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Targa celebrativa del Comune di Turi al Caporal Maggiore Capo Massimo Pugliese

Il teatro politico e militare dell’Afghanistan è tornato recentemente di preponderante cronaca dopo l’avvenuta cessazione della missione militare internazionale e l’evacuazione del territorio che ha, purtroppo, lasciato nuovamente spazio ad un governo di stampo religioso radicale. Una missione lunga, durata venti anni in seguito ai tragici attentati sul suolo americano del 2001 e che si è sviluppata in due fasi: la prima, che ha coperto l’arco temporale 2001-2014 con il nome di ISAF (Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza)sotto l’egida della NATO e autorizzata dall’ONU e la seconda a guida ONU dal nome “Sostegno Risoluto” che ha portato, successivamente, al ritiro e all’evacuazione dall’Afghanistan dopogli ‘Accordi di Doha’ dello scorso anno.

Il tributo pagato dai militari italiani, in particolare durante la Missione ISAF durante la quale sono stati impiegate 4.200 unità, è stato molto alto: 31 uccisi in azioni ostili a cui si aggiungono altre 14 vittime per altre motivazioni e ben 651 feriti. Tra questi, nel 2011, il nostro concittadino Massimo Pugliese che già in passato aveva affrontato delle missioni all’estero tra cui quella del Kosovo. La cronaca di quel 26 ottobre: nell’ambito di una operazione di normale controllo del territorio, alle ore 18.30 circa (le 16.00 in Italia), un VTLM Lince della Task Force South, su base 152mo Reggimento “Sassari”, è stato oggetto di un’esplosione verificatasi a circa dieci chilometri dalla base operativa di Tobruk, nel distretto di Bala Baluk, provincia di Farah. Cinque i militari coinvolti che hanno riportato leggere ferite da traumi da contusione e shock. A Massimo Pugliese, che era a bordo del secondo Lince investito dall’esplosione, è stata riscontrata anche una lieve perforazione del timpano ed insieme ai suoi commilitoni è stato immediatamente rimpatriato. A distanza di dieci anni resta ancora un’esperienza che lo ha fortemente segnato. È stato lui stesso a raccontarla con grande emozione il pomeriggio di sabato 18 settembre in occasione di una targa consegnatagli dall’Amministrazione Comunale presso il Chiostro dei Francescani con la seguente motivazione: “Al Caporal Maggiore Capo dell’Esercito Italiano Massimo Pugliese, per il coraggio, la dedizione, la professionalità, l’impegno profuso in Afghanistan, Orgoglio per l’intera comunità turese”.

Massimo Pugliese, nato il 17 novembre 1981, attualmente Caporal Maggiore Capo del Reggimento Logistica della Brigata “Pinerolo” di stanza a Bari, per i fatti avvenuti quel giorno in territorio afghano ha ottenuto dei riconoscimenti. Il primo, conferito dal Ministero della Difesa, è il “Distintivo d’onore di ferito in servizio” che consiste in un galloncino in filo di metallo argentato applicato sulla manica destra della giubba. Il secondo è l’onorificenza di “Vittima del terrorismo”, stabilita con Legge n. 222/2007 che ne prevede il conferimento da parte del Presidente della Repubblica su proposta del Ministero dell’Interno, e la consegna di una medaglia d’oro.  I destinatari di tale onorificenza sono i cittadini italiani appartenenti o non appartenenti alle Forze dell’ordine, alla magistratura e ad altri organi dello Stato, che per le loro idee e per il loro impegno morale siano stati colpiti dalla eversione armata e siano deceduti o feriti a causa di atti terroristici verificatisi nel territorio nazionale o extranazionale. A Massimo Pugliese tale onorificenza è stata riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica del 15 gennaio 2021 e la consegna è avvenuta lo scorso 3 giugno presso la Prefettura di Bari. Anche il Comune di Turi ha voluto rendere onore al nostro concittadino organizzando una cerimonia che è stata scandita dai racconti di quei tragici momenti che, a distanza di tanti anni, riaffiorano ancora prepotentemente nella memoria di Massimo. L’esplosione, il concitato soccorso, la paura di conseguenze gravi, il pensiero ai familiari lontani ancora oggi rendono il racconto carico di inquietudine. Il suo pensiero va anche ai commilitoni che non ce l’hanno fatta, rientrati in Italia avvolti nel tricolore a rendergli omaggio nel dovere di una missione che doveva garantire la restaurazione della tranquillità in zone di forte tensione e il sostegno alla popolazione, in particolare donne e bambini che ne pagano le più importanti conseguenze. Erano presenti alla cerimonia il Sindaco Tina Resta e un folto gruppo di consiglieri di maggioranza e minoranza, i militari della “Pinerolo” tra cui il Tenente Colonnello Giovanni D’Amico ed il Capitano Alessio Isella, commilitoni di altri reparti, l’Arciprete Don Giovanni Amodio, la gentile consorte, familiari, parenti ed amici per un meritato tributo e saluto.

Foto di Fabio Zita