Caro Direttore,
prima di tutto ti chiedo scusa per il fastidio che ti arreco e per il tempo che ti porto via, ma credo interessante per i tuoi lettori e nostri concittadini la curiosa storiella che mi è capitata. Prima di tutto devo farti una domanda il cui spirito capirai in seguito. Sai, per caso, se è stato istituito un corso di aggiornamento e/o perfezionamento per i Vigili Urbani del nostro Comune?
Domenica mattina, 10 gennaio u.s. rincasando febbricitante, mentre Giove pluvio si sfogava, ho parcheggiato la mia auto in via S. M. Assunta, davanti al civico n. 16. Purtroppo, devo ammetterlo, stavo compiendo un grave reato, perché lasciavo l’auto in un posto riservato al carico e scarico merci (dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00 ), ma in quel momento, devo confessarti mi interessava più la mia salute e non vedevo l’ora di raggiungere il mio letto. Purtroppo la febbre mi ha tenuto allettato più del previsto e quando il giorno, mercoledì 13 gennaio, rimessomi, sono andato a prendere l’auto, ho trovato sul parabrezza ben due multe, fattomi, forse da un robot assunto dal Comune. Dico robot in quanto invano ho cercato il nome dell’accertatore di tanto misfatto. Se, non erro, ricordo che il verbale dell’accertamento di violazione del Codice della Strada (credo all’art. 385 del D.P.R. n. 495, o qualcosa di simile, sai bene che non sono un avvocato), dice al comma 3 che il verbale deve essere sottoscritto dalla persona fisica che materialmente procede alla compilazione. L’assenza della sottoscrizione comporta l’inesistenza dell’atto. Se l’italiano è ancora la lingua parlata da noi, sottoscrizione significa firma con nome e cognome. Ma non solo, uno dei due “foglietti gialli” è completamente illeggibile ed uno dei bollettini di c/c per il versamento è strappato ed inutilizzabile.
Ma tornando ai robot: mi sono detto che giustamente un robot non ha né nome né cognome, né cervello, a meno che l’ideatore non lo ha fornito di uno bionico. Sull’altro “foglietto giallo” l’accertatore ha scritto un numero, forse 1713 ma non ne sono sicuro.
Ti chiedo: un cittadino, che si permette il lusso di compiere un simile reato, ha diritto di conoscere il nome di colui che glielo contesta? Pensavo di essere un cittadino e non più un suddito, ma forse mi sbagliavo; sono passato da suddito di un regime reale a suddito di un regime burocratico!
Volevo chiederti: è giusto che ci siano più di 10 m. e per un tempo così lungo adibito al carico/scarico mentre, di fronte, il nostro ufficio postale è privo di parcheggio? Ed è giusto che un numero se la prenda con un veicolo fermo ed inoffensivo mentre non s’interessa di tanti ragazzi, che si fermano in tante piazzette del paese senza mascherina in un momento così delicato per i contagi?
Comunque, ligio all’educazione civica ricevuta ai miei tempi, ho provveduto a pagare quanto dovevo, ringraziando anche il “numero” che mi ha permesso di offrire il mio piccolo “obolo”, o mi scuso “oblazione” al mio Comune.
Un caro saluto.
P.S. Caro Direttore, il suddito burocratico non crede di aver offeso alcuno, ma se così non fosse, chiede umilmente scusa. Inoltre sa già che nel caso il palazzo rispondesse, la risposta sarebbe che il numero si è limitato ad applicare la legge, ed è giusto che sia così! Ma sia tu che io non siamo nati ieri e non siamo “Don Abbondio”.
Ancora grazie.
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