vera moglie americana interpretata per le parti recitative da Emanuela Passaquindici e capisce che tutto è perduto decidendo di scomparire, in silenzio, dalla scena del mondo. Suzuki accortasi delle sue tragiche intenzioni cerca in ogni modo di evitarle, così nell’ultima scena mentre Madama Butterfly ha già portato alla gola il “coltello tantō” ricordando le parole del padre suicida “Con onor muore chi non può serbar vita con onore”, l’inserviente in un ultimo disperato tentativo di far rinsavire la sua padrona, col braccio invita il bambino “Dolore” portato in scena dal piccolo Filippo Dell’Aera, ad andare verso la madre affinché alla sua vista fermi la propria mano. Tentativo che ha breve durata, fin quando la madre, bendato e riposto il bambino in una stuoia esegue su di sé l’antico rito suicida del “jigai”. Puccini tocca il problema centrale della cultura del decadentismo, rielaborando il dramma della perdita in una sorta di coazione a ripetere che vede la continua sottrazione di qualcosa alla sfera personale della protagonista, prima il padre, poi i familiari, l’identità razziale, gli agi, il marito, finanche il figlio. Non può che finire con la perdita della vita, questa volta però il cerchio si chiude perdendo la vita per propria mano in modo onorevole.

Pietro Pasciolla

Dodascalie foto di Mariagrazia Proietto: 1) Madama Butterfly, scena del rito suicida finale; 2) Il M° Ferdinando Redavid alla direzione dell’Orchestra Sinfonica del Levante; 3) Giuliana De Sio in Kate Pinkerton narratrice.

MadonnadiTerrarossa

Luce sugli altari. L’incontro per presentare i lavori di restauro dei tesori rinascimentali di Stefano da Putignano a Turi

La cittadinanza turese e la stampa sono invitati all’incontro pubblico del prossimo 9 agosto, alle ore 20:00, presso la Chiesa Madre Santa Maria Assunta in Cielo di Turi. L’evento, promosso da don Luciano Rotolo, Arciprete di Turi, Emanuele Ventura, Presidente onorario dell’APS Cultura & Armonia e Giovanna Giannadrea, Amministratrice unica di Willy Green Technology, vedrà la partecipazione di esperte di arte per approfondire le attività di restauro che interesseranno le sculture dei tre altari di Turi del maestro del Rinascimento meridionale Stefano da Putignano. L’iniziativa è promossa dalla parrocchia della Chiesa Madre di Turi, dall’associazione Cultura & Armonia e da Willy Green Technology, a seguito dell’approvazione dei progetti restaurativi da parte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Bari.

 Interverranno:

  • Dott.ssa Clara Gelao, già Direttrice della Pinacoteca Provinciale di Bari, studiosa di museologia, didattica museale e arte dell’Italia meridionale (in particolare di scultura) dal Quattrocento al Settecento.
  • Don Luciano Rotolo, Arciprete di Turi.
  • Rosanna Guglielmo, Progettista e restauratrice esecutiva del sito.
  • Emanuele Ventura, Presidente onorario dell’APS Cultura & Armonia, promotore dell’iniziativa.
  • Giovanna Giannandrea, Amministratrice unica di Willy Green Technology, promotrice dell’iniziativa.

Per ulteriori informazioni: Chiesa Madre Santa Maria Assunta in Cielo, Piazza Chiesa 1, Turi.

PS. La foto della Madonna di Terrarossa è di Gianluca Ferrulli

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Tre le nuove ditte che si prenderanno cura del Carro Trionfale di Sant’Oronzo. Ma è una corsa contro il tempo

I lavori di messa in sicurezza della parte strutturale in ferro del Carro di Sant’Oronzo saranno svolti a cura dell’impresa conversanese “Cupersafety srl”, pari a una spesa di 9.638 euro. “Basile Restauri” di Fabio Basile si occuperà del rivestimento ligneo del Carro di Sant’Oronzo, al costo di 2.440 euro. E, infine, la verifica strutturale dello stesso Carro Trionfale sarà gestita da “Studing Ingegneria e Consulenza Aziendale” di Rutigliano, con un preventivo di spesa di 4.758 euro. In sostanza, l’importo complessivo dei lavori ammonterà intorno ai 17.000 euro.

È successo che all’indomani delle elezioni, il 14 giugno 2024, l’impresa turese “Rossi Restauri Srl”, a cui erano stati affidati i lavori di “manutenzione, restauro e messa in sicurezza del Carro” (paria 46.340 euro) a fine dicembre 2023, ha comunicato “l’impossibilità a svolgere i suddetti lavori”. Per cui, considerata la estrema vicinanza della Festa Patronale di agosto, è stato necessario compiere una corsa contro il tempo e individuare in pochissimi giorni una soluzione alternativa. Ecco perché la decisione del Settore Lavori Pubblici di preferire l’affidamento dei lavori, suddivisi in tre ambiti, tramite trattativa diretta MEPA (Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione).

Intanto Angelo Palmisano, assessore ai Lavori Pubblici, fa sapere che la parte restante delle risorse disponibili, oltre i 17.000 euro, sarà impiegata per “la sostituzione delle ruote e per l’opera di restauro complessivo, di cui a breve acquisiremo i preventivi di spesa”. 

Didascalie foto: 1) arrivo del Carro in piazza 2022 (foto Fabiana Stanisci); 2) il restauro del Carro nel 1997

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L’IISS ‘Pertini Anelli Pinto’ promuove esperienze lavorative e formative in campo turistico

La logica dell’apprendimento trasmissivo vincolato alle lezioni frontali, allo studio fra i banchi e sui libri di testo è stata superata attraverso l’introduzione di quelli che inizialmente sono stati definiti progetti di “Alternanza Scuola Lavoro” ed oggi si chiamano “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento”. Oggi la scuola favorisce un nuovo tipo di apprendimento dinamico e partecipato che pone i ragazzi in contesti operativi in affiancamento ad aziende, associazioni ed altre realtà che mostrano loro il mondo del lavoro. Alle conoscenze teoriche si affiancano dunque quelle pratiche. Gli studenti imparano a gestire le relazioni in contesti lavorativi, scoprono le proprie inclinazioni e sono quindi più consapevoli quando compiono scelte orientate alla costruzione del loro percorso di vita.

L’IISS ‘Pertini Anelli Pinto’, da sempre attivo nell’organizzazione di percorsi significativi per i propri studenti, il 2 giugno, in concomitanza con la serata finale della “Sagra della Ciliegia Ferrovia” ha concluso il progetto triennale PCTO per i ragazzi della 5D Turismo di Turi. Il percorso, ideato e curato dalla prof.ssa Loredana Salvatore in veste di tutor, ha visto i ragazzi coinvolti in qualità di ciceroni in vari presìdi in collaborazione con l’Associazione ‘Il Viandante’. Lo scorso anno gli studenti hanno anche realizzato un prodotto finale consistente in tracce audio in inglese, francese e spagnolo come commento ai monumenti a disposizione dei turisti stranieri. Il prodotto è stato donato all’Associazione ‘Bersaglieri’ di Turi, custodi del sito della Grotta di Sant’Oronzo.

Quest’anno, in perfetta linea con il corso di studi, il progetto ha individuato come azienda madrina la Willy Green Technology che, nelle persone di Emanuele  Ventura e Giovanna Giannandrea, ha dato vita all’Associazione di Promozione Sociale ‘Cultura e Armonia’. Gli studenti il 17 aprile hanno partecipato alla cerimonia di presentazione della suddetta Associazione presso il teatro Petruzzelli e successivamente, il 29 maggio, hanno accolto il pubblico durante l’inaugurazione di Palazzo Cozzolongo che costituisce la sua prestigiosa sede.   Durante le sere dell’1 e del 2 giugno, all’interno della ‘Sagra della Ciliegia Ferrovia’, i ragazzi hanno concluso il progetto nei presìdi di Palazzo Cozzolongo e di Santa Chiara ancora una volta con la preziosa supervisione dell’Associazione ‘Il Viandante’. Questo percorso sarà anche oggetto di una parte della prova orale dei  prossimi Esami di Stato in quanto gli studenti avranno  modo di fare riferimento a ciò che più hanno apprezzato di questa esperienza formativa e dovranno esporre in maniera critica il contributo che ha dato nella scelta del futuro percorso lavorativo.

Mirosa Torchetti, responsabile comunicazione esterna IISS ‘Pertini Anelli Pinto Turi-Castellana

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Per fare tutto ci vuole un fiore… Un percorso di formazione per i detenuti della Casa di Reclusione di Turi

Per fare tutto ci vuole un fiore… Così cantava Sergio Endrigo nel 1974 la splendida canzone scritta a due mai con Gianni Rodari, nata come canzoncina per bambini ma portatrice di un messaggio universale molto potente. Il fiore è gentilezza, dono, sorriso, allegria, consolazione, ornamento, profumo, bellezza. Nel fiore c’è il frutto, il seme, l’albero, il bosco, il monte, la natura, lo spirito della Terra che genera la vita. Con un fiore possiamo ricucire rapporti, chiedere scusa, festeggiare una ricorrenza, ricordare a qualcuno quanto è importante per noi, sentire l’incessante flusso della trasformazione e della rinascita, che palpita attraverso un seme, che genera una foglia, che sviluppa un gambo, che partorisce un fiore. Con un fiore possiamo perfino guarire i mali dell’anima. Perciò per fare tutto ci vuole un fiore e per fare un fiore basta poco: un po’ di terra, un seme e dell’acqua. Niente è così emozionante e avvincente quanto vedere spuntare dal terreno una piantina che crescerà e metterà radice. Niente è così salutare quanto prendersi cura della vita intorno a noi.

Partendo da questo presupposto l’IRSEA, in partenariato con l’azienda Floralia, ha realizzato il percorso di formazione Flower design, rivolto a undici detenuti della Casa di Reclusione di Turi, che ha ospitato anche Antonio Gramsci e Sandro Pertini durante la loro prigionia politica del ventennio fascista.

La proposta progettuale, fortemente voluta dalla Direzione e dal Ministero di Giustizia, ha prodotto risultati tangibili in quanto ha consentito ai beneficiari di  accrescere il proprio bagaglio di socializzazione, anche attraverso l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze, oltreché di abilità tecnico/professionali; in tal modo si è ridotto il tempo trascorso in cella o in situazioni potenzialmente devianti, a favore di attività altamente qualificanti e significative sotto il profilo ri-educativo e riabilitativo, oltreché che professionalizzante per via di eventi e sale ricevimenti che insistono sul territorio.

Durante il percorso gli allievi hanno realizzato diverse composizioni floreali, alcune delle quali donate alla Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista per adornare l’altare maggiore e la cappella del Calvario. Gli allievi hanno inoltre realizzato una composizione floreale che,  nella giornata del 9 maggio, ha adornato la statua del Santo Patrono della Città di Bari, San Nicola, sul palco in Piazza Ferrarese in occasione della Santa Messa, davanti a migliaia di fedeli e turisti.

Comunicato stampa IRSEA – coopirsea@gmail.com

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29 maggio, Turi: inaugurazione di Palazzo Cozzolongo, sede dell’APS Cultura & Armonia

I promotori dell’iniziativa sono lieti di condividere un momento storico: l’inaugurazione di Palazzo Cozzolongo (via Maggiore Orlandi 10, Turi) come sede dell’Associazione Cultura & Armonia, che segna il ritorno del gioiello architettonico turese alla sua antica grandezza. “Cultura & Armonia – si legge nel comunicato stampa – è il risultato dell’impegno congiunto del visionario imprenditore e filantropo Emanuele Ventura, presidente onorario dell’associazione e di Giovanna Giannandrea, amministratrice unica di Willy Green Technology. Due figure di spicco, da anni impegnate nella promozione delle arti, della musica e della cultura, hanno unito le forze per creare un’organizzazione volta a valorizzare le eccellenze e le tradizioni della nostra regione”. “L’obiettivo di Cultura & Armonia – prosegue il comunicato – è ambizioso: permettere alle giovani menti pugliesi di formarsi e rimanere in Puglia, contribuendo così al suo progresso, al fine di lasciare alle generazioni future una regione ancora più ricca di opportunità e di bellezza”.

La scelta di Palazzo Cozzolongo come sede istituzionale dell’associazione non è casuale

“Lo storico edificio fu realizzato alla fine del 700 per volontà di due importanti personalità del territorio: Modesto e Domenico Cozzolongo. Modesto, canonico della Collegiata di Turi, è stato il primo insegnante della scuola pubblica turese. Suo fratello Domenico, proprietario terriero e viticultore, invece, è ricordato come pioniere nella produzione e commercializzazione oltre i confini regionali del vino primitivo. Il palazzo, ricco di affreschi e fregi, è stato restaurato e restituito alla comunità come spazio multifunzionale per ospitare un caffè letterario e aree dedicate alla formazione, alle arti, al teatro, alla musica e alla socialità. Inoltre, presso la sede di Cultura & Armonia ci si impegna a costruire una rete virtuosa di realtà associative che possano collaborare per sostenere la cultura locale”.

L’inaugurazione sarà celebrata mercoledì 29 maggio, a partire dalle 18:30, con una serie di performance che coinvolgeranno: la Banda Musicale Cittadina “Don Giovanni Cipriani” – Città di Turi dell’Associazione Musicale “Maria SS. Ausiliatrice”, il Conturcoro e la Conturband, la pianista Cinzia Maurantonio e il Gruppo Folkloristico Città di Palagianello. Gli spettacoli animeranno il centro cittadino turese e le aree circostanti Palazzo Cozzolongo: ovvero via Maggiore Orlandi 10, Piazza Silvio Orlandi e via Giuseppe Orlandi.

Il programma completo

Alle 18:00 si parte con la conferenza di presentazione dedicata alla stampa e alle istituzioni. Relatori: Emanuele Ventura, Presidente onorario di Cultura & Armonia, responsabile delle politiche aziendali Willy Green Technology; Giovanna Giannandrea, Amministratrice unica Willy Green Technology; Aldo Patruno, Direttore Generale del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura, Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia; Lucia Parchitelli, Presidente della VI Commissione Cultura della Regione Puglia; Egidio Patarino, Architetto; Rosanna Guglielmi, Restauratrice. Moderatore: il giornalista Livio Addabbo. Sindaci presenti: Ippolita Resta Sindaca di Turi; Domenico Lasigna Sindaco di Palagiano; Francesco Intini Sindaco di Noci; Giuseppe Gasparri Sindaco di Palagianello; Lorenzo Netti Sindaco di Sammichele di Bari. Alle 18:30, prendono il via le celebrazioni ufficiali che segnano l’inizio di un nuovo capitolo nella storia culturale della Puglia. In Piazza Silvio Orlandi si esibirà il Conturcoro, un coro di 12 elementi, formato da bambini dai 7 ai 14 anni, che canterà brani di successo della tradizione pop. Con la partecipazione dei figuranti del Gruppo Folkloristico Città di Palagianello. Alle 18:50, in via Giuseppe Orlandi, la Banda Musicale Cittadina “Don Giovanni Cipriani” – Città di Turi dell’Associazione Musicale “Maria SS. Ausiliatrice” eseguirà temi delle celebri colonne sonore composte da Ennio Morricone.  Alle 19:15, la Conturband invaderà le strade del centro con una performance dedicata al cinema e alle colonne sonore che partirà da via Giuseppe Orlandi e si concluderà in via Maggiore Orlandi. Alle 19:45, in via Maggiore Orlandi 10, si terrà il taglio del nastro alla presenza delle istituzioni e l’avvio delle visite a Palazzo Cozzolongo. Alle 20:00, la pianista Cinzia Maurantonio si esibirà in un repertorio classico nella sala del Caffè Letterario ‘Cecilia Mangini’ del Palazzo turese.

Ufficio stampa Cultura & Armonia – comunicazione@tekmore.it

Didascalie foto: 1) La facciata esterna di Palazzo Cozzolongo in via Maggiore Orlandi a Turi; 2) Particolare della volta del salone del palazzo, decorazione in stile eclettico – pompeiano (foto Fabio Zita)

Locandina Ave Maria rid

‘Ave Maria’, da preghiera a concerto. Il 21 maggio, a Turi, esibizione del soprano Angela Lomurno

Un canto dolcissimo dedicato alla Vergine, che attraversa secoli di storia della musica per raggiungere l’oratorio della chiesa di Maria Santissima Ausiliatrice, a Turi, dove il 21 maggio alle 20 il soprano Angela Lomurno terrà il concerto Ave Maria, accompagnato dal quintetto d’archi dell’Orchestra della Magna Grecia con arrangiamenti di Angelo Basile.

Promosso dall’Associazione Chi è di scena?! con il patrocinio del Comune di Turi, l’evento rientra nell’ampia programmazione del Festival del Belcanto, perla del panorama lirico pugliese alla sua XIV edizione, portato avanti dal clarinettista e direttore d’orchestra Ferdinando Redavid. Un concerto immaginato come un dialogo sublime tra il soprano e gli strumenti – Francesco Sacco (primo violino), Emanuela Di Palma (secondo violino), Gregorio Giamba (viola) e Piero Dattoli (violoncello) -, che si pone come fine la valorizzazione dell’oratorio e la sua ristrutturazione, grazie anche agli sponsor che sostengono l’iniziativa, come la Willy Green Technology.

Non casuale la scelta della preghiera più famosa al mondo nel mese che la liturgia dedica tradizionalmente alla Madonna. In quel “Χαίρε, Μαρία” (Kàire, Maria) – in greco “Rallegrati, Maria” – riportato nel Vangelo di Luca, è racchiuso il senso di un’iconografia vastissima, dall’ “Annunciazione” più antica della storia dell’arte, databile al III secolo d.C., che si trova a Roma, nelle catacombe di Priscilla. Così anche la musica, attraverso linguaggi diversi, ha immortalato la visita dell’Angelo Gabriele a Maria. Interessante il repertorio di Angela Lomurno, diplomata al conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, una notevole esperienza concertistica in Italia e all’estero: si comincia con l’Ave Maria di Charles Gounod, composta nel 1859 sul tema del Preludio n. 1 in Do maggiore tratto dal I libro del Wohltemperirte Clavier (Clavicembalo ben temperato) di Johann Sebastian Bach. Si pensi che questa citazione ha contribuito, insieme alla straordinaria opera di Felix Mendelssohn Bartholdy, alla riscoperta, in tempi tutto sommato recenti, del compositore tedesco, a lungo dimenticato dopo la scomparsa nel 1750.

Appare curiosa l’origine dell’altrettanto nota Ave Maria di Franz Schubert: fu scritta nel 1825 come Ellens dritter Gesang, cioè “La terza canzone di Ellen”, parte di 7 lieder Op. 52 sul poema The lady of the Lake di Walter Scott, tradotto in tedesco da Adam Storck. Solo in seguito il lieder, dal grande potere evocativo, fu adattato al testo latino dell’Ave Maria e ancora oggi è eseguito in numerose celebrazioni, sebbene non sempre tollerato da alcuni puristi della liturgia.

In programma anche brani meno noti al grande pubblico, dall’essenza profondamente pugliese: ne sono esempi il Salve, Maria di Saverio Mercadante, compositore nativo di Altamura, o l’Ave Maria di Astor Piazzolla, re del tango argentino di origini tranesi, che, con sincera fede, ha dedicato alla Madre di Gesù una delle sue composizioni più belle.

Presentato da Rosita Rossi, il concerto, rientrante nel Piiil Cultura in Puglia – piano strategico regionale della cultura, sarà un’occasione per immergersi nella meraviglia senza tempo di un’invocazione tutta umana, che la musica e l’arte elevano fino al cielo stellato.

Sebastiano Coletta, Ufficio Stampa Festival del Belcanto (3336553236 – sebastiano.coletta@hotmail.it)

Serena Greco (3487649373 – grecoserenags@gmail.com)

Didascalie foto: 1) locandina del concerto; 2) Ferdinando Redavid, direttore; 3) Angela Lomurno, soprano

compianto su Cristo morto partic

Lettera di don Pasquale Pirulli: “Buona Pasqua di pace a tutti noi”

Con il pensiero rivolto alla città di Gerusalemme, che etimologicamente significa l’augurio “Jawhe ti dia pace!”, ai lettori de ‘il paese magazine’ e ilpaesemagazine.it indirizzo questa breve lettera, che vuol scandire due temi: la memoria e l’augurio. Per quanto attiene alla memoria ci soffermiamo agli avvenimenti storici della passione, della morte in croce e della risurrezione del profeta Gesù di Nazaret, che la Chiesa raccoglie e celebra come “Mistero Pasquale” nel triduo sacro. La drammatica vicenda del messia Gesù, che aveva iniziato la sua azione pubblica nella Galilea agli inizi dell’anno 27, si conclude il 14 di Nisan dell’anno 30, quando il procuratore della Giudea Ponzio Pilato (26 – 36   d.C.) è a Gerusalemme per assicurare l’ordine pubblico durante un tempo presago di tumulti rivoluzionari. Questo giorno è la vigilia (Parasceve: preparazione) della festa di  Peshah (Pasqua, cioè commemorazione del passaggio del Mar Rosso da parte degli Ebrei, guidati da Mosé).   Una accreditata cronologia propone la data del 7 aprile di quell’anno (il 14 di Nisan secondo il calendario ebraico) quando alle ore 15 Gesù muore in croce sull’altura del Golgota e viene seppellito a cura di Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio, che ne richiede il cadavere al procuratore venuto da Roma, in cui è imperatore Tiberio Cesare. L’8 aprile gli Ebrei celebrano la Pasqua e la tomba di Gesù è vigilata dalle guardie del Sinedrio. Alle prime ore dell’alba del 9 aprile 30 le donne fanno la scoperta della pietra del sepolcro ribaltata e ne informano Pietro e Giovanni che constatano l’assenza del corpo di Gesù. I vangeli raccontano diversi incontri del Risorto: Maria di Magdala al mattino nel giardino della tomba, alla quale affida il compito di informare gli altri discepoli; Cleopa e il suo amico nel tardo pomeriggio sulla strada che porta ad Emmaus; all’apostolo Pietro e poi nella serata a quelli che sono nella sala dove hanno consumato la cena pasquale, allo scettico apostolo Tommaso invitato a verificare la realtà del maestro risorto. Dopo alcuni giorni avviene il suggestivo incontro sulla riva del lago di Tiberiade, quando Gesù prepara per i suoi del pesce arrostito sulla pietra di Tanga e a Pietro affida la responsabilità della guida della comunità. Non possiamo tralasciare di ricordare l’incontro del Risorto con la sua mamma Maria, anche se i testi evangelici non ne danno testimonianza.

L’augurio pasquale è dato dal saluto che il Risorto rivolge a coloro che incontra: “Pace a voi!”. Certifica la sua identità conservando nel suo corpo luminoso i segni della passione: i fori dei chiodi e la ferita inferta al   suo costato dalla lancia del legionario, cui la tradizione dà il nome di Longino. A facilitare l’incontro e il riconoscimento da parte dei suoi (Maria di Magdala, apostoli) Gesù li chiama per nome e ripete il gesto dello spezzare il pane. Per tutti c’è la promessa della sua presenza nella storia dell’annuncio di un vangelo di verità, di amore e di vita. Buona Pasqua di pace a tutti noi e che la celebrazione della Risurrezione ci sostenga nella testimonianza coerente della nostra fede e ci faccia costruttori di pace in un mondo, ancora dilaniato da tante guerre.

Sac. PASQUALE PIRULLI

*Cogliamo l’occasione della bella lettera di don Pasquale, che facciamo nostra, per inviare a tutti i lettori gli auguri di Buona Pasqua. La Redazione de ‘il paese magazine’ e de ‘ilpaesemagazine.it’

Didascalia: la foto a corredo della lettera è il particolare di una tela del XVII secolo della Chiesa di San Domenico degli Scolopi a Turi. Rappresenta il “Compianto su Cristo morto” con tutti i personaggi del Calvario e in più il ritratto del notar Santo Cavallo. La tela è anche chiamata “La Pietà”, ma impropriamente. La Pietà, infatti, è riferita alla disperazione intima, solitaria, inconsolabile della Vergine Maria che tiene sulle ginocchia per l’ultima volta il Figlio martoriato dalla croce.

Per un approfondimento su questa bella tela seicentesca si rinvia alla lettura di: “Compianto su Cristo Morto. Il ritratto di Santo Cavallo” di Giovanni Lerede, in ‘il paese’ 253/aprile 2017: “A proposito del Compianto sul Cristo morto” di Giovanni Boraccesi, in ‘il paese’ 254/maggio 2017.

Orchestra Filarmonica Pugliese-OFP

La ‘Messa di Requiem’ di Mozart apre il Festival del Belcanto di Turi (XIV edizione). Esecuzione sublime in una Chiesa Madre gremita

Col cammino di “conversione” Quaresimale quasi ultimato e con la Domenica delle Palme alle porte, diventano ancor più impellenti e necessarie le pratiche della penitenza e dell’elemosina, propedeutiche alla preghiera e alla profonda meditazione e riflessione spirituale, in vista della “Settimana Santa”. Preghiera e riflessione che, di sicuro, hanno trovato giovamento nella serata di domenica 17 marzo dalla sublime esecuzione della celeberrima “Messa di Requiem in Re minore K 626, per Soli, Coro e Orchestra” del genio austriaco Wolfgang Amadeus Mozart. Evento realizzato nella suggestiva cornice tardo barocca della Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta in Turi, degna scenografia sapientemente illuminata con un gioco di tonalità in grado di sottolineare i vari passaggi e momenti di cui si compone una ‘Missa brevis et solemnis’. La serata, che ha aperto ufficialmente e in largo anticipo rispetto ai soliti eventi estivi, la XIV edizione del Festival del Belcanto, è stata organizzata dalla longeva APS “Chi è di Scena?!” con il patrocinio del Comune di Turi ed il sostegno economico della “Willy Green Technology Srl”. La “Prima” a Turi di un concerto di Musica Sacra, rientrante nel Piano Strategico della Cultura della Regione Puglia “PiiilCulturainPuglia –2017-2026” è andata ben oltre le più rosee aspettative degli organizzatori e dell’Arciprete don Luciano Rotolo con la Chiesa gremita all’inverosimile. Tra gli spettatori, il Vescovo di Conversano-Monopoli mons. Giuseppe Favale e il Sindaco di Turi Tina Resta.

L’opera – la più enigmatica del genio austriaco rimasta incompiuta per la sopraggiunta morte avvenuta il 5 dicembre 1791- è divenuta leggendaria a causa di numerose storie e leggende, alimentatesi in epoca romantica, che le hanno conferito un’aurea di struggente spiritualità, tanto da essere considerata da molti “come la più perfetta opera mai composta nella storia della musica”. L’esecuzione, non semplice, della stessa è stata affidata all’Orchestra Filarmonica Pugliese-OFP diretta con “phatos” e trasporto dal M° Ferdinando Redavid, direttore artistico del “Festival del Belcanto”, con l’eccellente prova della Corale Jubilate di Conversano diretta dal M° Donato Totaro e dei Soli: Valentina De Pasquale soprano, Margherita Rotondi nel ruolo di contralto, Giuseppe Cacciapaglia tenore e Lorenzo Salvatori basso.

Con certezza, oggi gli studiosi attestano che il “Reqiuem” venne commissionato a Mozart, per la somma di cinquanta ducati, dal conte Franz von Walsegg di Stuppach, musicista dilettante, desideroso di commemorare la giovane moglie Anna Edlen von Flammberg, con l’intento di eseguirla nella propria cappella privata spacciandola per una propria composizione. Ma la morte del compositore e la necessità di sostentamento per la famiglia spinsero la moglie di Mozart, Costance, ad affidare l’ultimazione della stessa a Franz Xaver Süßmayr, allievo del compositore. L’opera prima di essere consegnata al committente, venne eseguita a sua insaputa il 2 gennaio 1793 a Vienna durante un concerto realizzato in favore della vedova e dei figli di Mozart. La commissione del componimento giungeva in un periodo in cui Mozart manifestava un desiderio impellente di esprimere in musica i risultati della propria ricerca e meditazione spirituale sul tema della morte e della trascendenza divina con cui l’essere umano vorrebbe interloquire. Pochi mesi prima della morte, nell’estate del 1791, Mozart si era dedicato alla stesura del mottetto “Ave Verum Corpus K 618 in Re maggiore”, composizione di una grande espressività, la cui estrema linearità l’ha resa il più alto gioiello basato su quel tipo di testo sacro.

La struttura della “Messa da Requiem” di Mozart si basa sul modello della Missa brevis et solemnis in voga in quel periodo in Austria specie a Salisburgo, composta di VIII parti. Dalla stesura della partitura è evidente la ricerca dell’essenziale semplicità specie nelle parti per Soli, mantenendosi comunque saldamente ancorato alla tradizione polifonica e contrappuntistica di ispirazione barocca riscontrabile nei passaggi corali più enigmatici. Nella ricerca di un nuovo stile di musica sacra, Mozart richiama Georg Friedrich Händel sia nell’Introitus, dove il Requiem aeternam fin dalle prime battute assume un aspetto intenso e solenne che diviene ancor più incisivo con l’entrata del Coro, sia col “Rex tremendae” all’interno della Sequentia, con il sapiente utilizzo degli archi e della potenza vocale del coro.

Di altissima difficoltà per il Coro è l’impostazione della precisione ritmica e dell’intonazione nel Kyrie, in cui i quaranta componenti della Corale Jubilate di Conversano si sono molto ben disimpegnati esaltando la drammaticità dell’implorazione a Dio. Sempre al Coro viene demandato il compito all’interno del Confutatis, brano in cui si preannuncia la giustizia divina che condannerà i maledetti alle fiamme e salverà i beati, di trasmettere l’immagine vivida delle fiamme guizzanti, dei condannati e dei beati, mediante l’interazione vocale della parte maschile con quella femminile, avvalorata dal contrappunto degli strumenti.

La Sequentia, composta da sei movimenti, contiene i tre movimenti che più d’ogni altro una volta ascoltati pervadono l’Io interiore portando ad una seria analisi e riflessione interiore. Nell’ordine abbiamo il breve ed impetuoso “Dies irae – il giorno dell’ira”, in cui il mondo sarà distrutto dal fuoco, la cui potenza drammatica è accentuata dal “tremolo” dell’orchestra. Segue, il miglior brano per Soli dell’intera composizione, quel “Tuba mirum” introdotto da un basso, che richiama la tromba del giudizio. Giudizio in cui, il racconto dei morti risvegliati nel giorno del Giudizio dal suono delle trombe, vede il sapiente utilizzo delle quattro voci soliste alternate, nell’ordine, dall’evocativo basso Lorenzo Salvatori, seguito limpidamente dal chiaro tenore lirico Giuseppe Cacciapaglia e dall’espressiva mezzosoprano nel ruolo di contralto Margherita Rotondi, per chiudere con la calda voce del soprano Valentina De Pasquale. Voci soliste che si uniscono solo nella parte finale del movimento.

Chiude la Sequentia, il brano più celebre dell’intera opera da sempre considerato un banco di prova importante per direttori d’orchestra. Infatti, nel sesto movimento “Lacrimosa” le otto battute scritte da Mozart si interrompono bruscamente al culmine di un crescendo di grandissima espressività. Nella seconda parte, con una scrittura corale di ampio respiro, attraverso l’utilizzo di un breve fraseggio di note ascendenti e discendenti assegnate ai violini, si crea un effetto di pianto a stento trattenuto. La composizione nel suo complesso, comunica un grandioso senso d’inquietudine di fronte alla morte che l’autore tenta di superare con una meditazione rassegnata. Il musicista ci ha lasciato un testamento musicale intimo e pregnante di un significato che va necessariamente accolto nella sua interezza e che sprigiona un fascino particolare e autentico.

Sempre per il Festival del Belcanto, il concerto della “Messa di Requiem in Re minore K 626, per Soli, Coro e Orchestra” è stato replicato nella serata del 18 marzo alle ore 20;00 presso la Cattedrale di Molfetta. Concerto quest’ultimo dedicato dalla OFP alla violinista Francesca Carabellese, componente di lunga data dell’Orchestra Filarmonica Pugliese-OFP, venuta prematuramente a mancare all’affetto dei suoi cari e dei suoi colleghi, a causa di una grave malattia. Ai suoi familiari, amici e colleghi va il cordoglio della redazione de ‘il paese’.

Pietro Pasciolla

Didascalie foto New Art: 1) La Chiesa Madre di Turi durante l’esecuzione del Requiem; 2) il M° Ferdinando Redavid mentre dirige con trasporto emotivo; 3) la Corale Jubilate di Conversano; 4) i Soli: Giuseppe Cacciapaglia e Lorenzo Salvatori (in alto); Valentina De Pasquale e Margherita Rotondi (in basso)