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Casa della Carità “Sant’Oronzo” di Turi: non è la casa dei poveri, è la casa di tutti

Dopo anni di attesa, la sera di martedì 6 agosto si è finalmente inaugurata la Casa della Carità “Sant’Oronzo”, un luogo in cui il senso di comunità prende la forma della solidarietà. La serata tenutasi in piazza Gonnelli si è divisa in due momenti: il primo con saluti, ringraziamenti e presentazione del progetto, con il nostro Arciprete Don Luciano Rotolo che ha accolto i numerosi presenti e i realizzatori dell’intero progetto; il secondo con la benedizione dei locali della nuova Casa della Carità “Sant’Oronzo”.

All’iniziativa era presente l’Amministrazione comunale con assessori e consiglieri che, nella rappresentanza della Vice Sindaco, la Dott.ssa Teresa De Carolis, e a nome del Sindaco, ha espresso piena condivisione del progetto evidenziando l’importanza della dignità e del rispetto verso gli altri quale garanzia di civiltà di un popolo.

Questa casa – ha Don Luciano – è stata costruita con tanti mattoni portati da tante persone ed è bello sapere che è una casa che nasce dalla comunità […] una mensa, un luogo dove gli ultimi, gli svantaggiati potessero sentirsi accolti e a casa. […] Casa è la parola che ci dà sicurezza, è il luogo degli affetti, il luogo dove ci sentiamo accolti”.

Il primo mattone nasce da Don Giovanni Amodio al quale se ne sono aggiunti altri portati da persone che hanno abbracciato questa iniziativa contribuendo materialmente ed economicamente a realizzarla. 

Ideatore e promotore, Don Giovanni, che accolto da un caloroso applauso da parte del numeroso pubblico presente, con commozione prende la parola. Dopo aver ringraziato i presenti e i protagonisti che hanno reso possibile la realizzazione della Casa della Carità, afferma quanto desiderasse che al Giubileo Oronziano celebrato a Turi nel 2018 in occasione dei 1950 anni dalla morte di Sant’Oronzo, seguisse un segno tangibile e importante per la comunità turese da lasciare sul territorio.

Nacque così l’idea della Casa della Carità. All’entusiasmo di Don Giovanni si unirono altre persone a sostegno di questa iniziativa: il Vescovo Mons. Giuseppe Favale, i parroci delle altre parrocchie turesi, Don Giuseppe Dimaggio e Don Nicola D’Onghia, le Comunità parrocchiali, la Caritas Diocesana Conversano-Monopoli rappresentata dal Direttore Don Michele Petruzzi, le Suore adoratrici del Sangue di Cristo, il Comitato Feste Patronali e i tanti Volontari.

Un grande sogno – afferma Don Giovanni – ambito e ardito, ovvero lasciare un segno significativo che duri nel tempo. Una mensa per i più bisognosi. Non solo per i turesi che hanno difficoltà ma soprattutto per i poveri che si affacciano in momenti particolari nella vita di questa città”. Don Giovanni nel suo lungo incarico a Turi, ha intercettato il periodo altamente critico che si presenta tra maggio e giugno con la presenza di lavoratori stagionali che vengono da fuori, e dichiara: “Con il Vescovo siamo stati sempre in allerta e preoccupati affinché la dignità della persona umana venisse salvaguardata e rispettata. Non era possibile vedere persone vivere in condizioni deplorevoli dal punto di vista umano”.

Il progetto è stato realizzato grazie al contributo economico, necessario per queste iniziative così importanti e capillari nella comunità, della Caritas diocesana, alle offerte delle parrocchie e dell’8×1000 alla Chiesa Cattolica. Un ruolo importante lo ha anche il consiglio generale delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo che fin da subito hanno dimostrato disponibilità e vicinanza al progetto mettendo a disposizione i locali del piano terra di Palazzo Gonnelli, nel cuore del nostro borgo antico.

Suor Agnese, in rappresentanza della Madre Superiora regionale Suor Milena e le altre Suore del Consiglio, rinnova l’impegno dell’Ordine verso il progetto, mettendosi a servizio di chi ha bisogno, prevedendo anche un ampliamento del numero di consorelle presenti su Turi. Nel suo intervento viene illustrato il senso della casa, quale luogo fatto di presenze vive che ne creano le fondamenta: “Come la Casa ha varie stanze, la casa della carità è quel luogo dove si incontra la fede, la cultura, l’accoglienza, la solidarietà e si intrecciano sguardi e incontro di mani prima di un piatto caldo da offrire. […] Carità significa fare spazio all’altro chiunque sia e da qualunque parte del mondo possa venire”.

Don Michele Petruzzi, direttore della Caritas Diocesana, che ha seguito insieme ai volontari la sistemazione e l’allestimento dei locali della Casa della Carità, nel suo intervento riprede il discorso di Papa Paolo VI al primo convegno della Caritas Italiana che lui stesso fondò nel 1971, e sottolinea l’importanza del ruolo della Chiesa, nonostante al giorno d’oggi le istituzioni civili, siano subentrate nella gestione dei bisogni assistenziali a lei in precedenza affidate. “La casa della carità ci deve ricordare il senso della fraternità, […] non è la casa dei poveri, è la casa di tutti.”. Il progetto permette di assolvere alla funzione pedagogica della Caritas grazie all’individuazione di tre attività da svolgere: il centro di ascolto, la mensa e la distribuzione dei beni di prima necessità da parte delle Caritas parrocchiali da un unico singolo luogo.  Un importante azione che mira ad accogliere i bisogni primari degli esseri umani: ascolto, accoglienza e senso di comunità.

A chiudere il momento di presentazione il Vescovo Mons. Favale che si affianca ai ringraziamenti ed alla gioia per la conclusione dei lavori per l’apertura della Casa della Carità Sant’Oronzo: “Per la comunità di Turi e non solo, il progetto è un senso palpabile della carità cristiana, la quale non è qualcosa di astratto, ma è vita concreta, e porta ad entrare nelle vicende dell’umano di ogni situazione. Dove c’è una persona lì la carità cristiana si rende presente esplicita nel suo servizio che non è solo di accoglienza e attenzione alle persone ma anche aiuto concreto.” Il Vescovo porge questa importante opera alla comunità di Turi ed invita, oltre alle Caritas Parrocchiali, tutti coloro che vogliano impegnarsi per il prossimo, sia in forma laica o professante un credo diverso da quello cristiano, ad essere presenti e partecipi delle attività. Fare squadra, fare rete, unire le forze per accogliere e sostenere chi ha bisogno ed è in difficoltà; un invito alle istituzioni, alle associazioni e ai cittadini, tutti coinvolti in questa iniziativa che va a beneficio di tutti noi. È dalla cittadinanza che si vedrà il buon andamento del progetto, le fondamenta sono state gettate, partendo da Don Giovanni e a seguire con Don Luciano che ne ha raccolto il testimone insieme agli altri attuatori dell’iniziativa.

La serata si è conclusa con la Benedizione da parte di Mons. Favale dei locali della Casa della Carità “Sant’Oronzo”, nonché dell’operato delle persone che vivranno questo luogo di solidarietà e condivisione. Durante la visita è stato possibile osservare le diverse stanze adibite e attrezzate dalla Caritas Diocesana, per le attività di ascolto, mensa e distribuzione viveri.

Usando le parole di Suor Agnese, “un piccolo seme è stato piantato dalla Chiesa della Diocesi Conversano-Monopoli, ci auguriamo possa attecchire”.

Angelica De Tomaso

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Mule del Carro di Turi: la benedizione in piazza, poi una è condotta in Chiesa Madre

Importante novità per la Festa Grande di Turi, edizione 2024. Non è stato tanto l’anticipo dell’apertura al 10 agosto rispetto al consolidato 15 agosto che coincide anche con l’inizio della Sacra Undena, quanto per la benedizione di chi, da sempre, è protagonista della nostra Festa patronale. Stiamo parlando delle mule che trainano il Carro Trionfale verso l’ingresso festoso nella piazza centrale accolto dalla gioia e dalla forte devozione. Quest’anno tocca, nella ormai consueta rotazione, all’Associazione delle Mule del Tiro del Carro di Sant’Oronzo presieduta da Salvatore Fauzzi.

Il presidente del Comitato Festa Patronale, Andrea Saffi, ha voluto rendere doveroso omaggio a quell’animale che non solo ci è molto familiare ma che ha contributo nel passato al faticoso lavoro dei campi e che dal 1851 ha l’onore di accompagnare Sant’Oronzo nella sua immagine del busto issato sul Carro, verso l’abbraccio popolare di piazza Silvio Orlandi.

La benedizione degli animali, d’altronde, trova conforto anche nel Benedizionale del Rituale Romano in cui si afferma che “Molti animali, per disposizione della stessa provvidenza del Creatore, partecipano in qualche modo alla vita degli uomini, perché prestano loro aiuto nel lavoro o somministrano il cibo o servono di sollievo. Nulla quindi impedisce che in determinate occasioni, per es. nella festa di un santo, si conservi la consuetudine di invocare su di essi la benedizione di Dio”. Tanti sono gli esempi di benedizioni impartite agli animali in occasioni di particolari cerimonie, feste o manifestazioni. Si pensi al Palio di Siena quando il cavallo andato in assegnazione ad una contrada che parteciperà al Palio viene condotto nella chiesa di contrada per la benedizione.

La proposta del presidente Saffi, ben accolta anche dal nostro Arciprete Don Luciano Rotolo, si è concretizzata nella serata del 10 agosto in un’articolata cerimonia che è iniziata nella Grotta di Sant’Oronzo, dove è stata accesa la lampada votiva che ha accompagnato le sei mule nel tragitto verso piazza Silvio Orlandi, ripercorrendo le strade della sera del 26 agosto. La sosta dinnanzi al nostro Palazzo Municipale è stata occasione, invece, della consegna da parte del primo cittadino, Dott. Giuseppe De Tomaso, dei bardamenti delle mule a cui è seguita la benedizione ai sei animali impartita da Don Luciano.

Infine, il momento di grande suggestione e novità: l’ingresso di una delle mule del tiro nella nostra Chiesa Matrice dell’Assunta dove l’animale – il suo nome è Camomilla – ha reso omaggio al Santo Patrono passando innanzi alla cappella ad Egli dedicata e al Reliquiario nell’emozione dei tanti presenti. Subito dopo la collocazione della lampada votiva nella medesima cappella. Il prossimo anno la manifestazione si ripeterà per onorare anche le mule dell’altra Associazione del territorio.

Testo e foto di Fabio Zita

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Al Patrono San Giovanni Battista l’omaggio del Sindaco De Tomaso e della Giunta

Il nome Giovanni in ebraico vuole dire “Dio è propizio“. E per il Sindaco di Turi Giuseppe De Tomaso, alla sua prima cerimonia pubblica, l’aver varato la sua Amministrazione il giorno di San Giovanni è stato sì un fatto assolutamente casuale, ma sicuramente di buon auspicio per il lungo cammino appena intrapreso. Un auspicio – quasi una richiesta di protezione al Santo – pronunciato durante la bella cerimonia serale di consegna delle chiavi della città di Turi al Santo Patrono, cerimonia che quest’anno è tornata a svolgersi davanti al Municipio con accresciuta solennità. 

Don Luciano Rotolo, sempre molto attento al corretto svolgimento del rito, ha infatti voluto che il Sindaco e la Giunta aspettassero davanti al portone del palazzo sede del potere laico l’arrivo della statua di San Giovanni Battista dalla vicina Chiesa Madre, sede del potere religioso.

Qui, appoggiato il Santo sul tappeto rosso srotolato dal portone al centro dello ‘stradone’, l’Arciprete in abito processionale, ha preso la parola e ha spiegato il valore simbolico del dono della chiave; poi è toccato al Sindaco parlare. “Nel nostro Sud – ha detto De Tomasoè più sentita la ricorrenza dell’onomastico rispetto a quella del compleanno perché è ancora molto sentito il culto dei Santi“.
Prima di consegnare la chiave al nostro Patrono principale, don Luciano ha donato al Primo Cittadino un piccolo busto di Sant’Oronzo (il Protettore principale) sotto campana. Infine, il rito vero e proprio dell’apposizione al braccio dell’antica statua lignea della chiave d’argento con lo Stemma della città. 
La processione del Santo ha poi ripreso il suo cammino accompagnata dal Gonfalone, dal Sindaco, dai Consiglieri, dai Sacerdoti e Diaconi, dal Presidente del Comitato Festa Patronale, dal Comandante dei Carabinieri, dalla Banda musicale cittadina, dalle Confraternite e dai fedeli.

Giovanni Lerede

Foto di Fabio Zita

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Giornata delle Municipalità Oronziane ad Andrano (LE). Un’altra tappa lungo il ‘Cammino di Sant’Oronzo’

L’Associazione “Città Oronziane” ed il progetto del “Cammino di Sant’Oronzo” lungo la via che unisce le città partecipanti aggiungono un altro tassello a questa idea propositiva, meritevole di essere perseguita e realizzata. Nella giornata del 2 settembre si sono riuniti a Castiglione, nel Comune di Andrano, i Sindaci delle varie municipalità per portare avanti un discorso intrapreso tre anni or sono e che solo la pandemia ha rallentato. Castiglione, infatti, rappresenta il punto terminale di un cammino che parte proprio da Turi e che tocca le città facenti parti dall’Associazione: Turi, Ostuni, Campi Salentina, Surbo, Vernole, Caprarica di Lecce, Muro Leccese, Botrugno e Diso. Il convegno pubblico tenutosi a Botrugno il 20 febbraio del 2020, in occasione della ricorrenza della festa di Sant’Oronzo nel paese del leccese, gettò le basi del modello dell’Organizzazione Territoriale per unire le relative città e promuovere un Cammino che li unisce dal punto di vista religioso, culturale ma anche in ottica di un turismo religioso. Renato Di Gregorio, esperto di organizzazione territoriale, in quell’occasione evidenziò l’opportunità di sottoscrivere un’apposita convenzione per unire i Comuni in tale sforzo condiviso e la stessa Regione Puglia, presente all’incontro, mostrò interesse nei riguardi di questo “Cammino” che si aggiungerebbe a quello dell’itinerario culturale europeo costituito dalla Via Francigena nel Sud. Esattamente due anni dopo i Comuni firmarono la Convenzione della neocostituita Associazione delle Città Oronziane, con Botrugno Comune “capofila”, alla presenza del dott. Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Turismo, Economia della cultura e Valorizzazione del territorio della Regione Puglia. Sempre il 20 di febbraio, ma di quest’anno, nel Palazzo Marchesale di Botrugno è stato presentato il sito web dell’Associazione (www.viacittaoronziane.it) realizzato dalla Segreteria dell’Associazione coadiuvata da Renato Di Gregorio.

L’incontro del 2 settembre, a cui hanno partecipato per Turi il sindaco Ippolita Resta, l’arciprete don Giovanni Amodio, don Luciano Rotolo di prossimo insediamento come nuovo arciprete di Turi, Andrea Saffi con una delegazione del Comitato Feste Patronali, è stato arricchito dalla presenza della preziosa reliquia contenente i resti mortali del nostro Santo Patrono, portata in processione nella piccola frazione leccese ed omaggiata da una funzione religiosa.

Durante i vari interventi che si sono succeduti è stata presentata da Don Giovanni la stupefacente genesi che ha portato al ‘ritrovamento’ del reliquiario oronziano conservato presso la Cattedrale di Nin in Croazia, i festeggiamenti giubilari del 2018 e soprattutto il suo intenso cammino spirituale e di fede e la trasformazione interiore che il nostro Santo patrono ha prodotto. Il sindaco di Botrugno Silvano Macculi ha presentato le tappe salienti della costituzione dell’Associazione mentre Renato Di Gregorio ha evidenziato l’importanza dal punto di vista culturale, turistico ma anche lavorativo che il “Cammino” può portare alle comunità interessate. Il percorso tracciato, suscettibile di variazioni se altri Comuni volessero aderire in futuro, sarà caratterizzato dalla credenziale, un documento che il camminatore porta con sé e che farà timbrare tappa per tappa a testimoniare il tragitto ed i luoghi incontrati fino ad ottenere un “testimonium”, una specie di benemerenza per l’impegno, in caso di percorso completo o buona parte di esso. Compito delle varie municipalità sarà quello di organizzare l’accoglienza dei visitatori-pellegrini. Un’occasione di grande valenza e visibilità che merita di essere promossa.

Testo e foto di Fabio Zita

Didascalie foto: 1) il Sindaco di Turi Ippolita Resta tra don Giovanni Amodio e don Luciano Rotolo, con Andrea Saffi e alcuni componenti il Comitato Feste Patronali 2023; 2) i Sindaci delle città oronziane con i sacerdoti e il reliquiario