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Casa della Carità “Sant’Oronzo” di Turi: non è la casa dei poveri, è la casa di tutti

Dopo anni di attesa, la sera di martedì 6 agosto si è finalmente inaugurata la Casa della Carità “Sant’Oronzo”, un luogo in cui il senso di comunità prende la forma della solidarietà. La serata tenutasi in piazza Gonnelli si è divisa in due momenti: il primo con saluti, ringraziamenti e presentazione del progetto, con il nostro Arciprete Don Luciano Rotolo che ha accolto i numerosi presenti e i realizzatori dell’intero progetto; il secondo con la benedizione dei locali della nuova Casa della Carità “Sant’Oronzo”.

All’iniziativa era presente l’Amministrazione comunale con assessori e consiglieri che, nella rappresentanza della Vice Sindaco, la Dott.ssa Teresa De Carolis, e a nome del Sindaco, ha espresso piena condivisione del progetto evidenziando l’importanza della dignità e del rispetto verso gli altri quale garanzia di civiltà di un popolo.

Questa casa – ha Don Luciano – è stata costruita con tanti mattoni portati da tante persone ed è bello sapere che è una casa che nasce dalla comunità […] una mensa, un luogo dove gli ultimi, gli svantaggiati potessero sentirsi accolti e a casa. […] Casa è la parola che ci dà sicurezza, è il luogo degli affetti, il luogo dove ci sentiamo accolti”.

Il primo mattone nasce da Don Giovanni Amodio al quale se ne sono aggiunti altri portati da persone che hanno abbracciato questa iniziativa contribuendo materialmente ed economicamente a realizzarla. 

Ideatore e promotore, Don Giovanni, che accolto da un caloroso applauso da parte del numeroso pubblico presente, con commozione prende la parola. Dopo aver ringraziato i presenti e i protagonisti che hanno reso possibile la realizzazione della Casa della Carità, afferma quanto desiderasse che al Giubileo Oronziano celebrato a Turi nel 2018 in occasione dei 1950 anni dalla morte di Sant’Oronzo, seguisse un segno tangibile e importante per la comunità turese da lasciare sul territorio.

Nacque così l’idea della Casa della Carità. All’entusiasmo di Don Giovanni si unirono altre persone a sostegno di questa iniziativa: il Vescovo Mons. Giuseppe Favale, i parroci delle altre parrocchie turesi, Don Giuseppe Dimaggio e Don Nicola D’Onghia, le Comunità parrocchiali, la Caritas Diocesana Conversano-Monopoli rappresentata dal Direttore Don Michele Petruzzi, le Suore adoratrici del Sangue di Cristo, il Comitato Feste Patronali e i tanti Volontari.

Un grande sogno – afferma Don Giovanni – ambito e ardito, ovvero lasciare un segno significativo che duri nel tempo. Una mensa per i più bisognosi. Non solo per i turesi che hanno difficoltà ma soprattutto per i poveri che si affacciano in momenti particolari nella vita di questa città”. Don Giovanni nel suo lungo incarico a Turi, ha intercettato il periodo altamente critico che si presenta tra maggio e giugno con la presenza di lavoratori stagionali che vengono da fuori, e dichiara: “Con il Vescovo siamo stati sempre in allerta e preoccupati affinché la dignità della persona umana venisse salvaguardata e rispettata. Non era possibile vedere persone vivere in condizioni deplorevoli dal punto di vista umano”.

Il progetto è stato realizzato grazie al contributo economico, necessario per queste iniziative così importanti e capillari nella comunità, della Caritas diocesana, alle offerte delle parrocchie e dell’8×1000 alla Chiesa Cattolica. Un ruolo importante lo ha anche il consiglio generale delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo che fin da subito hanno dimostrato disponibilità e vicinanza al progetto mettendo a disposizione i locali del piano terra di Palazzo Gonnelli, nel cuore del nostro borgo antico.

Suor Agnese, in rappresentanza della Madre Superiora regionale Suor Milena e le altre Suore del Consiglio, rinnova l’impegno dell’Ordine verso il progetto, mettendosi a servizio di chi ha bisogno, prevedendo anche un ampliamento del numero di consorelle presenti su Turi. Nel suo intervento viene illustrato il senso della casa, quale luogo fatto di presenze vive che ne creano le fondamenta: “Come la Casa ha varie stanze, la casa della carità è quel luogo dove si incontra la fede, la cultura, l’accoglienza, la solidarietà e si intrecciano sguardi e incontro di mani prima di un piatto caldo da offrire. […] Carità significa fare spazio all’altro chiunque sia e da qualunque parte del mondo possa venire”.

Don Michele Petruzzi, direttore della Caritas Diocesana, che ha seguito insieme ai volontari la sistemazione e l’allestimento dei locali della Casa della Carità, nel suo intervento riprede il discorso di Papa Paolo VI al primo convegno della Caritas Italiana che lui stesso fondò nel 1971, e sottolinea l’importanza del ruolo della Chiesa, nonostante al giorno d’oggi le istituzioni civili, siano subentrate nella gestione dei bisogni assistenziali a lei in precedenza affidate. “La casa della carità ci deve ricordare il senso della fraternità, […] non è la casa dei poveri, è la casa di tutti.”. Il progetto permette di assolvere alla funzione pedagogica della Caritas grazie all’individuazione di tre attività da svolgere: il centro di ascolto, la mensa e la distribuzione dei beni di prima necessità da parte delle Caritas parrocchiali da un unico singolo luogo.  Un importante azione che mira ad accogliere i bisogni primari degli esseri umani: ascolto, accoglienza e senso di comunità.

A chiudere il momento di presentazione il Vescovo Mons. Favale che si affianca ai ringraziamenti ed alla gioia per la conclusione dei lavori per l’apertura della Casa della Carità Sant’Oronzo: “Per la comunità di Turi e non solo, il progetto è un senso palpabile della carità cristiana, la quale non è qualcosa di astratto, ma è vita concreta, e porta ad entrare nelle vicende dell’umano di ogni situazione. Dove c’è una persona lì la carità cristiana si rende presente esplicita nel suo servizio che non è solo di accoglienza e attenzione alle persone ma anche aiuto concreto.” Il Vescovo porge questa importante opera alla comunità di Turi ed invita, oltre alle Caritas Parrocchiali, tutti coloro che vogliano impegnarsi per il prossimo, sia in forma laica o professante un credo diverso da quello cristiano, ad essere presenti e partecipi delle attività. Fare squadra, fare rete, unire le forze per accogliere e sostenere chi ha bisogno ed è in difficoltà; un invito alle istituzioni, alle associazioni e ai cittadini, tutti coinvolti in questa iniziativa che va a beneficio di tutti noi. È dalla cittadinanza che si vedrà il buon andamento del progetto, le fondamenta sono state gettate, partendo da Don Giovanni e a seguire con Don Luciano che ne ha raccolto il testimone insieme agli altri attuatori dell’iniziativa.

La serata si è conclusa con la Benedizione da parte di Mons. Favale dei locali della Casa della Carità “Sant’Oronzo”, nonché dell’operato delle persone che vivranno questo luogo di solidarietà e condivisione. Durante la visita è stato possibile osservare le diverse stanze adibite e attrezzate dalla Caritas Diocesana, per le attività di ascolto, mensa e distribuzione viveri.

Usando le parole di Suor Agnese, “un piccolo seme è stato piantato dalla Chiesa della Diocesi Conversano-Monopoli, ci auguriamo possa attecchire”.

Angelica De Tomaso

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2 ottobre 2023: la Comunità turese accoglie il nuovo Arciprete Don Luciano Rotolo

L’avvio del ministero del nuovo Arciprete Parroco della Chiesa Matrice di Turi è avvenuto con una solenne concelebrazione eucaristica la sera di lunedì 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi. La cerimonia è cominciata con una breve processione dalla Chiesa di San Domenico degli Scolopi all’Assunta, con la partecipazione del Vescovo di Conversano-Monopoli Mons. Giuseppe Favale, il neo Arciprete Don Luciano Rotolo, numerosi Presbiteri, i Diaconi e le tre Confraternite turesi. L’ingresso in Chiesa Madre è stato accolto da un numeroso popolo di fedeli ai quali si sono aggiunti i massimi rappresentanti delle istituzioni civili e militari locali, a cominciare dal Sindaco Tina Resta, e poi anche delegazioni di numerose associazioni e comitati; nelle navate gremite, inoltre, erano presenti numerosi conversanesi: i parenti del nuovo Parroco prima di tutto e poi i parrocchiani del Carmine, dove fino all’altro ieri Don Luciano ha prestato il suo servizio sacerdotale.

Il cerimoniale d’insediamento, all’interno della speciale Messa presieduta dal Vescovo, è proseguito con la lettura da parte del Cancelliere della Curia del verbale di nomina vescovile: “Visti i Canoni 523, 524 del Codice di diritto canonico, tenendo presente la delibera n. 17 della Conferenza Episcopale Italiana in esecuzione del Canone 522, in virtù della mia ordinaria autorità, ti nomino Arciprete Parroco della Parrocchia di Santa Maria Assunta in Turi con tutti i diritti e i doveri annessi all’Ufficio che ti viene affidato per la durata di anni 9… Dato in Conversano il 15 settembre 2023. Giuseppe Favale Vescovo di Conversano-Monopoli”. Poi il saluto di benvenuto del Sindaco, dei parrocchiani accompagnato da un dono; il giuramento da parte del nuovo Parroco previsto dalla proceduta canonica, la professione di fede e le firme al verbale. Tutte procedure stabilite dalle leggi della Chiesa e inserite all’interno del Solenne rito eucaristico le quali hanno sacralizzato, ufficializzato e protocollato la presa di pieno possesso da parte di Don Luciano Rotolo dell’Ufficio di Arciprete-Parroco e quindi di nuova guida della Chiesa di Turi, di nuovo Vicario Zonale.

Nell’Omelia il Vescovo Favale, paragonando se stesso e tutti gli uomini di chiesa agli ‘angeli’ mandati dal Signore a mediare e, soprattutto, a promulgare la Parola di Dio, ha detto tra l’altro: “Carissimo Don Luciano accogliendo l’eredità di Don Giovanni Amodio, di Don Vito Ingellis e di tutti gli altri Pastori continua a custodire questa comunità, falla crescere nella Fede, nella Speranza, nella Carità. Aiuta questa comunità a guardare sempre a Gesù, insieme a te… Ti chiedo di stare accanto a tutti non solo quelli che ti saranno vicini nell’attività pastorale ma anche quelli che saranno indifferenti o tu incontrerai solo qualche volta, fa che tutti possano vedere nel tuo volto il sorriso di Dio… Mettiti con umiltà accanto a tutti e non perché hai tutte le ricette pronte ma perché insieme a loro sarai in ascolto dello Spirito Santo che è la guida invisibile della Chiesa. E ti accompagnino, caro Don Luciano, l’intercessione di Maria, a cui tu sei molto affezionato, come anche coltiva l’amore e la devozione a Sant’Oronzo, pastore della Chiesa…”.

E Don Luciano ha voluto esprimere in modo plateale davanti al popolo di Dio il rispetto verso la devozione della comunità cittadina nei confronti di Sant’Oronzo lasciando il presbiterio per recarsi in ‘pellegrinaggio’ nella Cappella della Reliquia dove, accompagnato dal Presidente del Comitato Feste Patronali Andrea Saffi, ha reso omaggio al Santo dei turesi, benedicendo e baciando il Reliquiario.

Il Sindaco Tina Resta è intervenuta per un saluto di benvenuto al nuovo Arciprete: “Ci siamo visti nell’occasione del viaggio in Salento e della festa di Sant’Oronzo, dove ha potuto percepire come questa nostra città abbia il culto e la venerazione profonda per Sant’Oronzo. Ogni cambiamento porta con sè delle perplessità, delle titubanze, però io dico che Don Luciano starà bene a Turi perché Turi è una bella comunità. L’augurio che le faccio a nome di tutta la comunità, è quello di una buona permanenza a Turi dove non sarà nostro ospite ma un altro cittadino turese”.

Per la Comunità parrocchiale ha preso la parola Gianni Guerra: “Caro Don Luciano, qui trovi una comunità pronta a riprendere il cammino con un nuovo compagno di viaggio, sarai per noi padre-maestro ma anche fratello e col tempo condivideremo sforzi ed iniziative per edificare sempre più la Chiesa ed annunciare il Regno di Dio che è vicino ad ogni uomo. Noi ti assicuriamo la nostra buona volontà, ti offriremo le nostre idee e le nostre tradizioni di popolo cristiano… Don Luciano benvenuto nella tua nuova casa, nella tua nuova famiglia…”.

Prima del termine della solenne funzione, Don Luciano Rotolo è intervenuto per un primo saluto alla sua nuova comunità: “Don Giovanni mi disse: vieni per la festa di Sant’Oronzo, vieni in segreto ma poi mi presentò a tutti facendo ‘cìtte cìtte m’inze a chìazze’. Ma lui è così, vulcanico, dinamico. Ma nella serata della Festa davvero fui coinvolto e travolto dal calore, dalla bellezza, dall’entusiasmo che ho letto sui volti di tutte le persone e soprattutto dei giovani che partecipavano alla Festa del Patrono. Quello è stato il mio ‘battesimo’, un’immersione totale nella vostra realtà cittadina. Questa sera desidero dire grazie, innanzitutto al Signore che, attraverso il Vescovo, ci fa incontrare. Grazie a Sua Eccellenza per la fiducia nella mia persona e a tutti i confratelli sacerdoti e ai diaconi che sono presenti e che mi sostengono in questo nuovo impegno. E grazie ai due confratelli Parroci di Turi che conosco benissimo: Don Nicola D’Onghia e Don Giuseppe Dimaggio, che non sono solo colleghi ma soprattutto amici e questo ci sarà di grande aiuto nel lavoro che faremo insieme in questi anni. Un ringraziamento speciale a Don Giovanni Amodio che fraternamente mi ha accompagnato e saggiamente guidato nella delicata fase del passaggio dopo ben 22 anni vissuti in questa comunità. Don Giovanni ha preparato tutto e curato tutto in questo passaggio non facile. Don Giovanni è un amico fraterno e davvero è stato capace di aiutarmi, di sostenermi in questo avvicendamento”.

E a Don Giovanni Amodio, non presente alla cerimonia, tutti negli interventi prima indicati hanno voluto inviare parole di ringraziamento. In particolar modo Sua Eccellenza il Vescovo Favale, che ha detto: “Ha accolto il mio invito ad andare a servire un’altra porzione della nostra Chiesa diocesana e gli sono grato. È costato a lui ed è costato a voi questo distacco, però è bello nella gioia del servizio ecclesiale vivere questi momenti che non vanno desiderati, chiesti ma accolti nella Fede da parte di chi ha la responsabilità di guidare questa porzione di Chiesa indegnamente come il sottoscritto… Ed è bello quando nell’obbedienza della Fede a Dio che parla attraverso i Pastori si mette la propria vita al servizio della gente”.

L’uscita dalla Chiesa Madre del Vescovo, delle Confraternite e dei Sacerdoti, mentre Don Luciano ai piedi del Presbiterio riceveva amabilmente sorridente il saluto personale dalle Autorità e dalle tante persone comuni, è stata salutata dal suono dell’Inno Pontificio di Charles Gounod eseguito dalla Banda Musicale Cittadina ‘Don Giovanni Cipriani’ dell’Associazione Musicale ‘Maria SS. Ausiliatrice’, e da un dono: un’immaginetta-ricordo con il saluto alla comunità del nuovo Arciprete, a cui anche noi de ‘il paese’ diamo un caloroso benvenuto.

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Giornata delle Municipalità Oronziane ad Andrano (LE). Un’altra tappa lungo il ‘Cammino di Sant’Oronzo’

L’Associazione “Città Oronziane” ed il progetto del “Cammino di Sant’Oronzo” lungo la via che unisce le città partecipanti aggiungono un altro tassello a questa idea propositiva, meritevole di essere perseguita e realizzata. Nella giornata del 2 settembre si sono riuniti a Castiglione, nel Comune di Andrano, i Sindaci delle varie municipalità per portare avanti un discorso intrapreso tre anni or sono e che solo la pandemia ha rallentato. Castiglione, infatti, rappresenta il punto terminale di un cammino che parte proprio da Turi e che tocca le città facenti parti dall’Associazione: Turi, Ostuni, Campi Salentina, Surbo, Vernole, Caprarica di Lecce, Muro Leccese, Botrugno e Diso. Il convegno pubblico tenutosi a Botrugno il 20 febbraio del 2020, in occasione della ricorrenza della festa di Sant’Oronzo nel paese del leccese, gettò le basi del modello dell’Organizzazione Territoriale per unire le relative città e promuovere un Cammino che li unisce dal punto di vista religioso, culturale ma anche in ottica di un turismo religioso. Renato Di Gregorio, esperto di organizzazione territoriale, in quell’occasione evidenziò l’opportunità di sottoscrivere un’apposita convenzione per unire i Comuni in tale sforzo condiviso e la stessa Regione Puglia, presente all’incontro, mostrò interesse nei riguardi di questo “Cammino” che si aggiungerebbe a quello dell’itinerario culturale europeo costituito dalla Via Francigena nel Sud. Esattamente due anni dopo i Comuni firmarono la Convenzione della neocostituita Associazione delle Città Oronziane, con Botrugno Comune “capofila”, alla presenza del dott. Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Turismo, Economia della cultura e Valorizzazione del territorio della Regione Puglia. Sempre il 20 di febbraio, ma di quest’anno, nel Palazzo Marchesale di Botrugno è stato presentato il sito web dell’Associazione (www.viacittaoronziane.it) realizzato dalla Segreteria dell’Associazione coadiuvata da Renato Di Gregorio.

L’incontro del 2 settembre, a cui hanno partecipato per Turi il sindaco Ippolita Resta, l’arciprete don Giovanni Amodio, don Luciano Rotolo di prossimo insediamento come nuovo arciprete di Turi, Andrea Saffi con una delegazione del Comitato Feste Patronali, è stato arricchito dalla presenza della preziosa reliquia contenente i resti mortali del nostro Santo Patrono, portata in processione nella piccola frazione leccese ed omaggiata da una funzione religiosa.

Durante i vari interventi che si sono succeduti è stata presentata da Don Giovanni la stupefacente genesi che ha portato al ‘ritrovamento’ del reliquiario oronziano conservato presso la Cattedrale di Nin in Croazia, i festeggiamenti giubilari del 2018 e soprattutto il suo intenso cammino spirituale e di fede e la trasformazione interiore che il nostro Santo patrono ha prodotto. Il sindaco di Botrugno Silvano Macculi ha presentato le tappe salienti della costituzione dell’Associazione mentre Renato Di Gregorio ha evidenziato l’importanza dal punto di vista culturale, turistico ma anche lavorativo che il “Cammino” può portare alle comunità interessate. Il percorso tracciato, suscettibile di variazioni se altri Comuni volessero aderire in futuro, sarà caratterizzato dalla credenziale, un documento che il camminatore porta con sé e che farà timbrare tappa per tappa a testimoniare il tragitto ed i luoghi incontrati fino ad ottenere un “testimonium”, una specie di benemerenza per l’impegno, in caso di percorso completo o buona parte di esso. Compito delle varie municipalità sarà quello di organizzare l’accoglienza dei visitatori-pellegrini. Un’occasione di grande valenza e visibilità che merita di essere promossa.

Testo e foto di Fabio Zita

Didascalie foto: 1) il Sindaco di Turi Ippolita Resta tra don Giovanni Amodio e don Luciano Rotolo, con Andrea Saffi e alcuni componenti il Comitato Feste Patronali 2023; 2) i Sindaci delle città oronziane con i sacerdoti e il reliquiario

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Alla ‘festa dell’Apparizione’ Don Giovanni Amodio ricorda Fra Tommaso da Carbonara, al secolo Nunzio Ventrella

Da tre anni l’arciprete di Turi Don Giovanni Amodio, a seguito del ‘Giubileo Oronziano’ 2018, degli avvenimenti “casuali” legati alla reliquia di Nin e delle iniziative di studio sul culto di Sant’Oronzo Vescovo e Martire, ha voluto riprendere – in modo graduale, a causa della pandemia, ma con ferma convinzione – la memoria storica (sopita) di un avvenimento miracoloso accaduto nella primavera del 1726, che l’Arciprete ritiene decisivo nella storia del culto del Vescovo di Lecce a Turi.

Le cronache raccontano che Fra Tommaso da Carbonara, frate dimorante nel locale Convento minoritico di San Giovanni Battista, ebbe la visione del Vescovo Oronzo nei pressi della Grotta a lui dedicata, dove il Frate era stato incaricato di sovrintendere ai lavori di estrazione di pietre per il cantiere di ristrutturazione del Convento. Il Santo, dicono le fonti, lamentandosi della fievole devozione dei turesi nei suoi confronti e della scarsa cura del luogo della sua ultima dimora prima del martirio, ordinò al Frate di riferire alle autorità, al Clero e alla popolazione tutta della volontà Sua (e del Padre Celeste) di far portare in processione presso la Grotta medesima una Croce affinché se ne segnasse in modo più evidente la sua antica sacralità. La processione con il nuovo Crocifisso – si pensa sia quello conservato nel ballatoio della scalinata che scende alla Grotta – avvenne con gran concorso di popolo il 3 maggio 1726, giorno che l’antico calendario cattolico dedica alla memoria del ritrovamento della ‘vera Croce’ da parte di Sant’Elena madre di Costantino, primo imperatore cristiano. Quella visione e quella processione penitenziale dette avvio alla vigorosa ripresa del culto verso Sant’Oronzo, con la conseguente costruzione di una grande chiesa posta a custodia della Grotta, finalmente riconosciuta luogo sacro.

Il 7 maggio scorso, prima domenica del mese, per il terzo anno consecutivo, si è tornati a fare la processione con la Croce partendo dalla Scuola Elementare verso il piazzale del Cimitero, dove si è concelebrata una Messa in ricordo di Fra Tommaso da Carbonara. La Croce è stata portata a spalla a passo lento da un gran gruppo di bambini accompagnati dai loro genitori, dai Sacerdoti, dai devoti, dalle Autorità civili e militari e dalle tre Confraternite. Al termine della Messa, Don Giovanni e Don Giuseppe Dimaggio, accompagnati dal Sindaco Resta e dai bambini, hanno portato in Grotta l’antico ‘Crocifisso dei Francescani’ per una preghiera all’altare del Santo Protettore.

La ‘festa dell’Apparizione’, ha detto l’Arciprete richiamando tutti ad una devozione più autentica, sarà d’ora in poi ripetuta ogni anno la prima domenica di maggio e diventerà un appuntamento di fede sempre più importante nell’ambito dei festeggiamenti in onore di Sant’Oronzo.

Durante l’Omelia, Don Giovanni Amodio ha voluto tracciare una biografia di Fra Tommaso, ricavata dalle ultime scoperte documentarie avvenute a Napoli: «Il 3 maggio si celebra il ricordo di un avvenimento che è andato un po’ nel dimenticatoio della nostra città, ma da qualche anno l’abbiamo finalmente riscoperto. In verità l’Archivio della Chiesa Madre di Turi è da qualche tempo in movimento, ci sono diverse persone che ogni sera lo frequentano per studiare e approfondire. E nel corso dell’approfondimento è venuta fuori una carta particolare, che ci ha portati all’Archivio di Stato di Napoli. Il documento lì ritrovato è il ‘Chartulariumdella Serafica Riforma di San Niccolò, cioè la trascrizione di documenti originali relativi alla fondazione di privilegi, diritti, legati dell’istituzione ecclesiastica monastica in riferimento ai Frati Minori di Puglia e Matera dal 1429 al 1893. Questo ‘Chartularium’, da noi fotocopiato e portato a Turi, alle pagine 184-185 descrive in lingua latina la vita e le opere del nostro Fra Tommaso da Carbonara, Servo di Dio, cioè morto in concetto di santità, non un frate qualunque. Egli nacque a Carbonara di Bari verso il 1698, di umili origini, appartenente alla famiglia dei Ventrella di Carbonara; nel battesimo gli fu imposto il nome di Nunzio. Entrò nell’Ordine dei Francescani fin da giovane e fu un esempio per tutti con la sua massima umiltà, con la sua manifesta obbedienza e carità, per queste doti fu soprannominato ‘l’altro San Luigi Gonzaga’. Stette in diversi conventi fra cui quello di Turi. La biografia si sofferma poi sul particolare che egli ebbe davvero la visione di Sant’Oronzo nella grotta e che grazie al suo aiuto fu eretto un magnifico tempio, che oggi viene massimamente rispettato. Egli morì in concetto di santità il 29 gennaio 1783 a Molfetta, dove è sepolto.

Fra Tommaso con le virtù praticate durante la sua vita terrena intercede per noi dal cielo e incrementa la nostra devozione, esortandoci ad accogliere l’invito che il nostro Santo Martire Oronzo rivolse a lui per i turesi di allora, come pure di adesso: – ‘Voglio che mettano in venerazione questo luogo (la Grotta, ndr) e una Croce per inalberarsi in questo largo in segno che qui è la mia casa’. Quanto riportato nel ‘Chartularium’ di Napoli è, secondo me, il più significativo episodio che ci avvicina spiritualmente al nostro Sant’Oronzo, grazie al Servo di Dio Fra Tommaso da Carbonara.»

Giovanni Lerede

Foto di Fabio Zita

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Ritorna la festa dell’Annunziata e del ‘passa passe’. Un quarto giro dedicato ai bimbi della martoriata Ucraina

Una luminosa mattinata di sole, appena velata da qualche cirro e con un leggero vento profumato di primavera, ha salutato il ritorno del rito di benedizione caro ai turesi: il ‘passa passe’ del 25 di aprile. A causa del Covid-19, infatti, la festa dei bambini adornati di nastri colorati è mancata per due anni, nel sacrosanto rispetto delle norme emanate dal Governo per proteggere la popolazione dall’aggressione pandemica.

In antico i turesi si recavano alle isolate chiesette rurali dell’Annunziata di Rutigliano e Gioia per ‘passare’ i loro piccoli affidandoli alla protezione della Vergine Maria rappresentata nel momento del concepimento, ma dal 1903, terminato il restauro della chiesetta di San Rocco, il rito d’origine campestre si è cominciato a svolgere anche a Turi intorno all’antichissimo edificio di origine bizantina, allora ancora ai margini dell’abitato, così da non costringere più i fedeli a recarsi altrove. Nel 1950 la festa, per decisione del rettore don Donato Totire, venne spostata dal 25 marzo al 25 aprile, già giorno di festa nazionale per la Liberazione. Nel 1965 arrivò a Turi dalla Val Gardena, su commissione del Rettore, l’attuale effige dell’Annunciazione in forma di tronco, opera dello scultore di Ortisei Luigi Santifaller (sulla bella scultura dell’Annunziata e sulla presenza degli artisti altoatesini a Turi troverete un approfondimento sul n. 302 de ‘il paese’, in uscita nei prossimi giorni).

Don Giovanni Amodio, felice per il ritrovato appuntamento di preghiera primaverile e per la buona affluenza di partecipanti, ha officiato il rito in tutte le sue fasi (accompagnato da don Giuseppe Dimaggio) con il pensiero spesso rivolto all’agghiacciante guerra in Ucraina – barbarie disumana e sacrilega come lui stesso l’ha definita durante l’omelia  – in special modo ha rivolto una particolare parola di vicinanza ai bambini vittime innocenti, spaventati dalle bombe e dalle sirene, alle loro madri costrette a fuggire per difendere i loro figli e ai loro papà morti combattendo per la patria. La dedica alla martoriata Nazione dell’est aggredita dai russi è stata concretizzata dall’aggiunta ai tradizionali tre giri di processione dietro l’effige lignea dell’Annuncio di un quarto giro tutto dedicato ai bimbi d’Ucraina, che ha avuto inizio dopo il lancio di palloncini gialli e azzurri.

La benedizione finale dei bimbi, dei loro genitori e padrini/madrine è stata l’occasione per l’Arciprete don Amodio di ricordare tre illustri sacerdoti, definite grandi figure del Novecento turese e suoi punti di riferimento: don Donato Totire, don Vito Ingellis e don Giovanni Cipriani. Tutti i e tre questi grandi uomini di Chiesa hanno contribuito, ognuno a suo modo, alla divulgazione del culto dell’Annunziata nella comunità turese. L’applauso finale partito dalla folla verso la Vergine è stato dedicato un po’ anche a loro.

Giovanni Lerede

Didascalie foto: 1) La processione dell’Annunziata di quest’anno al primo giro (foto G. Lerede); 2) bambini ucraini profughi su un treno per Varsavia; 3) La messa prima della processione davanti alla Chiesetta di San Rocco (foto G. Lerede)

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Festa patronale con la ‘benedizione’ della pioggia. Sant’Oronzo trova riparo in Municipio

La terra arsa ha bisogno di acqua e la pioggia in questo giorno di festa è sicuramente una benedizione del Cielo anche se ha creato qualche disagio a tutti noi. Il Vescovo di Conversano-Monopoli, mons. Giuseppe Favale, ha ringraziato l’intercessore Sant’Oronzo per l’arrivo dell’agognata pioggia assente in modo così abbondante da mesi. Infatti, quasi sul finire di un agosto rovente, proprio nel pomeriggio del 26 agosto, quando tutto era pronto per la celebrazione, alle ore 19, del Solenne Pontificale, il cielo si è fatto plumbeo con lampi, tuoni e rovesci, ed inevitabilmente il programma stabilito è andato in tilt. Già nella serata precedente la Messa nel piazzale Sant’Oronzo, davanti al Cimitero, era stata ‘disturbata’ da una breve pioggia, ma poi, pur con un po’ di ritardo, la funzione si è potuta concludere. Caricati da questa ‘indulgenza’ del Cielo, il Comitato Festa Patronale (anche quest’anno presieduto da Livio Lerede), il Comune e l’Autorità ecclesiastica nel giorno clou hanno voluto comunque allestire come si deve la piazza e lo ‘stradone’ per celebrare degnamente, alla presenza di una cospicua folla di fedeli, di alcune Tv e testate giornalistiche la giornata di festa ‘grande’ in onore del Protettore, che per il secondo anno consecutivo si è fatta piccina a causa della perdurante emergenza sanitaria. Qualche goccia residua dopo l’acquazzone di un’ora prima non ha scoraggiato chi aveva la responsabilità dell’organizzazione, ma l’Arciprete Don Giovanni Amodio, accompagnando la statua di Sant’Oronzo nel breve tratto tra la Matrice e la piazza a fatica nascondeva la preoccupazione per le nubi gonfie di pioggia ed anche una certa stanchezza per la difficoltà del momento (lo ha confessato ‘cuore in mano’ lo stesso Don Giovanni al termine della Messa del giorno seguente).

Il Pontificale è cominciato dopo una brevissima processione degli officianti dalla chiesa degli Scolopi all’altare, allestito all’ombra – si fa per dire, il sole non si è proprio visto – del Carro Trionfale. In testa l’Arciprete con la Reliquia, poi S.E. il Vescovo, i Parroci e i Diaconi turesi e poi quelli di Surbo e Campi Salentina, pellegrini quest’ultimi insieme a gruppi di parrocchiani sulla ‘via oronziana’ dal Salento a Turi per rendere omaggio al nostro e al loro Santo. Don Giovanni ha subito preso la parola per salutare gli illustri ospiti forestieri presenti e tutte le Autorità sedute nelle prime file. Esaltando la figura esemplare del Vescovo Martire, Don Giovanni ha poi evidenziato come nella giornata del 26 di quest’anno si fossero concentrati tre importanti eventi: 1) il 50° anniversario del Carro realizzato nel 1971, evento testimoniato con le parole dell’allora sindaco Matteo Pugliese; 2) la collocazione del reliquiario di Sant’Oronzo nell’apposita teca; 3) la contestuale apertura della Porta Santa nella Cattedrale di Lecce per il Giubileo Oronziano, indetto, come a Turi nel 2018 dal Santo Padre, in questo caso nell’occasione del bimillenario della nascita del primo Vescovo di Lecce, indicata dalle fonti agiografiche nel 22 dopo Cristo.

Dopo qualche minuto però, i Canti e le Letture della Santa Messa sono stati interrotti bruscamente dalla pioggia che ha ricominciato a cadere a tratti copiosa a tratti no; ma questa incertezza è bastata a scatenare il fuggifuggi generale in tutte le direzioni di fuga possibili: gli ecclesiastici si sono diretti verso la Chiesa Madre, le autorità civili verso il Municipio, i fedeli hanno trovato riparo sotto ombrelli e balconate. Nel frattempo i portatori hanno velocemente trasportato l’effige del Santo Protettore – forse per la prima volta nella storia della festa – nell’androne del Municipio, dove la statua è stata fatta entrare con non poche difficoltà, essendo l’ingresso troppo basso per permettere un agevole passaggio. Superati i primi momenti di confusione e smarrimento, nella Chiesa Madre è stato allestito l’altare con l’essenziale per permettere al Vescovo e ai Sacerdoti di riprendere il rito da dove era stato bruscamente interrotto, cioè dalle Letture. E così è stato, anche se strideva l’assenza sotto il baldacchino rosso proprio della statua del Santo Vescovo, quasi fosse ‘una festa senza il festeggiato’. Una situazione nuova, ma non voluta in quanto maturata in pochi secondi dall’esigenza di preservare il prezioso abito che riveste l’effige. 

Terminata la Messa con la canonica benedizione, il reliquiario d’argento, progettato da Daniela Angelillo e realizzato a Putignano da Vito Capozza, a custodia di alcuni preziosi frammenti ossei ricevuti in dono dalla Curia Arcivescovile di Zara (Croazia) nel 2019, è stato collocato dal Vescovo nella nuova e definitiva teca posta nella cappella della Matrice dedicata a Sant’Oronzo, presente il sindaco Tina Resta ed un emozionatissimo Don Giovanni. La sacra Reliquia – “orgoglio della città di Turi”, come ha sottolineato l’Arciprete al termine della Messa serale del 27 agosto – d’ora in poi sarà perennemente sotto gli occhi di tutti i devoti del Martire grazie alla speciale custodia trasparente progettata dall’arch. Angela Rossi e inserita in una rinnovata cappella dopo i lavori di restauro eseguiti dall’Impresa ‘Rossi Restauri’.

Intorno alle 22, sotto una pioggerellina appena percettibile, il Busto del Santo, accompagnato dal suono della Banda cittadina e dagli applausi dei turesi è stato fatto salire in cima al Carro.

Il 27, dopo la funzione, il Busto è stato fatto scendere accompagnato nuovamente dalla Banda di Turi, dagli applausi e dai fuochi pirotecnici.

Nonostante il perdurare dell’emergenza Covid-19, nonostante i limiti imposti dalle norme anticontagio in tanti, anche quest’anno, si sono prodigati per realizzare, nonostante tutto, la Festa ‘grande’. A tutti questi protagonisti, visibili e invisibili, Don Giovanni Amodio ha voluto portare il suo personale e accorato ringraziamento, richiamando la benevola attenzione dei turesi su chi non parla, non giudica, non si mostra, ma volentieri si rimbocca le maniche per realizzare.

Didascalie foto, dall’alto:

1) Mons. Favale depone il Reliquario nella nuova teca; 2) Don Giovanni Amodio e il Vescovo raggiungono l’altare in piazza per il Solenne Pontificale; 3) Il Solenne Pontificale prima dell’interruzione causa pioggia; 4) La statua di Sant’Oronzo al riparo nell’androne del Municipio; 5) Breve processione in Chiesa Madre verso la Cappella di Sant’Oronzo (foto di Fabio Zita)

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Festa Sant’Oronzo: Livio Lerede e Don Giovanni Amodio illustrano il programma

Con la pubblicazione del manifesto ufficiale dei solenni festeggiamenti in onore di Sant’Oronzo e con l’arrivo del Carro trionfale in piazza, posizionato la mattina del 5 agosto, l’aria di festa comincia a farsi sentire. È certamente un’atmosfera ancora compassata anche quest’anno e sempre per via dell’emergenza Covid-19, ma pervasa da un grande e diffuso sentimento di rivivere le feste degli anni passati. A questa malinconia si cerca di ovviare come meglio si può e con un grande sforzo collettivo messo in atto dai soggetti coinvolti, che nonostante le difficoltà del momento cercano di rendere omaggio al nostro Santo protettore come meglio possibile.

Livio Lerede, presidente del Comitato Feste Patronali, sottolinea questo impegno: “Anche quest’anno la nostra Festa è di difficile gestione per via della pandemia, mancheranno alcuni momenti importanti, ma abbiamo fatto un passo avanti rispetto allo scorso anno con la possibilità di avere i concerti bandistici ­- in collaborazione con la Regione Puglia e il progetto ‘Cuore di Banda’ –  maggiori luminarie, il ritorno del fuoco serale il 26 e del Luna Park. Tutti gli altri spettacoli previsti e gli appuntamenti religiosi più importanti devono essere rigorosamente all’aperto e con posti a sedere. Purtroppo la Prefettura di Bari non ci ha dato l’autorizzazione per svolgere il Corteo Storico e le attività collaterali previste per il 24 agosto ed è stato sostituito dagli sbandieratori che si muovono in forma itinerante come le bande. Un aiuto che mi preme chiedere è a riguardo del nostro Carro, verso il quale auspico maggiore attenzione anche da parte dell’Amministrazione comunale che potrebbe utilizzare il “Bonus Art” per lavori di recupero e miglioria di beni mobili e immobili legati all’identità di un paese o attivare una raccolta fondi tra privati, in maniera trasparente e con costi che possono essere scaricati fiscalmente come avvenuto per il Colosseo di Roma”.

Anche il nostro arciprete Don Giovanni Amodio si sofferma sulle limitazioni alle quali siamo sottoposti: “Ci dobbiamo attenere alla lettera stilata dai Vescovi di Puglia in merito alle processioni anche se la Conferenza Episcopale Italiana ha dato esito diverso. In Puglia, purtroppo, sono ancora vietate prudentemente le processioni. Quindi, durante l’Undena, sarà Sant’Oronzo a farsi pellegrino ed a visitare le Parrocchie. Il 26 sera, alle 19, ci sarà un bellissimo momento: la celebrazione eucaristica vedrà la presenza, oltre che del nostro Vescovo, anche delle comunità cristiane di Surbo e Botrugno, nostri paesi gemellati nel culto di Sant’Oronzo, e con i rispettivi Sindaci ci recheremo in corteo verso la Chiesa Madre per collocare il reliquiario con la Sacra Reliquia di sant’Oronzo nella teca posta nella cappella ad egli dedicata. A questo proposito confido nella generosità dei fedeli e un aiuto per la raccolta fondi destinati a questa fondamentale opera che finalmente dona la visione della reliquia del Santo a tutta la comunità in maniera perpetua”.   

Foto: in apertura, il trasporto del Carro in piazza ad opera del Comitato Feste Patronali nella prima mattinata del 5 agosto. Al centro, Don Giovanni Amodio con il Reliquiario di Sant’Oronzo. In basso, la cappella di Sant’Oronzo nella Chiesa Matrice appena restaurata e con la teca che dal 26 agosto ospiterà stabilmente il Reliquiario di Sant’Oronzo (foto Fabio Zita)