
Un breve itinerario per le chiese storiche di Turi – San Giovanni, Chiesa Madre, Santa Chiara – alla scoperta della rappresentazione del ‘mistero’ di Betlemme può essere il modo per guardare il Natale con lo sguardo semplice degli Avi e cogliere il significato vero di un avvenimento che ha deviato la storia del mondo.
Chiesa di San Giovanni Battista • La più bella delle “Natività” sotto i nostri occhi è un ‘mistero gaudioso’, una miniatura che quasi non la noti. Sta lì ai margini con altre 14 piccole scene della vita di Gesù e Maria nel dipinto della “Madonna del Rosario” su un altare in pietra sulla sinistra dell’ex-Chiesa dei francescani riformati di S. Giovanni Battista. In origine il quadro abbelliva il gentilizio della famiglia Cavallo (la prima a destra vicino all’ingresso laterale), il cui capostipite Giovanni Antonio è raffigurato quale committente dell’opera. È di antico pennello (1595), eseguita probabilmente dal pittore bitontino (di chiare origini iberiche) Alonso de Corduba, essendo quello di Turi un quadro molto simile a una pittura dello stesso tema e dello stesso autore a Ruvo. I 15 “Misteri” del Rosario inquadrano il trono della Vergine e il Bambino, San Domenico e Santa Caterina ai loro piedi: protagonisti assoluti della scena come in tutte le rappresentazioni di questo genere, che ebbero una grande diffusione dopo l’epocale vittoria di Lepanto contro i maomettani. Il terzo “Mistero gaudioso”, a sinistra, raffigura un presepe; nel piccolo spazio ovale, con abilità da miniaturista, il pittore ha inserito tutti gli elementi tradizionali della Natività: la Sacra Famiglia, il bue e l’asinello, un pastorello adorante, l’Angelo e altri personaggi stilizzati in lontananza; nel piccolo spazio trovano posto anche una colonna classicheggiante, un capanno con tetto in paglia, una roccia e degli arbusti, il tutto coronato da un cielo nuvoloso che tende alle tonalità del tramonto.

Chiesa Madre dell’Assunta • Un’altra tappa di questo breve itinerario d’arte a tema natalizio non può che essere la Chiesa Matrice di Maria Santissima Assunta in Cielo e l’altare della Madonna di Terrarossa o del Rosario nell’omonima cappella (la prima entrando a sinistra). L’altare in legno dipinto, piuttosto malridotto e ora per fortuna in restauro, è della prima metà del Settecento – anni quelli di grande trasformazione per l’antica Collegiata turese – ed accoglie nella nicchia centrale la rinascimentale “Madonna di Terrarossa” firmata da Stefano da Putignano; intorno ad essa la sequela, anche qui, dei 15 piccoli quadretti pittorici chiusi da cornicette rococò. Tra questi, naturalmente, vi è quello della “Natività”. Vennero realizzati, insieme all’altare, nel 1742 (come recita il cartiglio) per volontà del medico-fisico Giacomo Zita, con molta probabilità dal pittore Donato Paolo Conversi che in quegli anni era membro influente della Confraternita del SS. Rosario che nella cappella aveva sede, oltre ad essere, con il favore del barone Francesco III Moles, amministratore dell’Università di Turi. Il fotogramma della Nascita di Gesù vede rappresentati su tre piani prospettici tutti i protagonisti tradizionali della scena presepiale: in primo piano i pastorelli, in mezzo la Santa Famiglia con il Bambino avvolto tra le calde braccia materne (il particolare meglio riuscito); sul fondo, il bue e l’asinello, con alcuni elementi architettonici, uno spicchio di cielo e la chioma di un albero. La pittura appare più ‘grezza’ rispetto al “Rosario” dei Riformati, in alcune parti quasi accennata, con un fascio di luce che illumina la stalla di Betlemme da sinistra lasciando in piena ombra San Giuseppe.

Chiesa di Santa Chiara • Dalle miniature passiamo ad ammirare l’unica icona pittorica turese tutta dedicata all’evento di Betlemme: la “Natività” attribuita al pennello di Samuele Tatulli, posta su un altare laterale della Chiesa ex-conventuale di Santa Chiara. È una tela di media dimensione nella quale il maestro, nato a Palo del Colle nel 1754, raffigura Gesù Bambino al centro della scena, con Maria Santissima che lo sorregge amorevolmente mentre lo indica con lo sguardo ad un pastorello adorante; Giuseppe, invece, conversa con altri due personaggi venuti a rendere omaggio al Figlio di Dio. Il gioco dei volti, la diagonale degli sguardi, lo svolazzare degli angeli, il pallio rosso fiammante del barbuto Evangelista Marco e la scelta di porre la Santa Famiglia su un piano prospetticamente rialzato, danno a questa composizione un dinamismo circolare, quasi fosse un vortice la cui energia vitale è nel Bambino venuto a redimere i peccati dell’umanità. Il gioco prospettico della luce scelto dal Tatulli pone la Santa Famiglia di Nazareth in piena luce ma indietro; in avanti, in leggera penombra, è invece la sagoma possente di San Marco, riconoscibile dal leone ai suoi piedi. Si tratta di una ‘intrusione’, una forzatura comunicativa, essendo il Vangelo secondo Marco l’unico dei quattro ufficiali di Santa Romana Chiesa a non riferire della nascita di Gesù.
Giovanni Lerede
Didascalie foto di Giovanni Palmisano: 1) ‘Natività’ con San Marco Evangelista, Samuele Tatulli, Turi, Chiesa di Santa Chiara; 2) ‘Madonna del Rosario’, particolare della ‘Natività’, Alonso de Corduba (attrib.), 1595, Chiesa di San Giovanni Battista, Turi; 3) Altare Madonna di Terrarossa (o del Rosario), particolare della ‘Natività’, Donato Paolo Conversi (attrib.), 1742, Chiesa Madre dell’Assunta, Turi.