Il 6 aprile 2021 nella casa di Tubinga ha avuto fine la lunga vicenda terrena del Prof. D. Hans Küng, il teologo di frontiera più discusso della seconda metà del secolo passato e già perito al Concilio Vaticano II (1962-1965). Era nato il 19 marzo 1928 a Sursee in Svizzera e, dopo aver studiato filosofia e teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma (1948-1955), era stato ordinato sacerdote il 10 ottobre dell’anno 1954. Dopo aver conseguito il 21 febbraio 1957 il dottorato all’Institut Catholique di Parigi con una tesi sulla giustificazione in dialogo il teologo protestante Karl Barth con la votazione di summa cum laude, Hans Küng nel 1960 era diventato docente ordinario di teologia nella prestigiosa università di Tubinga.
Qui egli ha modo di riprendere la collaborazione problematica con l’altro enfant prodige della teologia tedesca il prof. D. Joseph Ratzinger, che più tardi diventerà arcivescovo di Monaco di Baviera, cardinale prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e papa con il nome di Benedetto XVI. Proprio quest’ultimo ricorda nella sua vita l’incontro con Hans Kung: “A insistere sulla mia chiamata e a ottenere il consenso degli altri colleghi era stato Hans Küng. Lo avevo conosciuto nel 1957, durante il convegno dei teologi dogmatici a Innsbruck, nel momento in cui avevo appena concluso la mia recensione della sua tesi di dottorato su Karl Barth. Avevo alcune questioni da sollevare circa questo libro, il cui stile teologico non era il mio, ma lo avevo comunque letto con gusto, riconoscendo i meriti dell’autore, di cui mi piacquero la simpatica apertura e la schiettezza. Ne era nato così un buon rapporto personale, anche se già poco tempo dopo la recensione del libro ci fu tra noi una controversia piuttosto seria sulla teologia del Concilio. Ma ambedue consideravamo questo come legittima differenza di posizioni teologiche, necessarie per un fecondo avanzamento del pensiero, e non sentivamo affatto compromesse da queste differenze la nostra simpatia personale e la nostra capacità di collaborare”. (p.102) Saranno gli sconvolgimenti del sessantotto studentesco a separare i due teologi cattolici, che pure avevano avuto modo di collaborare alla stesura di decisivi documenti del concilio vaticano II sulla Chiesa e il suo dialogo con il mondo. Nell’ambito dell’università di Tubinga Ratzinger elabora le sue lezioni dogmatiche di cristologia che poi confluiranno nel volume “Introduzione al cristianesimo”. Appena due anni, e Ratzinger lascia Tubinga e si sposta all’università di Ratisbona. Negli anni a venire Hans Küng rivolgerà al suo amico l’accusa di essere conservatore e così la sua moderazione gli faciliterà la carriera verso l’episcopato e il cardinalato. Egli continua la sua docenza a Tubinga su posizioni di frontiera, quasi demiurgo dello spirito di apertura respirato negli anni del Concilio Vaticano II (1962-1965). Si impegna in una gigantesca opera di produzione teologica che interessa diverse problematiche: ecclesiologia, cristologia, ecumenismo. Riesce particolarmente difficile dar conto della sua vasta produzione libraria i cui titoli diventano bestseller a livello mondiale. Qualcuno lo qualifica “teologo ribelle”, qualche altro “uomo di dialogo” o anche “teologo coraggioso”.
Sulla spinta del Concilio Vaticano II si impegna in lavori di ecclesiologia: “Strutture della Chiesa “ (1962), “La Chiesa” (1967), che poi viene pubblicato in sintesi con il titolo ”Che cos’è la Chiesa?”. Egli analizza alla luce della Scrittura le note tradizionali (unità, cattolicità, santità, apostolicità). Dopo aver criticato la istituzione della Commissione, voluta dal papa Paolo VI, per studiare la pillola contraccettiva (1968) con il volume “Veracità” (1968) , egli sferra il suo attacco al papato e alla sua pretesa infallibilità con il provocatorio bestseller “Infallibile? Una domanda”, uscito in libreria il 18 luglio 1970, nella ricorrenza del centenario della definizione del Concilio Vaticano I sull’infallibilità del pontefice della Chiesa Cattolica. La posizione teologica di Hans Kung è esaminata con preoccupata attenzione dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e, ai primi rilievi del card. Franjo Seper, egli risponde: «Non pretendo di avere sempre ragione e mi lascio puntualmente correggere da chi ha una migliore conoscenza del problema. Non voglio “demolire Roma”, come insinuano certi ambienti, ma ovviamente presumo di esserne capace; solo Roma stessa potrebbe farlo mediante l’incomprensione, l‘irrigidimento e l’arretratezza. Nella mia attività teologica mi occupo anche di “Roma” (altri cattolici non la vogliono più nemmeno sentir nominar), perché sono convinto della necessità e dell’utilità di un servizio petrino non soltanto per la nostra Chiesa ma per l’intera cristianità, La meta a cui tendo è una Chiesa che, nello spirito del Vangelo di Gesù Cristo, si identifichi con le ansie e i travagli degli uomini più di quanto non abbia saputo fare finora».
La dottrina, proposta dal prof. D. Hans Küng nei suoi libri, è decisamente censurata dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. Franjo Seper, con una prima dichiarazione firmata il 15 febbraio 1975. Passano alcuni anni e il 15 dicembre 1979 lo stesso prefetto con un decreto lo priva della missio canonica dichiarando “che il Professore Hans Küng è venuto meno, nei suoi scritti, all’integrità della verità della fede cattolica, e pertanto non può più esser considerato teologico cattolico né può, come tale, esercitare il compiuto di insegnare”.
Ed ecco la risposta del teologo svizzero alla “condanna di Roma”: «Non ho mai inteso negare le definizioni di fede del concilio Vaticano I, mettere in questione l’autorità del ministero di Pietro e, ancor meno, di fare della mia opinione personale la norma della teologia e rendere insicura la fede del popolo cristiano. Al contrario! Io ho semplicemente domandato come si possa fondare sulla Scrittura e nella tradizione la possibilità delle affermazioni infallibilmente vere, così come sono state espresse nel Vaticano I, tenendo presenti le note difficoltà teologiche. Questo, secondo me, non è un problema pretestuoso, ma reale, è il dibattito sull’infallibilità che ne è seguito a livello internazionale ha avuto almeno un vantaggio: moltissimi teologi, sulla cui cattolicità non si può assolutamente avanza dubbi, hanno riconosciuto che la domanda era necessaria e giustificata. Io prego quindi con insistenza che, facendo così, – ed ero ben conscio del rischio che correvo – ho inteso rendere un servizio alla nostra chiesa al fine di portare un chiarimento, con spirito di responsabilità cristiana, a questo problema che pesa su tante persone dentro e fuori la chiesa cattolica. È un problema centrale proprio ai fini di un avvicinamento alle chiese d’oriente, cui papa Giovanni Paolo II ha dato nuovo impulso pieno di speranze creando una apposita commissione. Quindi una nuova discussione del problema è imposta anche da punto di vista ecumenico».
Questa “incomprensione con Roma” e il contrasto con la linea di papa Giovanni Paolo II darà una decisa svolta al suo lavoro teologico ed egli si impegna nella ricerca ecumenica, esplorando le diverse religioni del mondo: l’islam, l’ebraismo, le religioni dell’Oceania, dell’Africa, delle Americhe e poi ancora quelle dell’India e della Cina.
Non si distacca dalla Chiesa cattolica per la quale lavora e sogna una riforma che trascorra dalla revisione del primato petrino, alla celebrazione dell’eucaristia presieduta da un laico (sacerdozio del popolo di Dio), alla partecipazione alla stessa di fedeli di altre chiese diverse dalla cattolica, all’ordinazione delle donne, ecc.
Saluta con speranza l’elezione a papa del suo vecchio collega Joseph Ratzinger e con lui ha un colloquio nella sede di Castelgandolfo il 24 settembre 2005. Nel comunicato emesso il 26 settembre 2005 si legge: «Il colloquio si è concentrato, pertanto, su due tematiche che recentemente rivestono particolare interesse per il lavoro di Hans Küng: la questione del Weltethos (etica mondiale) e il dialogo della ragione delle scienze naturali con la ragione della fede cristiana… Il Papa ha apprezzato lo sforzo del Professor Kung di contribuire ad un rinnovato riconoscimento degli essenziali valori morali dell’umanità attraverso il dialogo delle religioni e nell’incontro con la ragione secolare… Nel contempo il Papa ha riaffermato il suo accordo circa il tentativo del Professor Küng di ravvivare il dialogo tra fede e scienze naturali e di far valere, nei confronti del pensiero scientifico, la ragionevolezza e la necessità della Gottesfrage (la questione circa Dio). Da parte sua, il Professor Küng ha espresso il suo plauso circa gli sforzi del Papa a favore del dialogo delle religioni e anche circa l’incontro con i differenti gruppi sociali del mondo moderno».
Mi piace concludere questo ricordo del prof. D. Hans Küng richiamando alcune sue riflessioni sulla fine della vita: «In passato vedevo la morte dal punto di vista della vita, ora vedo la vita dal punto di vista della morte. Non so quando e come morirò. Forse verrò chiamato da Dio all’improvviso e mi risparmierò la necessità di prendere una decisione. Non mi lamenterei. Tuttavia, nel caso in cui debba decidere della mia morte, prego la mia volontà sia rispettata…
Poiché sono un cristiano credente, mi sento ispirato dal messaggio della risurrezione di Gesù Cristo, che ha infuso a molti, nella vita e nella morte, la speranza di una vita eterna…. Perciò, da cristiano credente, so che quando raggiungerò il mio eschaton, la fine della mia vita, non troverò ad attendermi il nulla, bensì il tutto che è Dio. La morte è l’ingresso nella vera patria, il ritorno al mistero di Dio e alla magnificenza dell’uomo il tutto che è Dio».
(Ed ecco la preghiera funebre di S. Nicola di Flüe, patrono della Svizzera)
“Mio Signore e mio Dio, fa’ che non resti me peso
che m’impedisca di salire verso di Te.
Mio Signore e mio Dio, conserva tutto in me
quanto accresce nel cuore l’anelito di Te.
Mio Signore e mio Dio, togli me stesso a me,
prendimi, umile cosa tutta di Te, per Te.”
Alla fine suggerisce la benedizione funebre sul suo feretro: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolge a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm. 6, 24-26).
Sac. Pasquale Pirulli
Add a Comment