Tamburo Di Pinto e maestro Savino

Finalmente Turi ha un degno Auditorium. L’inaugurazione con la Banda ‘Don Giovanni Cipriani’ e l’auspicio per un’ottimale gestione

Quella del 28 dicembre 2024, è una data che entra prepotentemente nella recente Storia del nostro Paese, segnando uno spartiacque tra un prima e un dopo l’inaugurazione dell’Auditorium di Turi, in Via Indro Montanelli. Infatti lì dove, alla fine del XIX secolo, il Comune per la somma di lire 12.000, aveva dotato il nostro paese di un mattatoio, oggi ha trovato posto e realizzazione un Auditorium, destinato ad essere un contenitore per la produzione, divulgazione e scambio culturale, mediante concerti, convegni, mostre, spettacoli, con il lungimirante e dichiarato obiettivo di rilanciare il ‘brand Turi’ al di fuori dei confini comunali e regionali, così come affermato dal sindaco De Tomaso nell’intervento introduttivo della serata.

L’importanza dell’evento sta nell’aver finalmente posto fine alla cronica mancanza logistica che, per oltre quarant’anni, ha privato la nostra cittadina di un luogo adatto ad accogliere le esigenze culturali della comunità.

Non tutto però è stato rose e fiori. Difatti la data del 28 dicembre mette il punto ad un progetto lungo e travagliato, iniziato circa dieci anni or sono con l’Amministrazione guidata da Domenico Coppi, che partecipando insieme ai comuni di Casamassima (capofila) e Sammichele di Bari al Sistema Urbano dei Comuni ‘SISUS INCLUDENDO’, candida per Turi il progetto di “recupero dell’ex mattatoio di Largo Pozzi per strutture sociali” con l’azione “POR 9.14 rientrante nell’Asse XII.1 riguardante la Rigenerazione Urbana Sostenibile, con fondi P.O.R. FESR – FSE 2014/2020. Un iter poi portato avanti dal Commissario prefettizio Andrea Cantadori e chiuso in extremis con il rischio della perdita dei finanziamenti dall’Amministrazione a guida Tina Resta, che ne ha poi seguito la fase di cantierizzazione ed esecuzione dell’opera, conclusa dall’attuale Amministrazione De Tomaso. Il progetto, realizzato dall’arch. Stefano Serpenti e dal turese arch. Giuseppe Giannini, con l’interessamento della Sovrintendenza ai Beni Culturali, ha portato ad un esemplare rammendo tra la struttura preesistente e l’attuale, consentendo una rigenerazione urbana grazie al sapiente utilizzo di vari materiali quali legno e vetro in grado di dar luce e metterne in risalto l’antica struttura muraria in pietra.

L’inaugurazione di quello che nell’intenzione dell’attuale Amministrazione De Tomaso deve divenire un fiore all’occhiello della nostra comunità, non poteva che essere affidata alla Banda musicale Città di Turi “Don Giovanni Cipriani” diretta dal maestro Valerio Savino, la quale in una magica atmosfera natalizia e con la sala gremita in ogni ordine di posto, si è esibita, nella prima parte della serata, nell’esecuzione di alcune arie celebri tratte dalle opere del grande compositore Puccini. Ha fatto seguito L’Overture de “L’Italiana in Algeri” di Gioacchino Rossini, il Walzer No.2 di Dmitri Shostakovich ed ancora finalmente, direi un unicum per la nostra Banda, il celebre “Bolero” di Maurice Ravel. Nella parte intermedia della serata, sono stati eseguiti brani pop come Last Cshristmas dei Wham e Alleluja di Michael Brown, e di musica soul come Soul Man di Sam e Dave, ed Everybody needs somebody to love dei Blues Brother, chiudendo nell’ultima parte con l’emozionante musica tratta dalle colonne sonore de “La Dolce Vita” e “Amarcord” del grande Nino Rota, maestro (e direttore) presso il Conservatorio di Bari ed anche di molti turesi indirizzati alla musica da Don Giovanni Cipriani.

Non resta ora che dare un degno nome ad una struttura chiamata a rilanciare il ‘brand’ culturale della nostra cittadina anche in chiave turistica, non solo nella nostra regione ma anche e specialmente fuori d’essa, oltre alla sua gestione che deve essere ottimale e snella per poter raggiungere tali obiettivi. In chiusura, ricordiamo e facciamo presenti alcune cose: 1) Il bisogno di trovare fondi per una pavimentazione in pietra nell’atrio esterno del complesso, che possa consentire anche l’utilizzo di quello spazio all’aperto, magari posizionando le ‘chianche non utilizzate e ritrovate al momento dello smantellamento della pavimentazione preesistente; 2) la riqualificazione del gabbiotto circolare in pietra esterno, che caratterizza la struttura; 3) attivarsi anche nell’illuminazione dei pozzetti chiusi a vetro, in modo da mostrare le antiche condotte e cisterne utilizzate nella vita pregressa della struttura; 4) la realizzazione di un decoroso marciapiede dinanzi l’ingresso principale, in modo da consentire la miglior possibile conservazione e valorizzazione dei due secolari alberi avanti la facciata, già presenti al momento della costruzione del mattatoio.

Pietro Pasciolla

Foto di Fabio Zita