“L’Immacolata” nella chiesa di San Giovanni Battista a Turi, tela di fra Antonio da Conversano

Una tela del frate-pittore del Seicento bisognosa di cure

La «Immacolata Concezione – scrive Mariella Donvitonon è il concepimento di Cristo nel seno della Vergine, ma il concepimento della Vergine stessa nel seno di S. Anna o piuttosto nella mente di Dio che, per una grazia unica, la esenta dal peccato originale. Ella fu dunque scelta prima della nascita, concepita prima di Eva e di tutta l’eternità; ecco perché è rappresentata sempre giovane, mentre discende dal cielo sulla terra, per riscattare la colpa di Eva.» Per tutto il ‘600 furono maggiormente i Francescani e i Gesuiti ad ampliare il culto dell’Immacolata in tutti i paesi cattolici, accompagnandolo con una nuova iconografia ispirata soprattutto al ‘Cantico dei Cantici’ e all’Apocalisse di San Giovanni, “la donna vestita di sole, in piedi su un corno di luna, coronata di stelle, mentre tende le braccia o congiunge la mani sul petto”.

A Turi, la più antica rappresentazione dell’Immacolata, non a caso, è in un edificio francescano: la Chiesa dei Padri Riformati dedicata a San Giovanni Battista. La tela ad olio (piuttosto malridotta), di produzione francescana come vedremo più avanti, è collocata nella seconda cappella a destra della navata; la Vergine è rappresentata sullo sfondo di un cielo azzurro, secondo lo schema iconografico derivato dall’Apocalisse: in piedi su un’argentea mezzaluna, mani giunte, con una morbida veste d’acceso rosa e un mantello azzurro-blu con ricche bordure d’oro e pietre preziose. Forte è qui il richiamo alla figura tardomanierista dell’Immacolata (1588) di Alessandro Fracanzano, ora nel Museo Diocesano di Monopoli. La sovrasta, in asse, lo Spirito Santo e, al vertice, il Padre Eterno con le braccia accoglienti; ai lati, su delle nuvole (dalle quali sporgono in basso la luna e il sole, astri-simbolo della Madonna), un concertino simmetrico di angeli musicanti.

Ai lati la complessa simbologia tratta dal ‘Cantico dei Cantici’ e da altre fonti, che rende visibili le virtù di Maria Immacolata. A sinistra: la Palma (QUASI PALMA), la Scala (SCALA COELI), il Cedro del Libano (QUASI CEDRUS), la Pianta di rose (QUASI PLANTAGIO ROSE), il Tempio di Dio (TEMPLUM DEI), la Città di Dio (CIVITAS DEI), mentre la Torre di David, il Giardino chiuso, lo Specchio senza macchia, sono simboli privi di didascalie, a causa sia di un probabile taglio operato in passato, sia per le lacune nel colore più accentuate proprio nella parte bassa del quadro. A destra della Vergine, invece, troviamo: il Cipresso (QUASI CIPRESSUS), la Porta chiusa (PORTA CLAUSA), la Fontana dei giardini (FONS SIGNATUS), il Pozzo d’acqua viva (PUTEUS AQUARUM ), il giglio e altri. C’è poi, sul bordo a destra, il drago a rappresentare la vittoria sul male (e per alcuni, sui protestanti), così come la mezzaluna calpestata dalla Vergine alluderebbe alla sconfitta turca a Lepanto. «Si tratta di una simbologia molto complessa – scrive la Donvito – che attinge a varie fonti: se i simboli arborei alludono a particolari qualità della Madonna (purezza, sapienza, ecc…), gli altri hanno un preciso e talora profondo contenuto teologico, sicché si può affermare che l’iconografia dell’Immacolata è il risultato di una complessa operazione attuata dalla Chiesa, che ne fa l’immagine teologica più sofisticata dell’arte mariana

Al bordo in basso, dove più difficile è la lettura dell’opera, si trovano due importanti riferimenti all’autore e al committente. Al limite destro, vicino al drago, in una cornicetta si legge chiaramente: PRO SUE ANIME SALUTE IOANNES DOMINICUS GON(NEL)LI. Quindi, il quadro venne realizzato a spese di Giovanni Domenico Gonnelli.

Verso sinistra, proprio sul finire della tela sotto lo “Specchio senza macchia”, l’occhio esperto dell’amico restauratore e storico dell’arte Giovanni Boraccesi ha colto la presenza dei pochi resti di un cartiglio bianco assai rovinato dove, però, ancora si possono leggere le lettere iniziali di un nome: “fr. Anton…”. La lettura del prezioso “Notamento di quadri, ed altri oggetti d’arte”, compilato nel 1811, ci svela per fortuna il nome dell’autore per intero: “Nell’Altare del Rosario vi è un quadro della Vergine sotto il detto titolo, alto palmi 8, largo 4 circa. Simile pittura vi è nell’Altare della Concezione, fatta da Fra Antonio da Conversano Riformato. Su i predetti due ultimi altari vanta il Patronato il sig.r Gonnelli”. Si tratta dell’opera di uno dei tanti frati-pittori della ‘Scuola d’arte francescana’ molto attiva nel Seicento «in cui fiorirono – scrive lo storico francescano Benigno F. Perronearchitetti, pittori, scultori, intagliatori e miniatori… che nelle loro dimore fondarono botteghe attrezzate dei sussidi necessari, per tradurre in  atto un ideale artistico

Di Fra’ Antonio (nativo di Conversano) sappiamo solo di un’altra “Immacolata” molto simile a quella turese ma più affollata di personaggi, che si trova nella Chiesa di Sant’Orsola a Polizzi Generosa, in provincia di Palermo: «Sull’altare maggiore è posto il dipinto dell’Immacolata Concezione, proveniente dalla chiesa di Santa Maria del Parto, opera di fra’ Antonio da Conversano del 1600.» (Salvatore Anselmo)

Infine, un appello: l’Immacolata della Chiesa di San Giovanni ha bisogno di un urgente ed attento restauro per arrestare la caduta di colore e bloccare la lacerazione della tela. I danni sono piuttosto seri ed evidenti, perciò chi ha la responsabilità della custodia dell’opera intervenga al più presto, ma si affidi a mani più esperte perché quei danni potrebbero essere stati causati dall’intervento di restauro effettuato una ventina d’anni fa.

Le foto: 1) la tela dell’Immacolata di fra Antonio da Conversano; 2) il nome del committente; 3) ciò che resta della firma di fra Antonio da Conversano (foto di Giovanni Palmisano)

Fonti

Mariella Donvito, “L’iconografia dell’Immacolata nella devozione confraternale”, in “Le Confraternite pugliesi in Età Moderna” a cura di Liana Bertoldi Lenoci, Scena Editore, 1988.

Benigno F. Perrone, “I Conventi della Serafica Riforma di S. Nicolò in Puglia (1590-1835)”, vol. 1 e 3. Congedo Editore, 1982.

•Salvatore Anselmo, “Polizzi Generosa, Chiesa di Sant’Orsola”, www.polizzigenerosa.it

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