Un autentico “sogno lirico” ha pervaso dal 28 di luglio il nostro Borgo antico ed il pubblico intervenuto alla kermesse musicale del “Festival del Belcanto”, giunta quest’anno alla sua XIII° Edizione. Nella serata conclusiva del 3 agosto, nel suggestivo salotto ‘barocco’ di Piazza Capitan Colapietro, incorniciato dal settecentesco Palazzo Marchesale Venusio, è andato in scena un autentico viaggio temporale dal titolo “Il Teatro di Puccini. La sua scena, tormento ed estasi”, diretto e narrato dal regista Giandomenico Vaccari, già soprintendente della Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari, musicato dall’Orchestra Filarmonica Pugliese-OFP diretta dal M° Ferdinando Redavid, con le coreografie realizzate dal coreografo Domenico Iannone e inscenate dalle ballerine Silvia di Pierro, Paola Altamura ed Elisa Carbone della “Compagnia AltraDanza” di Bari.
Un omaggio dunque, al teatro, alla musica e alla vita del compositore italiano Giacomo Puccini, il più famoso e conosciuto del suo tempo insieme a Richard Strauss, a quasi cent’anni dalla sua scomparsa. Quel Puccini che, comprendendo ben subito il cambiamento in atto rispetto ai tempi di Verdi con l’affermarsi dell’industria culturale in grado di diffondere le opere in giro per il mondo, sentiva, come pochi, la necessità di capire il suo pubblico e di comprenderne gusti, tendenze e passioni, rappresentando musicalmente i sentimenti e generando un “sinfonismo operistico” equilibrato, fatto di varietà, rapidità, sintesi e profondità psicologica dei suoi personaggi, comuni, spesso soccombenti e femminili, dando una sostanziale spallata all’Opera magniloquente del’800.
Sotto la volta stellata, rinfrescata da un piacevole zefiro, la narrazione del Vaccari ha seguito un andamento temporalmente sciolto, iniziando con la rappresentazione nella “Boheme”, dell’autentico e puro amore fra il poeta Rodolfo e la dolce ricamatrice di fiori Mimì, ostacolato dalle condizioni di povertà e malattia nella Parigi del 1830. Racconto proseguito nel lontanissimo Giappone, della sofisticata ed esotica “Madama Butterfly”, con la sua inquieta e moderna eroina Cio-cio-san, dotata di una fede incrollabile nell’amore e di un granitico senso dell’onore. Narrazione condotta poi nella Roma papalina, ai tempi della repressione post-repubblicana, con la tragedia universale dell’inafferrabilità dei desideri e delle promesse non mantenute della “Tosca”, opera dirompente e dal fascino estremo, in grado di irretire lo spettatore col suo ritmo musicale travolgente, privo di tempi morti, e con la sua protagonista dotata di una personalità passionale, sensuale, ma anche profondamente credente in Dio.
Punto d’approdo della serata è stato nuovamente l’Oriente con la misteriosa Cina imperiale della sanguinaria principessa Turandot. Opera ultima ed incompiuta del M°, la “Turandot” è intrisa del Mistero dell’Amore, incarnato in maniera diametralmente opposta dalle due eroine. Difatti alla granitica principessa Turandot, personaggio femminile debole e disequilibrato, che ostenta terrore e morte, per proteggersi dall’eros, astraendosi in un mondo dove esiste solo la mente e l’anima, si contrappone la debole e umile Liù, forte e coerente perché essa ha coscienza dell’amore nella sua forma più pura, dandone dimostrazione mediante il sacrificio, che consente all’amato di amare non lei ma un’altra donna.
La serata ha riproposto anche l’opera comica “Gianni Schicchi”, basata su un episodio del XXX° Canto dell’Inferno di Dante. Opera facente parte del “Trittico” insieme a Suor Angelica e a Il Tabarro, ambientata a Firenze, e narrante lo scontro di classe, fra nobili e uomini della “gente nova”. Schicchi uno di quest’ultimi, acuto e perspicace, disprezzato dalla nobiltà si prenderà gioco dei nobili, ingannandoli astutamente.
Ma la composizione Pucciniana, non ha riguardato solamente l’Opera, ma ha anche deliziato il pubblico con autentici capolavori sinfonici. Il “Preludio sinfonico” in La maggiore, riscoperto dalla critica da alcuni decenni è una fantasia sinfonica priva di programma, realizzata in un unico movimento “andante mosso”. Una composizione dagli echi wagneriani e con un chiaroscuro musicale d’innegabile effetto, assai ricco ed elegante nella sua ultima parte. Eseguito splendidamente in apertura della serata dalla OFP.
Impossibile, non ascoltare l’intenso ed elegante intermezzo della prima opera di successo pucciniana, la “Manon Lescaut”, un autentico gioiello del sinfonismo italiano, in cui confluiscono i sentimenti di disperazione dell’eroina. Intermezzo che inizia con la cantilena desolata di una viola, cui fa seguito col rifiorire della speranza, l’ingresso degli altri strumenti delineandone il tema principale, per poi chiudersi nel finale con un motivo celestialmente colorato dalla timbrica dei fiati, inerente il destino dell’eroina.
Durante la serata, si sono alternati sul palco due tenori, come Salvatore Cordella e Joan Lainez, e due soprano, Grazia Berardi e Valentina De Pasquale.
Le arie tratte da “Boheme”, “Che gelida manina”, “Sì, mi chiamano Mimì”, e il successivo duetto “O soave fanciulla” sono stati interpretati dai bravissimi Salvatore Cordella e Valentina De Pasquale.
In “Vogliatemi bene, un ben piccolino” tratto dalla “Madama Butterfly” si sono magistralmente cimentati Grazia Berardi e Joan Lainez, con quest’ultimo che ha poi interpretato l’arioso “Addio asil fiorito”. Sempre da “Madama Butterfly”, Grazia Berardi ha interpretato con gran raffinatezza il celebre “Un bel di vedremo”.
Nei panni di Tosca, Grazia Berardi, ha accoratamente intonato il celebre “Vissi d’arte, vissi d’amore”, dimostrando di sentir sua quest’opera, mentre Salvatore Cordella nei panni di Mario Cavaradossi, ha eseguito con trasporto l’arioso “E Lucevan le stelle”.
Magnifica è stata l’interpretazione di “O mio babbino caro” di Valentina De Pasquale, tratta da Gianni Schicchi, e quella del “Nessun dorma” di Joan Lainez, tratta da Turandot.
Interpretazioni, che ancora una volta sottolineano l’alto livello, raggiunto dalla kermesse musicale turese.
Non ci resta che darvi appuntamento al prossimo anno, Centenario della Morte del Maestro Giacomo Puccini.
Pietro Pasciolla
Didascalie foto di Mariagrazia Proietto: 1) piazza Cap. Colapietro con il palco del Festival del Belcanto; 2) Il M° Ferdinando Redavid; 3) Il tenore Joan Lainez e la soprano Grazia Berardi in “Vogliatemi bene, un ben piccolino” da ‘Madama Butterfly’; 4) Silvia di Pierro, Paola Altamura ed Elisa Carbone della Compagnia “AltraDanza” di Bari.