Sulla scia del compositore turese Giovanni Maria Sabino, inventore nella prima metà del Seicento della Scuola Musicale Napoletana, il più importante studioso del sacerdote-compositore Paolo Valerio, il 29 agosto in piazza Gonnelli ha proposto ai cultori della musica colta l’intermezzo buffo in due parti di Giovanni Battista Pergolesi “La serva padrona”.
“Pergolesi – ha detto il direttore Valerio presentando la serata – è parte integrante della grande schiera di musicisti che nella Napoli del Sei-Settecento, hanno riformato e arricchito il repertorio musicale europeo, ponendo le basi per la grande stagione dell’opera lirica italiana famosa in tutto il mondo. Tutti questi musicisti hanno un punto di contatto proprio con il nostro Giovanni Maria e gli altri Sabino che nel Seicento hanno fondato, diretto o insegnato nei vari conservatori musicali della Capitale del Sud”.
Il progetto avviato da tempo dal ricercatore-musicista Paolo Valerio con l’intento di valorizzazione gli spartiti dei secoli d’oro della cultura musicale napoletana dimenticati negli archivi continua, proponendo brani inediti ed eventi musicali di livello come la “La serva padrona”, intermezzo buffo di un’opera seria, Il prigionier superbo, musicata da Pergolesi su libretto di Gennaro Antonio Federico, andata in scena per la prima volta nel Teatro “San Bartolomeo” di Napoli il 28 agosto 1733. Si racconta in canto e musica la storia di un ricco e attempato signore Uberto e della sua giovane e furba serva Serpina la quale, con il suo carattere prepotente, approfitta della bontà del suo padrone. Uberto, per darle una lezione, le dice di voler prendere moglie; Serpina gli chiede di sposarla, ma lui, anche se è molto interessato, rifiuta. Per farlo ingelosire la serva gli dice di aver trovato marito, un certo capitan Tempesta, che in realtà è l’altro suo servo Vespone (l’attor muto) travestito da soldato. Serpina chiede a Uberto una dote di 4000 scudi; Uberto, pur di non pagare, sposerà Serpina, la quale da serva diventa finalmente padrona.
Indovinata la scelta del luogo ed anche il gioco scenico tra la piazzetta e il palazzo Gonnelli, con i tre ‘attori’ in scena – la serva Serpina (la soprano Ripalta Bufo), il padrone Uberto (il basso Graziano De Pace, nella veste anche di regista) e il servo muto Vespone (interpretato da Pasquale Del Re) – che hanno interagito con porte e balconi dell’edificio settecentesco.
L’Ensemble Barocco “Giovanni Maria Sabino” diretto da Paolo Valerio, che ha eseguito il brioso spartito di Pergolesi, era composto: dai violini di Domenico Strada e Andreina Kiss, dalla viola da braccio di Annarita Lorusso, dalla viola da gamba di Paola Laforgia, dal clavicembalo di Giuseppe Gaeta. I costumi sono stati curati dall’Associazione “Il filo d’Arianna” di Angela Carbonara, l’arredo scenico dall’Associazione “I Vecchi Tempi”. Il Comitato Festa Patronale ha curato i controlli all’ingresso e la sistemazione della platea.
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